Inaugurata nel maggio del 2016, la “Casa del gusto” nella frazione Polvica di Tramonti (SA), è, in termini di grandezza, la seconda opera pubblica dell’intera costiera amalfitana, alle spalle solo dell’Auditorium “O. Niemeyer” di Ravello. L’edificio, secondo quanto si apprende dal sito ufficiale (lacasadelgusto.net), “… dovrà essere un santuario del gusto per custodire tutti i prodotti di nicchia e si appresta a diventare un grande attrattore di quel turismo avvezzo alle sollecitazioni della storia e del palato”.
Tuttavia, per adesso, non pare attrarre folle di turisti, né tanto meno buongustai in pellegrinaggio. Ma alle speranze non mettiamo confini.
Ispirato ad un modello “High tech” in voga alla fine degli anni ’70, l’edificio della “Casa del gusto” è un contenitore anonimo con estese facciate in vetro, la cui geometria non ha nessuno rapporto con il paesaggio, svincolato dalle funzioni che si svolgono al suo interno. Manca qualsiasi tentativo di utilizzare l’orografia del suolo (i vigneti) per integrare il dislivello della costruzione, che invece viene superato da una scala rampante degna di un centro commerciale.
Tali e tante sono le licenze compositive che la più solida ispirazione pare sia il detto antico “Dove c’è gusto non c’è perdenza“, unica vera sollecitazione alla storia rilevata (su quelle al palato non si nutrono dubbi).
Rimane il dubbio che il progetto sia davvero degli anni settanta e che per realizzarlo ci siano voluti quarant’anni, come in genere accade in Italia. Varrebbe come fievole attenuante.
L’architettura non è una moda e Tramonti è più patria della pizza, che dell’High tech.
C’è da chiedersi dove siano le soprintendenze quando, una volta tanto, c’è bisogno di un loro parere.
Auguriamoci che la vegetazione cresca rigogliosa: alle speranze non mettiamo confini.
Trovo le “recensioni” architettoniche di De Iuliis competenti , piacevoli e intrise di quel sarcasmo che “sgretola” più di qualsiasi devastante terremoto (auspicabile nel caso di realizzazioni come quelle genericamente recensite)…