LIBRI & LIBRI Il brusio di un’anguilla cavalca la bilancia di Gilberto Isella e Renzo Ferrari, un libro sperimentale e provocatorio
Si legge con grande interesse il recente libro di Gilberto Isella lI brusio di un’anguilla cavalca la bilancia (Edizioni Zedià 2020), che appartiene al filone satirico-sarcastico della sua produzione, culminante con le raccolte Krebs e L’occhio piegato.
Nonostante l’ardua qualità della scrittura, che esige una lettura molto approfondita, e uno stilismo esasperato fino allo scatenamento linguistico, è un libro molto avvincente che sembra disegnare, come l’Ulisse del pluricitato Joyce, la parabola, in “una giornata qualunque” e con andirivieni temporali, ma anche con riferimento a fatti della cronaca recente, di un’avventura esistenziale e conoscitiva, coronata, in una Manhattan caricaturale e under ground (l’autore non nega che tutto sia partito dal suo vissuto personale: Manhattan la conosce abbastanza bene), da un incontro o incontri, con personaggi anche provenienti da un “nondove”, non immuni da un inquietante metamorfismo (che fa rima col metaforismo e l’analogismo del linguaggio).
Incontri che culminano in approcci sessuali, dove si adombra però anche l’atto creativo e segnatamente la scrittura: “c’è anche, chiarisce Isella, una sottintesa (malinconica) denuncia dell’ipertrofia concernente la ‘comunicazione’, patologica in questi anni di tardo capitalismo”.
Ben si accompagna alla parola scritta la serie di illustrazioni del bravo Renzo Ferrari, che vanno a costituire un percorso parallelo per immagini, di rara efficacia.
Naturalmente il dato importante è quello formale. Siamo di fronte a uno sperimentalismo, con quel tanto di contestativo eprovocatorio che tale scelta comporta (soprattutto nei confronti del circuito produzione- consumo rappresentato dall’enorme supermarket). Con una necessaria precisazione. Che già in precedenti lavori Isella teneva a distanza i parametri della sociologia, una scienza (?) lontana dai suoi orientamenti. Piuttosto che rimpolpare le solite invettive ‘ideologiche’ contro il mercato, tentava di cogliere il non-detto o l’enigma che si cela dietro la merce.
I vari filoni della sua poesia conoscono infatti un baricentro: l’enigma appunto, e intorno all’enigma l’archetipo e il mito. È da supporre che tutto questo conduca a un pensiero religioso. Non lo nega l’autore, anzi lo rivendica, ma si tratta di un pensiero per nulla salvifico, attraversato al contrario dalla lacerazione e da una conflittualità insanabile. Sullo sfondo c’è un cristianesimo d’intonazione gnostica, impregnato di teologia negativa.
“L’opera è nata come reazione rabbiosa-sarcastica-esorcistica alla pandemia”; precisa Gilberto,“al mantra del confinamento ho contrapposto l’orgia, l’ammassamento, il toccarsi, la deregulation sessuale.Ma c’è anche una sottintesa (malinconica) denuncia dell’ipertrofia concernente la ‘comunicazione’, patologica in questi anni di tardo capitalismo”.
Anche l’essere umano appare ridotto a un oggetto e sotto posto a “zigrinature”. Tra l’altro Isellaha ridato diritto di cittadinanza a termini non politicamente corretti, quasi uno sberleffo. In un mondo degradato, ridotto a invivibile brughiera metropolitana, la poesia appare l’unico elemento “compensatorio”.
L’autore, non ignaro dei grandi precursori in tal genere di scrittura, si avvale di un notevole lavoro sulla lingua, un’operazione dagli esiti importanti e iperbolici. Siamo di fronte a uno straordinario “inventalengua”: ogni parola acquista valore di per se stessa. Notevole l’impasto linguistico; il lessico presenta uno spettro amplissimo (latino, greco, forestierismi come l’inglese o lo spagnolo, dialettalismi, arcaismi ecc.), con un uso geniale della composizione del nome.
Presente anche il gusto citazionale (ad esempio Tasso), un modo di strizzare l’occhio al lettore. A tratti l’opera tende a eliminare i confini tra prosa e poesia e a passare agevolmente alla forma chiusa, assumendo quasi le movenze del prosimetro, con l’utilizzo di endecasillabi e altri versi, di seguiti allitteranti, riprese di temi e di locuzioni o frasi. Un libro da leggere, utilizzando al meglio queste giornate di semi clausura. (Fabio Dainotti)