scritto da Christian De Iuliis - 11 Dicembre 2022 09:44

L’ARCHRITICO Cronache di Altamonte

Ora che il circo dei cineasti ha tolto le tende e gli zingari hanno cambiato villaggio, sono in molti a chiedersi se torneranno il prossimo inverno o la loro comparsa rimarrà per sempre un evento eccezionale.

Se la tribù di Melquìades “venuta a vendere palle di vetro contro il mal di testa” sorprenderà ancora il popolino di Jose Buendia, con le sue calamite auree e le lenti grandi “come un tamburo”.

Nel frattempo il paese avrà (magari non 100 anni) ma mesi di solitudine per contare i guadagni, scivolando nel suo, meritato, isolamento dorato. Traffico assente, attività in ferie, luci soffuse.

Riacciuffando, tra l’altro, anche le sue generalità e i connotati, struccandosi dal profondo maquillage che la finzione in pellicola impone.

Se il reale è pessimo, il neorealismo (e non quello Rosselliniano) potrebbe essere peggiore. Non resta che affidarci alla fantascienza e all’uomo forte. Che risulta persino credibile, purché anche il panorama sia sufficientemente finto. Si sa: nessun luogo, neanche il più bello e desiderato del mondo, basta per la più grande delle scenografie.

Così molti milioni di euro sono sufficienti per comprare strade, negozi, il colore dei palazzi, la luce, la privacy, il silenzio. Fuochi pirotecnici notturni. Chi siamo noi per negare agli edifici di Altomonte il rosso pompeiano delle facciate?.

Se i soldi sono tanti possono fare, vivaddio, felici albergatori, ristoratori, commercianti e molti altri, dare respiro a indigenti, disoccupati stagionali, sfaccendati e percettori di reddito di cittadinanza.

Sono in grado di riempire le casse pubbliche mai sufficientemente piene e, prima ancora che i grandi schermi, paginate virtuali di giornali prezzolati.

Ma non saranno certo gli Yankees ad insegnarci l’arte della prestidigitazione e del magico, a falsificare il bello e a barattarlo con la cafoneria. Quando vogliamo, siamo in grado di fare ponti d’oro (e talvolta anche gallerie) all’imbastardimento del turismo.

Non fa certo eccezione quello dedito alla pellicola digitale, qualsiasi cosa esso desideri: pecunia non olet. Volete Hollywood, Cinecittà, Altamonte? E cosi sia.

Vien da chiedersi, ma solo agli acuti maldicenti, quanti di questi denari saranno reinvestiti in iniziative culturali, strade, scuole, sanità, assistenza agli anziani, riduzione delle imposte?. Così da poter offrire la prossima volta, e non solo alla tribù invadente, anche un ospedale, strade e trasporti pubblici decenti, studenti partecipi e un numero minore di sfaccendati.

Rimarrà altro a parte gli sguardi stupefatti, i nasi all’insù e le foto coi divi?

Non provate a rispondere: sono domande retoriche.

Come disse Marilyn Monroe: “Hollywood è un posto dove ti pagano migliaia di dollari per un bacio e cinquanta centesimi per l’anima”.

(N.B.: Tra la fine di settembre e l’inizio di novembre, Atrani e Minori sono diventati il set cinematografico per “Equalizer 3”, colossal americano con Denzel Washington. Centinaia di uomini della produzione si sono alternati nella lavorazione delle scene)

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Nasce, vive, vegeta in costa d’Amalfi. Manifesta l’intenzione di voler fare l’architetto, nel 1984, in un tema di quarta elementare, raggiunge l’obiettivo nel 2001. Nel 2008 si auto-elegge Assessore al Nulla. Nel 2009 fonda il movimento artistico-culturale de “Lo Spiaggismo”. Avanguardia del XXI^ secolo che vanta già diversi tentativi di imitazione. All’attivo ha quattro mezze maratone corse e due libri pubblicati: “L’Architemario – volevo fare l’astronauta” (Overview editore – 2014) e “Vamos a la playa – Fenomenologia del Righeira moderno” (Homo Scrivens – 2016). Ha ricevuto premi in diversi concorsi letterari. Si definisce architetto-scrittore o scrittore-architetto. Dipende da dove si trova e da chi glielo chiede.

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