Non è di sicuro un buon momento per il leader pentastellato e vicepresidente della Camera dei Deputati Luigi Di Maio. Dopo i guai per le vicende romane, ieri Di Maio è incappato in un clamoroso svarione storico e geografico, oltre che politico, paragonando Renzi al dittatore cileno Pinochet, confondendo però il Cile con il Venezuela. A ragione, gli è stato consigliato di andare a ripetizione sia di storia che di geografia. In effetti, per uno che punta, o forse puntava, alla poltrona di premier, confondere il Cile con il Venezuela non è da poco, ma è assurdamente fuori luogo assimilare il nostro Paese alla tragedia vissuta dal popolo cileno e da una personalità dall’enorme spessore morale e politico come il presidente cileno Salvador Allende, il quale preferì morire eroicamente nel palazzo presidenziale de La Moneda piuttosto che arrendersi ai militari golpisti. Insomma, si parla di altro ed è preferibile, anche per rispetto a chi ha pagato con la vita gli ideali di giustizia sociale e libertà, avere il senso della misura. Meglio per Di Maio, allora, prima di aprire bocca e prendere qualche altra cantonata da saputello ignorante, ripassare la storia, soprattutto di quella stagione politica dove la nostra democrazia repubblicana e la nostra Costituzione affondano le loro radici. (foto Giovanni Armenante)