scritto da Paolo Landi - 01 Dicembre 2023 10:09

L’ANGOLO DELL’ANIMA La simbiosi nella relazione genitore-bambino

Gli studi sullo sviluppo psicologico del bambino, a partire da Mahler, hanno ripreso tale espressione per indicare una particolare fase dello sviluppo caratterizzata da una dipendenza totale ed esclusiva dalla madre (fase simbiotica durante i primi trenta mesi)

In biologia, la parola simbiosi indica un rapporto di stretta dipendenza tra due organismi di specie diversa che dalla loro interdipendenza traggono un reciproco vantaggio. Gli studi sullo sviluppo psicologico del bambino, a partire da Mahler, hanno ripreso tale espressione per indicare una particolare fase dello sviluppo caratterizzata da una dipendenza totale ed esclusiva dalla madre (fase simbiotica durante i primi trenta mesi).

In senso più generale, un rapporto simbiotico è caratterizzato da una forte dipendenza reciproca fra due persone (genitore/figlio, amici, fidanzati…) che credono erroneamente di completarsi a vicenda e, di conseguenza, alimentano le parti più immature della propria personalità e la paura di andare in pezzi senza la presenza dell’altro.

Se questa modalità può essere molto dannosa in relazioni adulte, nel rapporto genitore-neonato è, per un limitato periodo di tempo, necessaria. Il confronto tra la definizione biologica e quella psicologica del termine simbiosi ci permette di capire il perché e, inoltre, di sottolineare alcuni aspetti spesso tralasciati: in che senso il genitore e il bambino sono “due organismi di specie diverse”? Qual è il “vantaggio” che il genitore può trarre dalla dipendenza del bambino/a?

L’appartenenza di genitore e bambino a due specie diverse di certo non allude al fatto che uno dei due non sia un essere umano, ma piuttosto al fatto che il neonato si trova in una condizione di totale assenza di possibilità di sopravvivere senza l’aiuto e la cura di un adulto. In più, questa diversità potrebbe anche indicare non solo la completa asimmetria tra il funzionamento psicologico dell’adulto (complesso e sviluppato) e quello del neonato (presente solo in forme psicocorporee), ma anche il contesto familiare, emotivo e culturale in cui il bambino nasce. In altri termini, il neonato si trova “catapultato” in un romanzo familiare costituito da tutte le aspettative e i vissuti emotivi dei genitori e dell’intera famiglia. Quest’ultimo aspetto ci collega al secondo interrogativo: il “vantaggio” che il genitore può trarre dalla simbiosi infantile potrebbe stare nell’investire idealmente il neonato e aspettarsi da lui la realizzazione di tutte le aspettative familiari, ovvero ridurre il bambino a oggetto che può appagare i propri vissuti di mancanza. La rinuncia a questo vantaggio e il riconoscimento graduale del neonato come persona altra da sé è ciò che favorisce lo sviluppo delle capacità cognitive, relazionali ed emotive utili a tollerare la differenza e la separazione dall’altro (genitori, amici, fidanzati…).

Ma qual è il processo cognitivo che può facilitare questa rinuncia?  Ciò che agevola lo sviluppo e l’indipendenza di un bambino, anche al di là dello specifico periodo della fase simbiotica, è la capacità di mentalizzazione dei genitori: riconoscere i propri stati emotivi per cercare di comprendere e prevedere il proprio comportamento e quello altrui. Tale capacità permette di iniziare ad immaginare il neonato come dotato di una mente, di un’affettività e di una relazionalità che si sta lentamente costruendo appoggiandosi proprio sull’aiuto dell’adulto. Non ridurre quest’appoggio ad una simbiosi perenne con il neonato vuol dire offrirgli una fiducia di base su cui crearsi una rappresentazione, cognitiva ed affettiva, di un sé che anche se separato e diverso dall’altro non va in pezzi e può continuare a sopravvivere.

Tuttavia, la relazione genitore/bambino non è l’unica causa di una difficile rinuncia della simbiosi infantile; infatti, è anche l’insieme dei legami familiari in cui si sviluppa il rapporto genitore-figlio ad ostacolare lo sviluppo dell’autonomia del bambino.

In questo caso, il genitore può essere supportato nella mentalizzazione rimandandogli alcuni elementi essenziali: il bambino possiede una mente separata dalla madre e dal contesto familiare, la funzione genitoriale si fonda non solo su una sintonizzazione dei bisogni del neonato, ma anche sulla capacità di mantenere attiva la parte adulta di sé.

 

Bibliografia

Norsa, D. (2020), Legami di dipendenza e problematiche separative, Rivista Interazioni, 52, 2

Galimberti, U. (2020), Dizionario di psicologia, Feltrinelli, Milano.

Locatelli S. (2020), Dalla rappresentazione cognitivo-affettiva durante la gravidanza alla relazione madre-bambino: mentalizzazione, funzione riflessiva e mind-mindedness, State of Mind, link: https://www.stateofmind.it/2020/02/mentalizzazione-madre-bambino/

Mahler, M. et al. (1975), La nascita psicologica del bambino: simbiosi e individuazione, Bollati Boringhieri, Torino.

 

Direttore La città della luna- cooperativa sociale. Psicologo e psicoterapeuta cognitivo comportamentale dr.paololandi@gmail.com www.paololandipsicologo.it 3939366150

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