Lo scorso 27 dicembre, Rai 2 ha trasmesso “Pompei l’ultima scoperta” un documentario sugli ultimi due anni di scavi e messa in sicurezza nella città vesuviana distrutta dall’eruzione del 79 d.C..
Guida d’eccezione Massimo Osanna, Direttore del Parco Archeologico di Pompei e Direttore Generale dei Musei del MIBACT, con le testimonianze della sua equipe di esperti impegnati a svelare le ricchezze e i dettagli esclusivi degli ultimi ritrovamenti, in particolare delle case “con giardino”, “di Giove” e la bottega con un “Thermopolium” nel vicolo detto “dei balconi” (foto sopra).
Lo hanno compreso con lucidità a Positano, dove un eccellente lavoro di scavo e restauro tra il 2004 e il 2016, realizzato in sinergia tra Comune, soprintendenza curia vescovile, ha prima riportato alla luce una villa romana del I^ secolo d.C. e poi musealizzato il sito fino ad inaugurare nel 2018, il MAR, Museo archeologico Positano (foto sopra).
Tra l’incanto che Positano già mostra in superficie, dunque ve n’è un altro, ancora più raro, 11 metri sotto il livello del suolo.
Benché sia stato scavato solo un settore della villa residenziale romana, scoperta sotto l’oratorio della Chiesa di SS. Maria Assunta, i visitatori possono ora ammirare la bellezza del triclinium, con la pavimentazione musiva e le pitture parietali di IV stile pompeiano perfettamente conservate. Tesori che fanno della domus di Positano uno dei più suggestivi spazi archeologici ipogei di età romana rinvenuti negli ultimi anni in Italia meridionale.
Ma quella di Positano non è l’unica villa marittima ritrovata tra la costiera amalfitana e Capri.
La più grande è certamente quella di Minori; coeva alla domus positanese (I^ secolo d.C.), scoperta nel 1932, si estende per circa 2.000 mq..
Sulle condizioni in cui versa la Villa Romana di Minori, ci sarebbe da stendere un velo pietoso.
I mosaici del triclinium aggrediti dalla muffa, gli ambienti chiusi per mancanza di manutenzione e personale, la vegetazione infestante nel viridarium, mostrano quanto sia grave l’indifferenza nei confronti della testimonianza storica più importante dell’intera costa d’Amalfi.
Un capolavoro abbandonato, uno sfregio per il quale tutti gli amministratori coinvolti, dirigenti e responsabili dovrebbero innanzitutto vergognarsi e poi renderne conto.
Nonostante questo, secondo i dati ufficiali, migliaia di persone, ogni anno, continuano a visitare la Villa. Cercandola, caparbiamente, tra le viuzze della cittadina, che la ospita senza cura né consapevolezza.
Ma solo per ostentarla, talvolta, come etichetta da reclàme.
Ci sono sempre opere «ben più urgenti» in programma.
Misere operazioni d’opportunità: spostamenti di fontane, privatizzazioni di spiagge pubbliche, scavi per box auto e nuove gallerie.
Mentre da almeno trent’anni la Villa Romana di Minori, disfacendosi, attende.
Un paio di generazioni di incapaci sono sufficienti a distruggere ciò che venti secoli di storia hanno riconsegnato intatto.
Così, un paese che cancella i suoi patrimoni più preziosi è condannato esso stesso all’oblio.
(Le foto della Villa Romana di Minori sono tratte dai giudizi dei visitatori sul sito tripadvisor.it)