LIBRI & LIBRI Il Napoletano lingua madre
Ho comprato questo libro per regalarlo alla mia seconda figlia. Dopo il suo soggiorno olandese ha sentito la mancanza delle voci della sua terra e in particolare del napoletano, che ha continuato a usare come massima espressione della sua italianità
È un libro divertente che ci immerge nelle radici culturali della nostra lingua madre: il napoletano. Per Erri De Luca è un mosaico di ricordi biografici, che non rinuncia a qualche riflessione sul presente.
Ho comprato questo libro per regalarlo alla mia seconda figlia. Dopo il suo soggiorno olandese ha sentito la mancanza delle voci della sua terra e in particolare del napoletano, che ha continuato a usare come massima espressione della sua italianità. Devo dire che mi ha sorpreso vederla immersa negli accessi più caratterizzanti della lingua madre. Ha cominciato a usare termini che io stessa non ricordavo più, termini che fanno parte del napoletano antico. Nella nostra famiglia il napoletano è letteralmente “la lingua madre”, perché sono io ad averla sempre parlata. Come Erri De Luca molti termini ancora ho dubbi su come posso tradurli in italiano, ma non è più un problema, li dico in napoletano per spiegarmi meglio.
Erri De Luca segue i sensi prima dei significati, segue l’esperienza sensoriale e culturale che solo in questi luoghi possiamo viverci, che solo la nostra lingua è capace di esprimere. A Schiovere, piovere dall’alto, sono i ricordi non i significati. Questi ricordi sono densi di vita e per chi ci è nato come Erri De Luca, come me, come mia figlia,la lingua napoletana salda mille legami con il sud, con la comunità di cui ci si sente parte. Questi legami li vediamo chiari e precisi solo quando ci allontaniamo, quando saliamo sull’asteco, sul tetto, per vedere il Vesuvio e sentire la potenza di quella sagoma inconfondibile che fumava come un drago a riposo.
Sono contenta di aver trasmesso a mia figlia il bisogno di cercare queste visioni e questi significati. Sono contenta di avergli trasmesso l’amore per la sua lingua madre, nonostante, nel periodo della mia formazione la scuola abbia cercato in tutti i modi di denigrare il napoletano, presentandolo come lingua minoritaria e arcaica, spregiativamente definita dialettocampano.
Oggi ci ripenso spesso a quello che ho provato. Ci ripenso quando leggo negli occhi dei migranti la stessa malinconia, quella di chi si sente tirato verso il basso dalle sue origini. Mentre dovremmo solo ammettere che sono culture diverse, di cui ignoriamo ogni significato.Siamoignoranti e basterebbe un po’ di buona volontà per scoprire un altromondo, senza andare su un altro pianeta. Basterebbe essere uomini, l’omm’, non fare l’omm’e niente.
“L’omm’e niente è strettamente maschile, non esiste il femminile. Nessuna donna è da niente. Lo è chi non mantiene la parola, chi approfitta della posizione di vantaggio.Non esiste omm’ e tutto. Il suo opposto è semplicemente omm’, uomo, punto e basta” (Erri De Luca A SCHIOVERE ed. Feltrinelli – ottobre 2023 p. 113).
È un delitto imperdonabile chiedere agli immigrati di cancellare ogni specificità, ogni senso culturale costruito nella loro terra. Sono grata all’Olanda per aver accolto mia figlia valorizzando la sua diversità venutadal sud Europa. Noi sia SUD e come cambia il significato di questa parola da un punto geografico all’altro, come direbbe Wittgenstein “… il significato di una parola è il suo uso in un particolare contesto”.
Erri De Luca con il suo A SCHIOVERE ci porta nella casa dove siamo cresciuti e ci esalta perché mai avremmo pensato di riconoscerci tanto nella storia di queste parole. Con termini che educano, come non ti fruscià applicato al vanaglorioso “sono stato educato a sentire dal tono di voce di mia madre, oltre che da questo comandamento ha aggiunto che proibisce il vanto” (E, De Luca op.cit. p. 75). Termini che indicano uno stato psicologico come FUI’ “equivalente italiano fuggire indica l’urgenza della fuga. Non c’è sillabe né istante da perdere” (E, De Luca op.cit. p. 77).
Troverete tanti aneddoti meravigliosi e divertenti, che qui non riuscirei mai a riportare.Ne scelgo uno a rappresentarli tutti, anche perché è il primodi questo libro,‘A copp’ abbascio‘ lo scrittore racconta che su un aereo l’assistente di volo si presenta: “Mi chiamo Karim” e qualcuno risponde ‘A copp’ abbascio’, mentre qualcun altro si affretta a precisare car’ isso sulo(E, De Luca op.cit. p. 13).