scritto da Angela Senatore - 01 Febbraio 2025 12:58

LIBRI & LIBRI “Mille anni che sto qui” di Mariolina Venezia

Saga familiare e romanzo storico, Mille anni che sto qui racconta la storia della famiglia di Gioia a partire dai trisnonni, Concetta e Francesco, una storia lunga oltre cento anni, che passa attraverso tre secoli, due guerre mondiali e giganti rivoluzioni culturali, sociali, economiche

Grottole. 17 marzo 1861. Mentre Roma diviene capitale, lì giù “in quella parte di Basilicata che si trova a circa cento chilometri all’interno delle coste pugliesi, Concetta dà finalmente alla luce un figlio maschio, dopo sette femmine, e contemporaneamente le giare del palazzo di don Francesco Falcone si rompono tutte, una dopo l’altra, per le grida del parto, versando ogni goccia dei 50 quintali di olio che contenevano.

La nascita di Oreste sembra la grazia della Madonna che Concetta aspetta per pareggiare i conti col Padreterno, il dazio per farsi sposare da don Francesco. Per don Francesco vale lo stesso: ora che ha un erede può far finalmente pace con la vita e anche con la morte, che poi vuol dire che può far costruire una casa più grande e una tomba mausoleo per tutta la famiglia. E ovviamente, può sposare Concetta.

L’olio versato però porta male, Concetta lo sa, come l’invidia che “colpisce l’ostentazione di felicità e ricchezza”.

Manco a dirlo, il matrimonio non si farà perché la prima figlia, Costanza scapperà col prete spretato, la seconda, Albina, non sposerà più il nobile Aurelio e la casa resterà un eterno cantiere. Nel frattempo, Oreste, il figlio maschio, si rivelerà più una maledizione che una benedizione, don Francesco- stretto tra l’obbedienza ai nuovi regnanti e la prossimità coi briganti – morirà ucciso dai briganti, e Albina sposerà Vincenzo, lo scarparo, rosa dal rimpianto per il destino che avrebbe dovuto spettarle e quello invece capitatole.

Se pensate che questa sia la storia, vi sbagliate di grosso. È solo l’inizio.

Saga familiare e romanzo storico, Mille anni che sto qui racconta la storia della famiglia di Gioia a partire dai trisnonni, Concetta e Francesco, una storia lunga oltre cento anni, che passa attraverso tre secoli, due guerre mondiali e giganti rivoluzioni culturali, sociali, economiche.

Non penso di sbagliarmi se accosto l’atmosfera di Mille anni che sto qui a quella marqueziana di Cent’anni di solitudine, con la differenza che qui le generazioni si seguono di madre in figlia e non di padre in figlio. Non è la trama che mi dà questa impressione, non è la scrittura.

È appunto l’atmosfera che si respira tra le righe, è quel presagio di sventura che prima caratterizza Concetta, poi Albina, fino a Gioia. Un destino segnato, che sembra ineluttabile ed ineludibile, ma che invece forse è solo un modo distintivo di guardare la vita e plasmarla. Una modalità meridionale, direi, che appartiene anche un pó al grande romanzo storico di Tomasi di Lampedusa o Enzo Striano.

È questo il primo dei motivi per cui ho amato questo romanzo. Ma l’ho amato anche perché è una storia di appartenenza e potrebbe essere la storia della famiglia di tanti di noi. Il Sud, quello più profondo, quello oltre Eboli, è narrato con tutto il suo fascino di terra ruvida ma accogliente, grezza, e per questo terra di conquista e sfruttamento, quasi mai di valorizzazione, quasi sempre di occasioni mancate.

La voce di Mariolina Venezia (che, per chi non lo sapesse, è anche autrice dei libri da cui è tratta la serie di Imma Tataranni) è quello che fa la differenza: guizza in una scrittura che sa mescolare riso e pianto, raccontando la vita com’è, a volte comica, a volte tragica. Bellissimo l’uso delle metafora e del lucano, che rendono vivido e vero il racconto.

È un romanzo che fa parte di un filone italiano molto battuto e apprezzato, forse essendo del 2006 (quasi 20 anni) ne è addirittura l’inconsapevole capostipite. Penso alla produzione di Simonetta Agnello Hormby, Stefania Auci, Donatella di Pietrantonio, Danila Raimondi. Penso ad Accabadora di Michela Murgia (Recesione di accabadora a questo link ), forse il più simile per la potenza descrittiva delle immagini metaforiche.

Giornalista pubblicista, collabora con Ulisse online dal 2021 occupandosi principalmente della pagina culturale e di critica letteraria. È stata curatrice della rassegna letteraria Caffè letterari metelliani organizzata da Ulisse online e IIS Della Corte Vanvitelli e ha collaborato con Telespazio in occasione del Premio Com&te. È da maggio 2023 responsabile della Comunicazione di Fabi Salerno. Abilitata all’esercizio della professione forense, lavora in una delle principali banche italiane con specializzazione nel settore del credito fondiario.

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