Se per completare il duomo di Milano sono occorsi circa 500 anni (1386/1892) non deve stupire che i lavori per la costruzione della chiesa di via Vinciprova a Salerno, iniziati nel 2016, non siano ancora terminati.
Anzi, c’è da rallegrarsi che l’edificio sia praticamente finito e che manchino solo le campane per l’acquisto delle quali è stato chiesto un aiuto economico con una sottoscrizione pubblica.
Campane indispensabili a richiamare a raccolta i fedeli, dal garage dal quale sono ancora costretti a seguire le messe.
Dunque, si sappia: in città non si erigono solo grattacieli.
Dio, al pari degli uomini, ha sempre bisogno di nuove case.
Ma mentre nella zona est si celebra la modernità verticale, le nuove chiese predicano umiltà e contegno. Un francescanesimo edilizio che probabilmente piacerebbe al Papa corrente; che però non avrà il piacere dell’intitolazione, riservata all’ex collega, oramai Santo, Giovanni Paolo II.
E quando la committenza non può protestare, l’architetto può lesinare l’impegno riesumando bozzetti ancestrali.
Un risparmio prima di tutto creativo con l’adozione della tipologia “casa di campagna”, anzi capannone.
Ma anche materico. Un vero inno al riciclo, con la facciata in pannelli tipo cartone ondulato, pronti, semmai dovesse servire, ad essere riassemblati altrove.
D’altro canto, non è proprio la temperanza una delle virtù cardinali della religione cattolica?
I detrattori chiudano gli occhi e lascino che agli slanci dell’architettura contemporanea si sostituiscano le solennità delle intenzioni.
Abbiate fede: hanno più bisogno di decoro le anime dei piazzali.
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