“Doppia professione e Serie C, si può fare!”: intervista a Fissore
Intervista a Matteo Fissore, difensore della Cavese, in cui affrontiamo diverse tematiche, dal calcio all'imprenditoria.
Calcio e non solo: per TuttoCavese abbiamo intervistato Mattia Fissore, difensore della Cavese, per discutere di diverse tematiche, legate al mondo del calcio, del lavoro e ovviamente al sogno promozione.
Matteo, mancano ormai sei gare al termine del campionato. Quali sono le sensazioni che state provando tu e la squadra in questo momento?
Sicuramente sappiamo che è giunto il momento cruciale della stagione. Mancano sei partite e iniziamo a vedere il traguardo, ma dobbiamo rimanere concentrati partita dopo partita. Abbiamo constatato che questo campionato è stato molto equilibrato e difficile. In questo momento però siamo focalizzati solo sul Gravina e su portare a casa tutta la posta in palio.
C’è una rivale in particolare che temi in questo finale di stagione tra le varie Nardò, Brindisi, Barletta e perché no anche il Casarano (che sfiderete tra tre giornate)?
Ma guarda, sono tutte ottime squadre con un livello veramente altissimo, ognuna sarà pericolosa fino alla fine. Noi dobbiamo guardare in casa nostra e dare il nostro massimo, cercando di arrivare in fondo avendo anche solo 1 punto in più degli altri.
Come tutta la squadra, dunque, pare abbia ben definito il proprio obiettivo. Le difficoltà di questo campionato sono note a tutti e la promozione resta un traguardo alla portata dei blufoncè. Con Fissore, però, abbiamo deciso di affrontare un’altra tematica molto importante, slegata dal contesto precedente: Matteo, infatti, oltre ad essere calciatore, porta avanti anche la carriera di imprenditore in maniera decisamente attiva. Questa, nel mondo del calcio, è una rarità, in quanto sono davvero pochi i giocatori capaci di immergersi in una doppia professione. Gli abbiamo chiesto allora di cosa si occupasse.
Io credo che la carriera del calciatore sia bellissima e rappresenti un sogno per tanti ragazzi, ma purtroppo risulta molto molto breve. Come sappiamo infatti si arriva ai 35-36 anni e di solito la maggior parte smette verso quell’età, dovendo poi reinventarsi in qualche altro lavoro. È una cosa molto complicata e non per niente una percentuale altissima di calciatori, una volta smesso di giocare, cade in depressione o comunque non sa cosa fare della propria vita. Quello che ho voluto fare io è semplicemente giocare d’anticipo. Da calciatore, devo ammetterlo, ho molto tempo libero ma piuttosto che stare davanti Netflix o alla televisione, ho deciso di sfruttarlo in maniera produttiva lavorando online. Mi sono lanciato nel mondo dell’imprenditoria digitale così da crearmi un piano B perfetto, da far crescere dapprima insieme all’altra mia professione e poi, in futuro, avere una base solida su cui poter lavorare.
E di cosa ti occupi in particolare?
Allora come ti dicevo sono imprenditore digitale e nello specifico mi occupo di biohacking (potremmo definirlo come un tentativo di controllo del nostro organismo per ottimizzarne il funzionamento). In pratica, lavoro sui social media, usandoli per creare diversi contenuti. Il settore di cui mi occupo è quello del benessere, sempre inerente al biohacking. Risulta lampante così il collegamento anche con lo sport: è una cosa a cui tengo molto perché comunque nella mia vita l’attività fisica è sempre stata presente. Coronare il sogno di diventare calciatore, dunque, mi ha “facilitato” l’avvicinamento a questo percorso. Prendermi cura della mia salute, fisica e mentale, ma soprattutto aiutare le altre persone a farlo, mi riempie di soddisfazione ed è uno stimolo per fare sempre meglio.”
Matteo ha le idee chiarissime al riguardo e per lui gestire questa dualità non è assolutamente un problema. La volontà, l’ambizione fungono da motore perpetuo per migliorarsi e, in questo caso, aiutare a migliorare. Ma è davvero così semplice per un calciatore gestire delle attività secondarie?
Certamente la forza di volontà è indispensabile perché comunque, una volta terminati allenamenti o partite, ti trovi a doverti focalizzare su un’altra attività. La cosa secondo me importante è riuscire a scindere le diverse situazioni: quando sei al campo, fai il calciatore, quando sei a casa invece diventi imprenditore. La concentrazione, dunque, risulta importante. Avere mirato il focus nei momenti in cui serve è la chiave, quando sei al campo serve essere focalizzato sul calcio e quando sei fuori, al posto che perdere il tempo o sprecarlo guardando la televisione, le serie TV o scrollando i social media per ore senza fare niente, preferisco utilizzare questo tempo che ho a disposizione in maniera produttiva. Il consiglio principale che mi sento di dare è di non avere paura nell’abbandonare la propria confort-zone, ma lanciarsi in queste esperienze per crescere.
Nel nostro primo incontro, tra l’altro, Fissore ha parlato di un dato rilevante: una grande percentuale di calciatori, una volta terminata la carriera, incontra diverse difficoltà non sapendo come approcciarsi ad un nuovo mondo. Questa problematica porta spesso a depressione o situazioni economicamente delicate. Gli ho chiesto allora se, secondo lui, al mondo del calcio bisognasse accompagnare anche una formazione finanziaria (mi permetto di aggiungere- non solo per gli sportivi, ma anche per i cittadini in generale).
Sicuramente sarebbe di grande aiuto. Il calcio, nonostante sia super affascinante, ci fa vivere in una specie di bolla che ti fa perdere di vista la realtà esterna. Vivi in un mondo ovattato e una volta fuori non capisci in che mondo sei finito. Quindi è importante soprattutto per un calciatore capire le dinamiche che ci sono al di fuori di questo contesto e conoscerle il prima possibile aiuterebbe decisamente. Poi a livello di educazione finanziaria bisognerebbe migliorare un po’ tutto. A livello italiano sicuramente siamo molto molto indietro sotto questo punto di vista.
E a cosa aspiri allora nel proseguo delle tue carriere?
Per quanto riguarda gli obiettivi calcistici adesso sicuramente vincere il campionato sarebbe il coronamento di un sogno, non solo nostro ma ovviamente di tutta la città: sono tanti anni che aspetta questo momento e noi siamo a sei partite da quell’obiettivo e lo vogliamo raggiungere a tutti i costi. Poi sicuramente io a livello personale sono molto ambizioso quindi io ho tanti sogni che voglio realizzare e di sicuro farò il massimo per realizzarli.
L’ultima domanda, infine, non può che essere per i tifosi. Che messaggio ti senti di dare a tutti i supporters della Cavese?
Ma guarda non c’è bisogno di dirlo perché sono sempre tantissimi sia allo stadio che in trasferta, ci seguono sempre e ci fanno sentire il loro calore e il loro amore per questa maglia. Quindi veramente ancora di più in questo momento dobbiamo essere uniti per arrivare a quell’obiettivo che tutti sogniamo.