WELCOME TO THE JUNGLE I dati come il nuovo petrolio: la figura del SAP analyst e il ruolo chiave che ricopre per le aziende
Per il secondo appuntamento con la nostra rubrica “Welcome to the jungle”, affronteremo un nuovo tipo di lavoro, nuovo in tutti i sensi: la figura del data analyst, e in questo specifico caso, del SAP analyst.
Francesco della Corte, 27 anni, laureato in Economia e Management all’Università degli studi di Salerno, ci illustrerà questa professione, indicandoci come poter svolgere il “lavoro del futuro”.
Dapprima, però, dobbiamo introdurre il concetto di Business Intelligence, la quale risulta fondamentale per comprendere appieno l’argomento: la Business Intelligence è il processo che usa la tecnologia al fine di aiutare il mondo aziendale a organizzare, analizzare e contestualizzare i dati di business, attraverso una molteplicità di strumenti e tecniche per trasformare dati grezzi in informazioni significative e operative.
Grazie alle analisi dei dati associate, la B.I. consente di generare un impatto sul ciclo di vita e sulla crescita aziendale. Rendere le informazioni facilmente accessibili e interpretabili consente di migliorare le decisioni da prendere, permettendo a chi ne usufruisce di migliorare le prestazioni di un’azienda o di un’organizzazione clicca qui per maggiori informazioni.
Finita questa breve chiosa, passiamo all’esperienza di Francesco.
“Questo lavoro può essere svolto come utente (quindi lavorando all’interno delle aziende in determinati settori quali produzione, logistica, finanza, HR) oppure come consulente esterno al servizio di società di consulenza, ruolo che sto ricoprendo in questo momento (la mia sede operativa opera a Roma). Il mio lavoro è quello di analista dati, specializzato nell’utilizzo del software SAP (SAP analyst): questo software viene adoperato in vari settori quali finanziario, contabile, risorse umane (HR), permettendo di analizzare una quantità rilevante di dati, che vengono così sgrezzati (chiaro riferimento al petrolio, di cui parleremo successivamente) e trasformati in informazioni utili. Il processo inizia quando le aziende, rivolgendosi a noi, passano un notevole quantitativo di dati, necessari per ottenere informazioni utili ad esaudire determinate esigenze: organizzazione di un business plan, strategie aziendali, gusti dei rispettivi clienti, trend di mercato. Addirittura consentiamo di ottimizzare la gestione interna, permettendo l’eliminazione di sprechi, maggior precisione nell’acquisto di semilavorati, lancio o ritiro di un prodotto nuovo. Noi immagazziniamo questi dati in un cloud (deposito virtuale), li lavoriamo, sgrezziamo e otteniamo di conseguenza le informazioni che il nostro cliente ci ha richiesto, offrendogli un report dettagliato.”
Viene da chiedersi, tuttavia, come mai imprese piccole o grandi hanno bisogno di rivolgersi a queste figure per ottenere informazioni rilevanti per la loro funzionalità. Non potrebbero svolgere da sole un compito del genere?
“Prima cosa, poter utilizzare questo software richiede un grande esborso economico, a cui si aggiunge la ricerca di personale specializzato e competente, per non parlare poi delle attrezzature necessarie. Viene così preferito esternalizzare questa pratica ad aziende come le nostre, che si occupano principalmente di tale tipologia di lavoro”.
E come dare torto a Francesco quando ci dice che il data analyst è il lavoro del futuro? Il management imprenditoriale ha bisogno sempre, in qualsiasi momento, di informazioni utili ai vari processi aziendali, soprattutto ora che il mondo è in continua innovazione e i dati, oltre ad essere praticamente infinti, appaiono spesso contrastanti fra loro, data la velocità del cambiamento.
“C’è un detto, che riecheggia nel mondo del business negli ultimi anni: I DATI SONO IL NUOVO PETROLIO, in quanto grezzi sono pressoché sterili, ma lavorati e trasformati in informazioni utili, divengono una fonte di ricchezza inesauribile per chi ne possiede. Quindi si, il mio mestiere può esser visto come il lavoro del futuro, ma oggi stesso risulta rilevante e fondamentale. Grazie a questo lavoro, noi rendiamo le aziende intelligenti (da questo la prima citata BUSINESS INTELLIGENCE), in quanto ottenendo informazioni in tempo reale, possono soddisfare le richieste della loro clientela ottimizzando gli investimenti. Il tuttosubito, in tempo reale, a portata di mano e immediatamente aggiornato.”
La rilevanza di questa figura traspare subito dalle parole di Francesco, lasciandoci intendere che senza le sue competenze, in pratica, per noi sarebbe molto più difficile avere a disposizione ciò che le aziende offrono per soddisfarci.
Ma come si entra a far parte del mondo della Business Intelligence?
“Per diventare data analyst, o come nel mio caso SAP analyst, la formazione richiesta è di tipo universitaria, con lauree in economia, informatica, ingegneria informatica o gestionale. Viene analizzato dapprima il proprio curriculum (c’è sempre un’analisi di dati, anche in questo caso… come risulta ben chiaro, il mondo passa attraverso questo tipo di operazioni) e se ritenuti idonei, l‘azienda propone un’accademia. Questa permette di acquisire le conoscenze per l’utilizzo del software SAP. Ovviamente poi, la formazione continua on the job, strada facendo, permettendoci di lavorare e imparare al contempo. Tra l’altro, le opportunità di crescita sono tante, sia all’interno dell’azienda stessa, in quanto questo tipo di lavoro è composto da vari settori, quali programmazione, consulenza, vendite, in base anche alle competenze possedute, sia all’esterno, lavorando in altre imprese che si occupano di ciò. E poi, parliamo di lavoro del futuro…”.