CINEMA “Frame By Frame”: Civil War, la Guerra vista dietro gli occhi di una fotocamera
Garland ci regala un’opera antiguerra e apolitica, che ribalta lo stereotipo dell’American Dream mostrando un futuro realistico
La quarta opera del geniale Alex Garland che torna con un film che racconta la guerra senza spiegare i punti di vista delle parti
CivilWar: Trama
In un futuro imprecisato una guerra civile colpisce gli Stati Uniti, divisi tra i federali del Presidente e i secessionisti composti dal Texas, California e Florida. I protagonisti sono un gruppo di giornalisti: Lee, una stimata fotografa, il collega Joel, l’anziano Sammy e Jessie un’aspirante reporter che viene salvata da un attentato. Insieme partono per un viaggio on the road verso Washington attraversando un’America distrutta dai segni di una guerra civile.
CivilWar: Recensione
Il film ci mostra subito una sequenza di scene crude (come quella in cui viene dato fuoco ad un uomo utilizzando unopneumatico) immortalate dalla nostra protagonista Lee (Kristen Dunst). Già dalle prime immagini capiamo come l’America si trovi in uno stato di caos totale, che ingloba tutto ciò che la circonda, utilizzando come espedienti continui attentati. L’opera però non può essere considerata un film di guerra, dato che si concentra sul raccontare gli stati d’animo di un gruppo di un fotoreporter che hanno il compito di seguire i militari e immortalare gli avvenimenti che stanno sconvolgendo la Nazione in quel momento. Il gruppo è disposto a tutto pur di arrivare al punto finale: intervistare il presidente prima che venga giustiziato.
Alex Garland non fa sconti a nessuno, mostrandoci quanto sia malato il sistema americano, di quanto ogni fazione sia marcia e deteriorata; infatti, non ci vengono spiegate i motivi del perché sia nata questa guerra civile, perché non è importante come sia nata questa guerra o tutte le guerre, nel momento in cui si decide di imbracciare un’arma e tentare di uccidere un altro essere umano senza mediare in alcun modo, si perde un pezzo della nostra umanità.“Civil War” ci mostra come l’odio represso all’interno di un paese possa portare ad un’escalation di eventi che possono portare al collasso lo stesso.
Il regista ci mostra come le fotografe dei reporter siano lo strumento perfetto per raccontare quello che sta accadendo, dato che possono immortale in maniera indelebile scene quasi di “orrore” che si verificano con una certa naturalezza in una società che sembra quasi aver dimenticato cos’è la pace, la mediazione e il dialogo.
Civil War: Conclusioni
Garland ci regala un’opera antiguerra e apolitica, che ribalta lo stereotipo dell’American Dream mostrando un futuro realistico raccontato da e dalle pellicole gli di un gruppo di giornalisti, ossessionati dal loro lavoro tanto da voler rischiare la vita pur di informare il mondo