Sulla libertà si sono cimentati in molti ma la recensione più precisa resta, a mio avviso, quella del poeta Jovanotti.
Un poeta è tanto più grande, nella misura in cui dimostra d’aver capito già tutto in anticipo.
“Ha mille rughe ma è sempre giovane
Ha cicatrici qua, ferite aperte là
Ma se ti tocca lei ti guarirà”.
Impegnati nei congressi televisivi in virologia, non abbiamo modo di aprire ora un dibattito sui poteri pranoterapeutici della libertà, ma sugli effetti afrodisiaci possiamo riflettere.
Finché siamo sobri, s’intende.
In assenza di «bugiardino», se siete tutti d’accordo stabiliamo che una razione al giorno dovrebbe bastare. E’ dimostrato infatti che averne troppa, cioè fare quello che si vuole dove si vuole quando si vuole, alteri la percezione del mondo esterno.
Da qui i ben noti effetti euforizzanti: allucinazioni visive, crisi mistiche (ad esempio l’apparizione di Santi), delirio di onnipotenza e infine dipendenza.
C’è chi sostiene che in occasione delle tornate elettorali si distribuiscano grosse dosi di libertà. Che così tornerebbe improvvisamente d’attualità, scavalcando principi attivi altrettanto popolari, quali la felicità o la beltà.
Ma si tratta di roba scadente. Di seconda mano, dal potere esclusivamente anestetizzante e temporaneo, solitamente il tempo di depositare la scheda nell’urna.
Tuttavia manca un garante: chi ne sorveglia l’equa diffusione? Servirebbe un socialismo della libertà.
Gli architetti spesso rincorrono gli spacciatori di libertà perché pensano di averne bisogno. Cacciandosi in un bel guaio: l’edificio più complesso da costruire rimane quello in mezzo al niente. O facendo finta di trovarvisi.
Compromessa la lucidità, qualcuno persino omaggia, riproducendola simbolicamente sul selciato, una sostanza stupefacente.
Ma è solo uno dei disastri possibili. Forse il meno grave.
Dio ci scansi dalle piazze di spaccio di libertà, dove per rievocarla occorre scriverla sul cartello.
“Instabile e precaria
Sempre moderna anche quando è fuori moda.
Viva la (piazza della) libertà”.
(versi tratti da: “W la libertà”, Lorenzo Cherubini – Jovanotti –2017)
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