L’ARCHRITICO Profezie
James Graham Ballard, a undici anni, da rampollo di un facoltoso industriale inglese riverito da uno stuolo di servitori in un elegante villa
Se George Orwell, a quindici anni, fu spedito in un college esclusivo traendone ispirazione per “1984”, James Graham Ballard, a undici anni, da rampollo di un facoltoso industriale inglese riverito da uno stuolo di servitori in un elegante villa di Shangai, si ritrovò prigioniero di un campo di concentramento dell’esercito giapponese, che dopo il raid su Pearl Harbour (7 dicembre 1941) invase la Cina.
Da quella galera James Ballard ne uscì solo quattro anni dopo; nel frattempo aveva formulato decine di ipotesi sul destino degli uomini e coltivato l’immaginazione tanto da farne uno dei maggiori scrittori di fantascienza del XX secolo.
Le manie di distruzione degli uomini, le loro ossessioni, l’uso folle della tecnologia, la minaccia delle macchine sarebbero stati argomenti per i suoi libri, fantascientifici, surrealisti, onirici, cyberpunk e profeticamente postmoderni.
In “L’isola di cemento” romanzo del 1974, l’architetto Robert Maitland, correndo di notte lungo l’autostrada che lo conduce dalla sua amante, perde il controllo della sua Jaguar e finisce in un’area abbandonata, spartitraffico tra le corsie.
Ferito e prigioniero, Maitland è costretto a trovare un modo per sopravvivere nell’attesa, vana, che qualcuno si accorga della sua assenza.
In quel “non luogo”, formatosi in un interstizio della modernità, il protagonista scopre di non essere solo ma in compagnia di altre persone, reietti del mondo: una prostituta ed un disabile.
E’ là, tra gli alienanti meccanismi del “progresso” che, nella metafora, Ballard mostra il volto di un sistema disumano, che esclude le persone che per un motivo qualsiasi non sono (o non sono più) in grado di viaggiare alla velocità che la società impone.
Quasi 50 anni fa, Ballard avvertiva come l’uso criminale della tecnologia, nelle sue forme più estreme, avrebbe potuto spingere chiunque di noi nell’inferno dell’emarginazione.
Ammoniva sui danni che avrebbe provocato la digitalizzazione e quanto fosse pericoloso internet.
Comprese come gli uomini non sarebbero stati in grado di prendersi cura del pianeta Terra fondando movimenti che sarebbero sfociati in deliri di onnipotenza.
“Il futuro” disse “sarà suburbano e noioso, ma allo stesso tempo molto instabile. Ci saranno improvvise esplosioni di eventi politici, culturali, di epidemie, o forse di serial killer (…)”
Questo e tanto altro aveva visto nel futuro il geniale James Ballard.
A tredici anni dalla sua scomparsa, possiamo affermare che si tratta di profezie assolutamente avveratesi.
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