scritto da Gildo De Stefano - 18 Aprile 2020 12:44

LIBRI & LIBRI Da Carofiglio a Morante, da Moravia a Pasolini: storia di grandi scrittori bocciati

In tempi di Coronavirus anche la cultura mantiene il passo, se non addirittura arretra, come nel caso del rinvio obbligato della XIV edizione della Rassegna letteraria “Premio Com&Te” a data da destinarsi.

Tale posticipazione ci dà lo spunto riflessivo su quell’enorme esercito di “maniaci della penna”, di scrittori con velleità da “best storysellers”, i cui lavori ormai ingolfano le redazioni delle case editrici italiane.

Ciò che ci viene da dire soprattutto a questi scrittori rifiutati dagli editori, è di non disperate poiché siete in buona compagnia. La triste sorte ha colpito quasi tutti, anche certi reboanti nomi della letteratura del Bel Paese. E questo ci fa capire che spesso i giudizi editoriali sono incomprensibili, sbagliati, distratti, motivati male.

Ci mette in guardia su certi accadimenti che agli scrittori possono andare storti, ma poi agisce un particolare superiore “Fato” che rimette tutto a posto, rimedia ai torti, risarcisce e compensa.

Di fatto accade che essere ripetutamente rifiutati può offrire un prezioso materiale per la costruzione del mito dello scrittore incompreso, un mito che ad alcuni ha dato ottimi risultati. Cominciamo da uno dei tanti di cui si è discettato fin troppo e sul cui valore letterario ci guardiamo bene dal dare giudizi: si tratta del magistrato Gianrico Carofiglio, che ha patito vari rifiuti prima del suo esordio narrativo con Sellerio nel 2002. Ma Carofiglio non si è arreso. Ha continuato a scrivere romanzi perché ha creduto in sé stesso. Ed ora è diventato una “star” nel firmamento dei bestselleristi: vince premi, è tradotto all’estero, viene ripetutamente ristampato, passa da una casa editrice all’altra, è stato senatore del Partito Democratico dal 2008, ma soprattutto pare che venda più di 3 milioni di copie.

Un altro esemplare è stato “Gli indifferenti” di Moravia, che venne rifiutato dall’editore romano Sapientia, ma anche dal successivo editore, Alpes di Milano, non si fidò e chiese al giovane autore (22 anni) i costi di stampa. Non dimentichiamo Vittorini, che subì varie censure dal 1933 al 1940, sia con “II garofano rosso” che con “Conversazione in Sicilia”.

Come pure il rifiuto della Mondadori negli anni Trenta delle “Stampe dell’Ottocento” di Palazzeschi. Ma l’elenco è lungo: c’è Bompiani che agli inizi degli anni Quaranta rifiutò due romanzi di Giuseppe Marotta, che anni dopo trionferà con “L’oro di Napoli”. Stesso rifiuto per un’altra campana d’eccellenza, Elsa Morante, che sebbene raccomandata da Moravia a Valentino Bompiani come scrittrice dotata sia di “qualità di scrittura non comuni” che di “interesse umano” e “virtù narrative”, nel ’39 venne rifiutata con un giudizio approssimativo e non meglio precisate “considerazioni editoriali”.

Ma forse uno dei casi più eclatanti rimane quello perpetuato da Einaudi nel 1947, quando rifiutò “Se questo è un uomo”, libro di esordio di Primo Levi, con due giudizi diametralmente opposti: positivo di Natalia Ginzburg e negativo di Cesare Pavese.

Pene amare anche per Beppe Fenoglio, a causa delle diffidenze di un talent scout come Vittorini; come per Pasolini e le sue poesie “L’Usignolo della Chiesa Cattolica” rifiutate nel 1950 dalla Mondadori, nonostante il vano appoggio di Vittorio Sereni.

Sicuramente con il passare del tempo l’alterna vicenda di rifiuti e successi si fa meno interessante, perché meno interessanti, nel complesso, sono gli autori. A chi può importare per esempio che questo consulente o quell’editor abbia sconsigliato di pubblicare tizio o caio a seconda di una presunta od orgoliosa severità? Oggi si pubblica molto, troppo. E proprio nel momento in cui si legge meno, pochissimo.

