LIBRI & LIBRI Il cinema nel 3° Millennio: dagli Oscar 2019 all’editoria

Manca un mese alla designazione degli Oscar cinematografici del 2019, da parte dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences che, circa un mese prima della cerimonia (stavolta il 22 gennaio) annuncia quali sono i candidati. Il cinema, quella grande illusione che ha fatto sognare per decenni il pubblico, recluta sempre più aficionados, evidentemente perché la gente non vuole smettere di sognare quel mondo tanto agognato che nella propria realtà non riesce a vivere.
Colpo di scena di quest’anno è che la cerimonia non avrà un conduttore, e lo svela proprio la rivista d.o.c. dello show business, Variety, riportando che Kevin Hart ha deciso definitivamente di non tornare a condurre la 91esima edizione degli Oscar, e che l’Academy propenderà per una soluzione senza conduzione. Ma cinema non vuol dire solo immagini, scene, musica bensì parole, tecniche, analisi delle procedure cinematografiche, e in ciò viene in aiuto una cospicua editoria a tal proposito, basta solo saper scegliere il testo adatto, più confacente all’utente/cinefilo, che vuol capire di più cosa c’è dietro la macchina da presa, in quell’immaginario rappresentato da immagini.
Uno dei testi più appropriati rimane quello di Gino Frezza, dal titolo, Figure dell’immaginario. Mutazioni del cinema. Dall’analogico al digitale, (pagg. 300, €. 20,00) dedicato a diversi autori, attori, figure e tipologie dell’immaginario filmico, in cui l’autore -docente presso l’Università di Salerno- esplora momenti e occasioni significative tuttavia scarsamente considerate nell’attuale letteratura pro-cinema, della composita e complessa mutazione che il cinema -primario strumento audiovisivo- ha vissuto nel lungo e nel medio periodo (dagli anni ’50 all’éra digitale). Peraltro giova evidenziare che il testo rappresenta il primo della collana “The Searchers Media Comunicazione Societá” dell’editrice cavese Areablu. Ciò che colpisce nel testo di Frezza è l’ampiezza delle argomentazioni: l’autore spazia da Winsor McCay a Walt Disney, da Bunuel al Surrealismo, analizzando il paziente e lo spettatore sotto il profilo squisitamente psicologico, asserendo che il cinema esprime l’inesprimibile e deve essere visibile e trasformato in immagine. Vedere l’inconscio si affida al rapporto fra voce e immagine. Nel suo girovagare culturale Frezza attraversa Brecht, Lang, Wells, approdando infine al cinema moderno, oltrepassando il quale affronta con perizia il disegno polimorfo multimediale: tra fumetto e cinema.
Leggere un libro sul cinema o guardare un film risulterà allora naturale se, per capire cosa è diventato il cinema al suo ingresso nel terzo millennio, ci affidiamo a delle parole o ad una fotografia di famiglia. In quest’ultimo caso, lo scatto in questione è recente, quasi sicuramente un selfie, e vede in posa davanti all’otturatore la famiglia dei media al completo. Al centro c’è Nonno Cinema, a fianco la figlia Televisione. La metà bassa se la contendono i nipotini: Web, iperattivo, e Videogioco, che nessuno prende mai sul serio; a lato la zia Radio, materna, sullo sfondo lo zio Sorveglianza, voyeur di mezz’età di cui tutti puntualmente si dimenticano.