Le idee comuni sugli effetti dello stress sono molto diffuse: ognuno di noi pensa che un carico di lavoro eccessivo, una situazione relazionale complicata, l’accumulo di problematiche non affrontate possono avere un’influenza dannosa sulle nostre prestazioni mentali e fisiche.
Innanzitutto, è necessario distinguere tra eustress e distress: il primo è la componente positiva che consente al soggetto di rispondere in maniera adattiva alle richieste dell’ambiente; il secondo, invece si riferisce alla componente negativa che si attiva quando le capacità individuali di reagire e di preservarsi si esauriscono a causa del prolungamento di una situazione (lavorativa, emotiva, relazionale…) difficile che si protrae nel tempo.
Gli effetti dello stress non sono, quindi, sempre dannosi, ma diventano tali quando c’è una cronicità ed una ripetizione che vanno ad esaurire le risorse psicologiche e corporee dell’individuo. Inoltre, lo stesso evento non può essere definito stressante per tutti in quanto è la valutazione soggettiva dell’evento che lo rende più o meno stressante, ovvero è il modo in cui il singolo soggetto valuta quali significati e quali reazioni possono esserci ad un avvenimento.
Lo stress può avere conseguenze in diversi ambiti: nella diffusione di patologie da stress, nel costo economico e organizzativo di una società, nella vita familiare, sulla motivazione e sulla salute psicofisica della persona.
Limitandoci a quest’ultima area, da molti anni gli studi scientifici hanno dimostrato che lo stress influisce sulla comparsa di malattie cardiovascolari e bronchiali, disfunzioni gastrointestinali, diabete, disturbi neurologici e cutanei.
Gli stessi studi hanno confermato che la persistenza di distress incide sia sulle prestazioni psicologiche (emotive, cognitive), sia su quelle fisiche.
A livello emotivo, questa incidenza si manifesta conagitazione, insopportabilità, senso di sopraffazione, difficoltà a rilassarsi e diminuzione dell’autostima. Le prestazioni cognitive vengono influenzate attraverso una preoccupazione costante, un’attività mentale caotica (pensieri in fuga), dimenticanza, disorganizzazione, incapacità di concentrarsi, decisioni prese senza riflettere e aumento del pessimismo.
Invece, le prestazioni fisiche possono essere modificate dallo stress con sintomi come mancanza di energia e costante sensazione di stanchezza generale, mal di testa, disturbi allo stomaco/intestino, tra cui diarrea, costipazione e nausea, dolori e tensioni muscolari, dolore toracico e battito cardiaco accelerato, insonnia, raffreddori e infezioni frequenti, difficoltà respiratorie, vertigini e problemi circolatori.
Infine, lo stress può avere influenze anche a livello comportamentale: non mangiare o mangiare troppo, procrastinare ed evitare di prendersi delle responsabilità, aumento del consumo di alcool, sigarette o farmacie aumento dei comportamenti nervosi(mordersi le unghie,muoversi in continuazione, essere irrequieti).
Da questa descrizione dei molteplici effetti dello stress, si può comprendere che non si tratta solo di una questione di malessere mentale (pensieri negativi, rimuginazione, preoccupazione…), ma anche di vere e proprie modifiche delle risposte comportamentali e corporee. Per questo, è importante avere delle strategie (ad esempio, chiedere un supporto psicologico) o delle modalità personali di gestione dello stress in situazioni che non trovano una soluzione immediata, ma che si prolungano nel tempo.
In conclusione, è necessario segnalare che non bisogna utilizzare il concetto di stress come spiegazione di un dolore emotivo, psicologico o fisico più profondo. Andare oltre questo equivoco vuole dire poter riflettere su qual è il confine tra normalità e patologia, su come le difficoltà di vita possono essere affrontate grazie alle risorse della persona e su come ognuno di noi può trovare un adattamento soggettivo e creativo all’ambiente.
Da questo punto di vista, si potrebbe dire che un altro effetto dello stress, alimentato molto dai valori delle società moderne, è quello riguardante il suo utilizzo difensivo: autodichiararsi stressati per non far emergere sofferenze e fragilità personali, coperte da cause e soluzioni ricercate negli altri, nell’ambiente sociale e nel lavoro.
Riferimenti bibliografici
Argentieri, S., Gosio, N. (2015).Stress e altri equivoci. Einaudi, Torino.
Santarelli, G., Innocenti, M., Galassi, F. (2022). Le emozioni senza voce. Come gestire lo stress e la somatizzazione. Franco Angeli, Milano.
Selye, H. (1976). Forty years of stress research: principal remaining problems and misconceptions, in Canadian Medicine Association Journal, 115.