C’è quasi solo la Adelphi a saper vendere la saggistica vera e propria, gli altri editori maggiori stanno dietro agli accademici, ai giornalisti, ai televisivi. La poesia sono pochissimi a capirla e la maggioranza delle decisioni, positive o negative, si spiegano soprattutto con la mancanza di gusto e di orecchio degli editori o con le astuzie e la tenacia autopromozionale degli autori.

Quanto alla narrativa, questo articolo potrebbe essere intitolato “Caccia al bestseller”. Resta comunque valido un luogo comune: i piccoli editori fanno di necessità virtù e perciò nelle loro scelte sono spesso più coraggiosi degli editori ricchi e potenti, spesso vili.

Tuttavia, sembra che nuovamente il “Fato”, in questa pandemia, sembra accorrere in aiuto di un’editora esangue: certo, un fato violento e terribile, che fa paura e che attanaglia la gente nelle case, appunto per costringerle a leggere e comprendere che, forse, un libro è la migliore compagnia.

Saggista e musicologo, è laureato in “Sociologia delle Comunicazioni di Massa”. Tra i suoi libri ricordiamo: Il Canto Nero (Gammalibri, Milano, 1982), Trecento anni di jazz (SugarCo, Milano, 1986), Jazz moderno (Kaos, Milano, 1990), Vesuwiev Jazz (E.S.I., Napoli, 1999), Il popolo del samba (RAI-ERI, Roma, 2005) prefazionato da Chico Buarque de Hollanda, Ragtime, Jazz & dintorni (SugarCo, Milano, 2007), prefazionato da Amiri Baraka (Leroi Jones), Saudade Bossa Nova (Logisma, Firenze, 2017) prefazionato da Gianni Minà, Una storia sociale del jazz (Mimesis Edizioni, Milano 2014), prefazionato da Zygmunt Bauman. Per i “Saggi Marsilio” ha pubblicato l’unica Storia del ragtime edita in Italia e in Europa, in due edizioni (Venezia, 1984 e 1989). Ha scritto tre monografie su: Frank Sinatra (Marsilio, Venezia, 1991) prefazionato da Guido Gerosa, The Voice – Vita e italianità di Frank Sinatra (Coniglio, Roma, 2011) prefazionato da Renzo Arbore, Frank Sinatra, L'italoamericano (LoGisma, Firenze 2021); ed altre su Vinicio Capossela (Lombardi, Milano, 1993), Francesco Guccini (Lombardi, Milano, 1993), Louis Armstrong (E.S.I., Napoli, 1997), un paio di questi con prefazioni di Renzo Arbore. Collabora con la RAI, per la cui struttura radiofonica ha condotto diverse trasmissioni musicali, e per La Storia siamo noi ha contribuito allo special su Louis Armstrong. Tiene periodicamente stage su Civiltà Musicale Afroamericana oltre a collaborare con la Fondazione Treccani per le voci afroamericane. Tra i vari riconoscimenti ha vinto un Premio Nazionale Ministeriale di Giornalismo e quello Internazionale “Campania Felix” per la sua attività di giornalista per la legalità, nonché risultando tra i finalisti del Premio letterario 'Calvino' per l’inedito. Per la narrativa ha pubblicato un romanzo breve per ragazzi dal titolo Easy Street Story, (L’isola dei ragazzi Editore, Napoli 2007), la raccolta di racconti È troppo tardi per scappare (Il Mondo di Suk Editore, Napoli 2013), due edizioni del romanzo epistolare Caro Giancarlo – Epistolario mensile per un amico ammazzato, (Innuendo Edizioni, Terracina 2014, e IOD Edizioni, Napoli 2022), che gli hanno valso il Premio ‘Giancarlo Siani’ 2014, ed il romanzo storico Ballata e morte di un gatto da strada – Vita e morte di Malcolm X (NUA Edizioni, Brescia 2021), prefazionato da Claudio Gorlier, con postfazione di Walter Mauro, e supervisionato da Roberto Giammanco, e Diario di un suonatore guercio (inFuga Edizioni, Anzio 2023). È il direttore artistico del Festival Italiano di Ragtime. Il suo sito è www.gildodestefano.it

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