LA SETTIMA ARTE Il caso Braibanti al cinema con un cast d’autore: Il Signore delle Formiche si impone al botteghino
LA SETTIMA ARTE Il caso Braibanti al cinema con un cast d’autore: Il Signore delle Formiche si impone al botteghino
La Settima Arte è la nuova rubrica di di chi ama il cinema, con aggiornamenti e recensioni dei film in sala, dei migliori cult, in una chiave di lettura attenta ed approfondita
Presentato quest’anno alla 79esima mostra del cinema di Venezia, Il Signore delle Formiche comanda il box Office, superando il film d’animazione Minions 2.
La pellicola distribuita da 01, ha incassato € 59.232 nella giornata del 14/09 contro i € 45.691 del già citato sequel, iniziato con Cattivissimo me.
Gianni Amelio alla regia, Luigi Lo Cascio (nel film Aldo Braibanti) ed Elio Germano (Ennio Scribani) inscenano un fatto di cronaca risalente agli anni 60, il caso Braibanti, dalla cui narrazione emerge un’impellente denuncia sociale, un disagio tutt’oggi vivo e più che mai attuale. La pellicola narra la storia di Aldo Braibanti, mirmecologo, ex partigiano nonché poeta e drammaturgo, condannato per il reato di plagio nella vicenda giudiziaria culminata nel 1968.
Le accuse provengono da una famiglia borghese, alla quale appartengono Riccardo ed Ettore Tagliaferri, entrambi frequentanti il circolo culturale del poeta. Con Ettore, il minore dei due fratelli, il Braibanti instaura una relazione omosessuale mal tollerata sia dalla famiglia del ragazzo che dalla società Italica del tempo. Ettore viene sottoposto all’elettroshock per volere della madre, affinché guarisca dalla sua omosessualità e dagli ideali avanguardisti appresi dal poeta; questi invece, accusato di plagio, viene condannato alla reclusione di 9 anni, ridotta a 4 in sede d’appello. L’occhio terzo alla vicenda è quello del giornalista Ennio Scribani, il quale denuncia la mentalità corrente, chiusa ed ostile alla diversità, in particolare all’omosessualità.
Il giornalista, insieme alla cugina, attivista di sinistra, prova a smuovere l’immaginario collettivo, nel quale Aldo Braibanti altro non è che un deviato, un pederasta, un virus per le menti giovani con le quali entra in contatto. Lo stesso regista Gianni Amelio afferma: “tutt’oggi l’essere omosessuale viene visto come qualcosa di deviante. La cosa tremenda è che viene paragonato ancora alla pedofilia, che è il crimine peggiore che possa esistere. Spero che questa pellicola possa fare chiarezza e dia coraggio di esprimersi a chi ne ha bisogno”.
Il vero processo dunque è quello dell’opinione pubblica, l’occhio scettico della comunità devota e conservatrice spalancato sul diverso, le proteste in suo favore, altro non fanno che alimentare l’idea che Braibanti sia colpevole di qualcosa. Il reato di plagio mai più applicato dopo il caso rappresentato, è strumentale alla legge morale, a farsi che questa, pur senza alcun riscontro normativo, trovi applicazione all’interno dei tribunali.
Il signore delle formiche dunque si rivela un film necessario, forte di una vicenda realmente accaduta, in grado ancora oggi di colpire le coscienze del pubblico, e che ci ricorda la società di un tempo mai troppo remoto, affinché nessun errore venga dimenticato.