I dati che emergono dall’indagine «Finanza pubblica e tasse locali» del Centro studi di Confcommercio-Cer, presentata ieri, sono davvero impressionanti. Negli ultimi venti anni le tasse locali sono più che triplicate, passando da 30 a 103 miliardi. A parte le tasse sugli immobili, cresciute negli ultimi quattro anni del 143% (da 9 a 23,9 miliardi), la parte del leone la fanno quelle sui rifiuti, aumentate nello stesso arco di tempo del 50% (da 5,6 a 8,4 miliardi). Senza contare poi gli squilibri territoriali. Un contribuente romano con imponibile Irap e Irpef pari a 50mila euro, paga oltre 2mila euro l’anno in più di un “collega” trentino, mille euro in più di un milanese e 1.550 in più di un fiorentino. In altre parole, la cattiva amministrazione locale mette le mani direttamente nel portafoglio degli amministrati. Non sorprende più di tanto che le tre città più “care” fiscalmente sono tutte del centro-sud: Roma, Campobasso e Napoli. Le meno care? Trento e Bolzano. In conclusione, uno dei più gravi handicap della nostra economia è proprio l’eccessivo carico fiscale, un mostro che prosciuga in modo spropositato risorse sottraendole al mercato, ai consumi, al risparmio, agli investimenti. E in tutto ciò, a pagare e indebolirsi, ma anche ad impoverirsi, è soprattutto il Mezzogiorno, non ultimo per la scarsa qualità della classe dirigente locale. (foto Giovanni Armenante)