Se l’architettura non spostasse il confine sempre un passo avanti, staremmo ancora ad arredare le caverne.
C’è solo da decidere di volta in volta dove e quanto avanzare.
E’ praticamente terminato (manca solo una parte della sistemazione esterna) l’edificio per appartamenti denominato “DecòMposition”, a Salerno lungo via Parmenide, su progetto dell’architetto Angelo Viscido (Viscidoarchitetti) a pochi passi dalle rovine del pastificio Amato (che pure fu onorato, niente meno che da Jean Nouvel, di un progetto di ristrutturazione finito nel nulla)
“DecòMposition” è una torre di 13 piani e 44 appartamenti che si eleva in un quartiere soprattutto residenziale, ad est del centro città, non distante dall’ospedale e dalla zona industriale o di quel che ne rimane.
Alla base della soluzione formale c’è l’obiettivo “di una forte caratterizzazione e riconoscibilità”, lo dichiara il progettista al quale non fa certo difetto l’attenzione ai particolari e il gusto per la citazione.
“Anche un oggetto d’architettura di grossa scala dimensionale merita di essere concepito con la medesima cura per il dettaglio e la composizione che si riserverebbe ad un oggetto di design” sostiene Viscido.
Ribaltando lo slogan di Rogers “dalla città al cucchiaio”, in questo caso un intero servizio di posate.
Inosservata non passa di certo, la torre “DecòMposition”, col suo gioco di incastri e sporgenze, balaustre coi vetri colorati, portali, schermature, rampe in calcestruzzo e altre cose più o meno identificate.
Un limite spostato audacemente, senza dubbio, più di un passo avanti.
Per Salerno si tratta di un tragitto lungo, andata e ritorno dai Paesi Bassi. Importando non tulipani e mulini a vento ma recupero delle periferie e neoplasticismo.
Mondrian e MVRDV piuttosto che Gullit e Van Basten.
Comprensibile lo smarrimento dei locali: “Ollolanda” si avvicina o tocca fare uno sforzo di coraggio e fantasia.
Per assimilare questi nuovi oggetti.
Che sono tanti (pure troppi).
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