“Le avventure del Sottosotto. Giovani alunni alla scoperta del mondo e della coesistenza nella diversità”
Martedì scorso, 18 aprile 2023, presso il Complesso Monumentale di San Giovanni, a Cava de’ Tirreni, si è tenuta la presentazione del libro “Le avventure del Sottosotto. Una città segreta sotto la 3°C”, scritto a quattro mani da Luca Trapanese con Francesca Vecchioni ed edito da Salani Editore.
Il libro, con un linguaggio semplice, diretto e molto attento al tema dell’inclusività, narra di cinque ragazzini, Bareggi, Marta, Vera, Jo e Tommy, compagni di scuola che si ritrovano coinvolti per caso nella stessa “missione”, ritrovandosi così anche amici.
È il pretesto per Trapanese, da anni attivo nella sensibilizzazione alle politiche sociali ed oggi assessore a Napoli. di parlare di temi a lui cari: si passa dal bullismo, alla disabilità, all’immigrazione. In generale l’attenzione è verso il mondo dei cc.dd. soggetti fragili rispetto ai quali si fa un gran parlare ma troppo poche sono ancora le azioni concrete.
Con i più piccoli, Luca Trapanese è diretto, si vede che tiene a cuore che il messaggio arrivi innanzitutto a loro, i giovani ascoltatori.
Rispetto ai bulli, evidenzia il loro lato debole: perché fanno così? Quali sono le insicurezze che tendono a nascondere? Quali le debolezze che mascherano con la prepotenza? Il bullo di turno spesso diventa il capro espiatorio, ci si dimentica o si tralascia di comprendere le reali motivazioni di comportamenti aggressivi contribuendo all’innescarsi di un circolo vizioso di violenze.
Nel libro, uno dei protagonisti è ipovedente ma ha sviluppato un ottimo udito e grosso senso di orientamento. È l’occasione per parlare di disabilità, anzi capovolgere la normale narrazione della disabilità trasformandola in ricerca delle “capabilità” ossia delle capacità individuali. Anche il discorso sull’inclusione è affrontato in maniera diversa: a ben guardare, l’inclusione ha un’altra faccia della medaglia che è l’esclusione, se un elemento è incluso in un insieme, qualche altro ne sarà escluso. Meglio allora parlare di coesistenza o convivenza di tutte le diversità, puntare a costruire un mondo in cui siamo tutti compresi, nessuno escluso.
Interrogato a questo punto sul tema del linguaggio inclusivo e in particolare sull’uso della schwa, Trapanese afferma che la schwa probabilmente è troppo, almeno lo è per lui che non pensa possa essere rappresentativa di qualcuno: semplicemente il linguaggio è qualcosa di spontaneo, immediato mentre sostituire le desinenze con la schwa non è né l’uno né l’altro quindi non può, al momento, essere una alternativa, figuriamoci una soluzione.
Il tema della disabilità è legato inoltre alla percezione e all’approccio col disabile da parte degli altri. Spesso i disabili vengono visti e si sentono visti come fragili, delicati, e trattati con una sorta di timore reverenziale che fa male quasi quanto l’emarginazione: in fondo, è un’altra modalità per “mettere da parte” e per non far sentire “normali” questi soggetti. Dialogando sul punto, Luca Trapanese ravvisa una ignoranza della popolazione rispetto alla disabilità ed una grossa confusione con altri temi, la malattia, l’invalidità. È tutto accomunato in un unico calderone o, dice, in un “grosso secchio della spazzatura”, perché le istituzioni sociali fanno troppo poco per educare la popolazione.
Nel corso della presentazione è stato poi affrontato il tema dell’immigrazione ed anche quello della c.d. “seconda generazione”, italiani nati da immigrati che sono italiani a tutti gli effetti ma ancora non percepiti come tali nella nostra comunità. Sull’immigrazione, tanto c’è ancora da fare. Anche qui necessario un ribaltamento di prospettiva: l’immigrato percepito come un problema, non accolto ma marginalizzato, diviene infine davvero il problema. Lo Stato deve iniziare a pensare gli immigrati come una risorsa, valore per la nostra comunità ed agire di conseguenza per un processo di vera integrazione.
L’incontro è poi proseguito toccando svariati altri argomenti il rapporto genitori-figli, il c.d. “fact checking” ossia la necessità di controllare le fonti delle notizie narrate, l’invito ad una cittadinanza attiva.
Sicuramente una molteplicità di stimoli e grande interesse del pubblico, che potrebbero non concludersi con un unico incontro, anche magari nelle scuole come ipotizzato dallo stesso Luca Trapanese. D’altra parte, chissà che le avventure di Bareggi, Marta, Vera, Jo e Tommy non proseguano in un nuovo libro.