scritto da Christian De Iuliis - 14 Giugno 2021 10:51

L’ARCHRITICO Primo amore

Trionfava la retorica, nel maggio del 1940, quando Sua Maestà il “Re Imperatore” inaugurò nell’area flegrea di Napoli. la mostra delle terre italiane d’oltremare.

Ascari incolonnati, bandiere al vento, statue di divinità classiche e dipinti murali di battaglie, accolsero Vittorio Emanuele III e tutti i quadri fascisti.

Al centro dell’impianto disegnato dell’architetto-ingegnere Marcello Canino, la torre del partito con vista sulla lunga fontana dell’Esedra, la cui testata venne completata da due edifici di particolare fascino. Seppure nel caso del Padiglione dell’America Latina, postumo.

Era, infatti, profondamente differente il blocco realizzato da Ernesto Lapadula (l’architetto del “Colosseo quadrato” all’EUR) un parallelepipedo in muratura rivestito in pietra, rispetto all’impalcatura dal sapore razionalista che gli applicarono gli architetti Capobianco, Marsiglia e Sbriziolo per il restauro postbellico che ne stravolse l’aspetto.

“Avevamo una «passioncella» per i primi razionalisti: Terragni, Figini e Pollini…” confessò Sbriziolo in un’intervista pubblicata su Domus nel 2005.

Amorazzi giovanili: i riferimenti alla “Casa elettrica” (1930) del binomio e alle ville sul lago del maestro comasco sono chiari. Elementi miscelati con piani sfalsati (Casa Schroeder) e reticoli alla Mies che lungo tutta la balconata, come avrebbe detto Edoardo Persico, “rigano” lo spazio.
Di Le Corbusier ginevrino (Immeuble Clartè, 1931/32) sa la facciata.
Dettagli che avvolgono il corpo natio, finché tutto si assorbe.

Capobianco, Sbriziolo e Marsiglia erano appena trentenni quando, nel 1952, la mostra ricostruita, alla presenza dei vertici della repubblica questa volta, fu inaugurata nuovamente.
Ebbero a disposizione pochi soldi ma sufficiente immaginazione per fare di un anonimo contenitore un piccolo brano di architettura modernissima che sarebbe bello visitare dall’interno, se solo fosse possibile.

Michele Capobianco, che tra i tre ebbe maggiore fortuna, maturò convinzioni esclusive, evidenti nei successivi lavori napoletani: l’edificio Decina al Parco Grifeo (1956/60), la Borsa merci (1964) e il Palazzo di Giustizia (1975) tra gli altri.

Così solidi e concreti, tanto distanti dal Padiglione dell’America latina col suo maquillage astuto e romantico: indimenticabile.

Come ogni primo amore.

christiandeiuliis.it – TWITTER: @chrideiuliis – search me on LINKEDIN

La didascalia per la foto “CITAZIONI1” è la seguente: Dall’alto: “Casa elettrica” arch. Luigi Figini e Gino Pollini – IV Triennale di Monza (1930) – Progetto per una villa sul lago (1936) – ricostruzione – arch. Giuseppe Terragni

Nasce, vive, vegeta in costa d’Amalfi. Manifesta l’intenzione di voler fare l’architetto, nel 1984, in un tema di quarta elementare, raggiunge l’obiettivo nel 2001. Nel 2008 si auto-elegge Assessore al Nulla. Nel 2009 fonda il movimento artistico-culturale de “Lo Spiaggismo”. Avanguardia del XXI^ secolo che vanta già diversi tentativi di imitazione. All’attivo ha quattro mezze maratone corse e due libri pubblicati: “L’Architemario – volevo fare l’astronauta” (Overview editore – 2014) e “Vamos a la playa – Fenomenologia del Righeira moderno” (Homo Scrivens – 2016). Ha ricevuto premi in diversi concorsi letterari. Si definisce architetto-scrittore o scrittore-architetto. Dipende da dove si trova e da chi glielo chiede.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.