Con il garbo e lo stile elegante che li contraddistinguono, Pasquale Petrilloe Silvia Lamberti hanno dato alle stampe un manuale di comunicazione pubblica e istituzionale, vero e proprio vademecum non solo per chi opera in questo settore, ma anche per i cittadini che intendono capirci qualcosa in quello che a volte appare una vera e propria “Maionese impazzita” (per rifarci al titolo del libro).
Presentare i due autori, giornalisti navigati, appare inutile, essendo operatori della comunicazione e dell’informazione più che noti. E proprio alla loro esperienza diretta in Enti ed Amministrazioni Pubbliche locali attingono per riflettere su quelle dinamiche e su quei comportamenti (giornalistici e politici) che a volte creano confusione e disorientamento tra i cittadini. Eppure sono diverse le direttive ministeriali che invitano politici, amministratori ed operatori della comunicazione ad essere chiari nel loro “mestiere”. Come dire: “scrivere bene per farsi capire”, dove il “bene” sta per: scrivere in modo chiaro e usando la nostra preziosa lingua italiana. Cosa che non sempre succede. E a farne le spese non è solo la comunicazione, ma anche l’informazione, ben diversa dalla precedente consorella, perché l’informazione attiene anche a quella sfera di “formazione” del lettore o del cittadino nella sua comprensione di iniziative legislative, amministrative o comunque che lo riguardano.
Interessante appare quanto Luigi Gravagnuolo, giornalista, docente in materia di comunicazione, scrittore, scrive in prefazione al manuale: gli autori “nel fornire ai comunicatori pubblici e ai loro committenti i ferri del mestiere, chiamano in questo volume alla inderogabile urgenza di prendere consapevolezza del carattere basale per la vita democratica di una corretta informazione istituzionale”. Presa, quindi, innanzitutto di coscienza di certi ruoli che devono essere svolti con una robusta base di onestà intellettuale. Poi Gravagnuolo aggiunge: “auspicano il coinvolgimento dei media affinché collaborino con le fonti pubbliche primarie; e spingono gli utenti ad auto-educarsi nella funzione critica delle notizie”. Consapevolezza, pertanto, di ciò che si comunica, ma anche di ciò che si legge; pensare e non solo pronunciare parole, catalogare le parole perdute e le parole ritrovate, a richiamo di Italo Calvino.
E con l’inoltro nella lettura di queste pagine si scoprono pillole di saggezza: “comunicazione è un termine fin troppo abusato; informazione è termine poco conosciuto”.
Eppure il legislatore si è preoccupato non poco che la comunicazione istituzionale sia ben presente e che giunga in modo veloce e chiaro al cittadino; basti pensare alla legge del 2000 sulla disciplina delle attività di informazione e comunicazione delle Pubbliche Amministrazioni e alle relative direttive del 2002 emanate dall’allora Ministro Frattini. Eppure, a volte – dicono sottovoce e per diretta esperienza gli autori – sembra che a non credere in questi strumenti siano proprio i politici, gli amministratori che spesso li usano solo come “fumo negli occhi” più che come servizio vero reso al cittadino. E qui è facile capire che la costituzione di un vero ed efficiente (per il cittadino) ufficio di comunicazione pubblica è soprattutto superare un gap culturale. “Ci vorrebbe un nuovo profilo di giornalista pubblico” – scrivono gli autori – capace di assolvere con professionalità i compiti di un ufficio comunicazione, stampa e servizi al cittadino. Una figura, insomma, che operi “in staff con i massimi vertici dirigenziali degli enti pubblici … avvalendosi di altre figure fondamentali quali tecnici della relazione con il pubblico, addetti stampa, operatori URP, creativi e pubblicitari”. Ma qui, se ci è consentito, si entra nel campo dell’utopia.
Senza volerci ulteriormente dilungare sul volume, lasciando al lettore il piacere della scoperta, sembra quanto mai interessante la “meditazione” che fa Silvia Lamberti circa le direttive di semplificazione del linguaggio emanate sin dal 2005 dal Dipartimento della Funzione Pubblica. Tralasciando gli esempi riportati nel libro e relativi a singole parole (come “pagamento” invece di “oblazione”; “richiesta” invece di “istanza”, “ordine” invece di “ingiunzione” e così via) appare opportuno volgere lo sguardo verso quelle pagine web, oggi pressoché alla portata di tutti, dove si afferma che “internet avvicina il cittadino alle amministrazioni. Basta un colpo di mouse. Le amministrazioni ampliano le loro capacità di dialogo. L’informazione diventa chiara e più flessibile… Questo al fine di migliorare l’erogazione dei servizi e la partecipazione della società civile alla vita democratica”. In pratica le pagine web oggi sono, o meglio potrebbero essere la visione speculare e certamente più interessante di quella che una volta veniva definita “la casa di vetro”. Ultima annotazione: è fragile (la casa) e va maneggiata con cura.
Pasquale Petrillo, Silvia Lamberti
Maionese impazzita – Comunicazione pubblica ed istituzionale, istruzioni per l’uso
D’Amico Editore, Cava de’ Tirreni 2018
pagg. 161 – €. 12,00