LIBRI & LIBRI “Non può accaderci nulla, Dio è con noi”
Avere la capacità di prendere coscienza dei propri errori è quello che ci differenzia dalle bestie. Eppure questa virtù è una condanna quando siamo costretti ad ammettere che abbiamo fatto del male e che il male è il nostro silenzio

Iris Wolff nasce a Sibiu (Hermannstadt), nella Transilvania, quella che allora era la Repubblica Socialista di Romania. Con la famiglia nel 1985 emigrò in Germania e si laureò alla scuola secondaria di Stoccarda. ha lavorato presso l’Archivio di Letteratura Tedesco di Marbach ed è stata docente di educazione artistica. Attualmente vive con la sua famiglia a Friburgo.
Si capisce subito che l’epopea familiare di La sfocatura del mondo è ispirata alla sua storia familiare, costruita intorno al personaggio di Samuel, percorre più generazioni sullo sfondo di cambiamenti sociali radicali che trasformano la vita dei personaggi, allontanandoli dai loro desideri. Insieme alle trasformazioni sociali, la scrittura coinvolge per la sensualità e la scorrevolezza, facendoci dimenticare il dolore narrato e la fatica di sopravvivere dei personaggi.
L’atmosfera che accompagna questo romanzo è, come ci dice il titolo, sfocata, gli oggetti e le persone non hanno confini possono essere o non essere, vivi in un mondo incerto e morti in un mondo cancellato da una tempesta improvvisa. L’autrice ci porta nell’incertezza della vita individuale che accompagna i protagonisti di un particolare periodo storico, dicembre 1947, Hannes nasce su una nave, viene alla luce in un mondo che barcolla e sta rompendo il vecchio ordine della Romania, quello del Re Michele I, che sarà costretto all’esilio quando comincia l’insediamento del comunismo. La nave, dove Hannes nasce, ondeggia a tal punto da rompere tutto, stoviglie e utensili volano in aria lacerando la carne umana, proprio come fa lui con l’utero di sua madre. Il cambiamento può essere non violento?
È quello che ci chiediamo anche noi nel 2025 in questo “sfocato” mondo delle nostre vite precarie, traversate da “uomini tempeste” che stanno spaccando tutto. La nostra vista sfumata e senza confini non ha pace, letteralmente. E allora che cos’è la pace, se non i limiti dell’altro da noi?
Tutto barcolla e non ha più una direzione non si vede nessun confine tra il nuovo e il vecchio, solo ombre e una malinconia infinita. Nel romanzo la rottura diventa una ferita occupata da un vago dolore descritto in modo poetico, seguendo le scelte non decise, ma che tutti sono costretti a fare in seguito al cambiamento dell’ordine politico imposto dall’espropriazione dei beni.
All’interno di questo romanzo percorriamo, con la delicatezza della scrittura poetica, la ricerca di un nuovo confine, un nuovo equilibrio. C’è chi ci riesce solo andando via e chi rimane e si adatta al vapore acqueo dentro il quale è costretto a vivere afferrandosi a quella poca luce.
Questo libro mi ricorda un’altra narrazione, quella di Sãndon Màrai, soprattutto La donna giusta, un altro bellissimo romanzo pieno d’incertezza e malinconia, attraversato da figure poetiche e sensuale, a volte commoventi e toccanti, senza essere mai patetico e lamentoso. Entrambi gli scritti, ci mostrano, su uno sfondo d’impotenza, la “Storia” che supera il singolo individuo e ne determina ineluttabilmente il destino.
La narrazione avvolge, come una morbida coperta di lana calda, anche quando ci dice che Dio non ci salverà e che Geremia non ebbe paura della punizione, ma dichiarò la verità, disse che c’era un pericolo enorme nell’avviare una guerra contro la Babilonia.
“Tutti i capi religiosi sostenevano il re nei suoi piani contro la Babilonia. Non può accaderci nulla, dicevano, Dio è con noi. Solo un profeta di Gerusalemme, Geremia, metteva in guardia dal pericolo di una guerra contro Babilonia, attirando su sé l’odio dei notabili e dei sacerdoti che alla fine riuscirono a gettarlo in prigione. Lì il re gli fece visita. C’è qualche parola da parte del signore? Chiese. Si aspettava di ricevere un indirizzo, una parola divina che portasse consolazione. Geremia rispose: Tu sarai dato in mano al Re di Babilonia. Il signore non ti salverà”. (LA SFOCATURA DEL MONDO di Iris Wolff ed. Rizzoli 2021 p. 114)
È così anche nel nostro momento storico, il singolo può fare poco, ci vuole una massa critica, e aggiungo consapevole, per non finire contro un muro. A definire nuovi confini non può essere l’individuo, prevarrebbe il più forte e la forza non sempre è uguale alla migliore soluzione. Leggere La sfocatura del mondo mi ha fatto bene e pensò farà bene anche a voi, può portare alimento alla riflessione e alla speranza, nonostante che in alcuni momenti ci sentiamo macinati dagli eventi, il seguito è storia che costruiremo giorno dopo giorno con le nostre mani e il nostro pensiero.
Avere la capacità di prendere coscienza dei propri errori è quello che ci differenzia dalle bestie. Eppure questa virtù è una condanna quando siamo costretti ad ammettere che abbiamo fatto del male e che il male è il nostro silenzio.