scritto da Christian De Iuliis - 15 Marzo 2021 09:58

L’ARCHRITICO Parassiti

Solo la nostra casa nutre l’ambizione di raccontare, con precisione, cosa siamo.

Ma, ahi noi, è sempre una narrazione capovolta, frutto di errori e continui aggiustamenti. Talvolta traslochi.

Una storia che, dall’ultima pagina, si può leggere solo tornando indietro.

Se non lo avete ancora fatto, procuratevi in qualche modo “Parasite”, film coreano del 2019, palma d’oro a Cannes e vincitore di 4 premi Oscar, tra cui miglior film (più decine di altri riconoscimenti) e trovate due ore di tempo per guardarlo.

Rimarrete impressionati di quanto ci si possa sentire fisicamente proiettati in un luogo chiuso, un’abitazione, percependone gli odori e il respiro delle mura, scorgendone la polvere sottile galleggiante nei fasci di luce che penetrano dalle finestre.

Fino a riconoscerla familiare senza averla mai conosciuta.

Ma “Parasite” non si limita alla narrazione di uno spazio.

Le case, perché sono più di una, di “Parasite” certificano un’appartenenza. Svelata più efficacemente lungo la verticalità delle scale, dove ogni tragitto è un dramma.

Il disperato arrampicarsi o precipitare di classi sociali in silenziosa guerra.

Guai ad invertire l’ordine: ad ogni miscelazione dei destini umani corrisponde un imprevedibile epilogo tragico.

Brindino pure felici nell’attico i nobili, mentre i parassiti, nel piano interrato del mondo, bramano aria e luce.

Ogni architetto dovrebbe guardare “Parasite”.

Per provare la meraviglia di sapere che, in realtà, quella casa non esiste.

Han Ji-Won e Bong Joon-Ho, sceneggiatore e regista di “Parasite”, l’hanno costruita solo dopo aver scritto tutto il film, modellandola sui movimenti di macchina.

Un capolavoro di tecnica e cinema, laddove la storia, fortunatamente, si conosce prima.

(foto tratta da Wikipedia)

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Nasce, vive, vegeta in costa d’Amalfi. Manifesta l’intenzione di voler fare l’architetto, nel 1984, in un tema di quarta elementare, raggiunge l’obiettivo nel 2001. Nel 2008 si auto-elegge Assessore al Nulla. Nel 2009 fonda il movimento artistico-culturale de “Lo Spiaggismo”. Avanguardia del XXI^ secolo che vanta già diversi tentativi di imitazione. All’attivo ha quattro mezze maratone corse e due libri pubblicati: “L’Architemario – volevo fare l’astronauta” (Overview editore – 2014) e “Vamos a la playa – Fenomenologia del Righeira moderno” (Homo Scrivens – 2016). Ha ricevuto premi in diversi concorsi letterari. Si definisce architetto-scrittore o scrittore-architetto. Dipende da dove si trova e da chi glielo chiede.

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