CINEMA Darkest hour – l’ora più buia: quando Churchill cambiò le sorti del mondo
“Non ho nulla da offrire se non sangue, fatica, lacrime e sudore. Abbiamo di fronte a noi la più terribile delle ordalìe. Abbiamo davanti a noi molti, molti mesi di lotta e sofferenza”.
Con queste parole Winston Churchill esordì nel suo primo discorso da Primo Ministro dinanzi alla Camera dei Comuni in uno dei suoi discorsi più famosi. L’ora più buia per lui, tre settimane, durante il maggio del ’40, in cui le sorti dell’Europa sembravano declinare irreparabilmente verso la deriva nazista e l’ultimo baluardo verso quest’inarrestabile discesa era il Regno Unito.
Darkest hour è il film diretto da Joe Wright uscito nelle sale italiane lo scorso 18 gennaio, che vede come protagonista nei panni dell’uomo politico uno straordinario Gary Oldman perfettamente calato nel personaggio. Per la sua interpretazione l’attore ha vinto il Golden Globe come miglior attore ed è in odore di Oscar.
Firmare l’armistizio con la Germania nazista, oppure resistere per poter combattere per gli ideali, la libertà e l’autonomia di una nazione? E’ questo il dramma, riportato sullo schermo, di quei giorni decisivi: il Belgio è caduto, la Francia è stremata e l’esercito inglese è intrappolato sulla spiaggia di Dunkirk.
La performance di Oldman lascia senza parole, sicuramente una delle migliori interpretazioni di Churchill. E’ riuscito ha catturare la sua essenza, i suoi atteggiamenti in maniera tale da rendere quasi impossibile, in alcune scene del film, cogliere la differenza tra l’attore e l’originale. Il grosso sigaro, il panciotto, la voce grassa, le parole biascicate, il whisky sempre alla mano, il mumbling costante, l’attore ha colto questi tratti essenziali della sua figura unitamente alla spavalderia e al timore che incuteva in tutti, persino nel re Giorgio VI (Ben Mendelsohn) . Soltanto in privato, con l’adorata Clemmie (interpretata in maniera più che soddisfacente dall’attrice Kristin Scott Thomas) mostra il suo lato insicuro e tenero che forse non ti aspetteresti da lui.
Nel film viene messo in risalto in sentimento anti-Churchill palesato dai suoi stessi compagni di partito, a causa di passati attriti politici e una reputazione da recuperare, lo stesso re palesa la sua scarsa tolleranza nei confronti di questa figura discussa. Di una cosa però gli viene dato atto, anche dai suoi oppositori interni capeggiati dallo sfiduciato ex Primo Ministro, Neville Chamberlain, (Ronald Pickup), e dal visconte Halifax (Stephen Dillane), segretario degli Esteri che preme per giungere ad accordi di pace coi nazisti attraverso l’intermediazione dell’Italia: Churchill prima di tutti aveva compreso il pericolo rappresentato da Hitler e aveva captato i venti di guerra che si stavano alzando.
Le sempre più cattive notizie della difficile situazione della Forza di spedizione britannica nel nord della Francia rafforzano il proposito di Churchill di dirottare le truppe tedesche nella piccola guarnigione britannica di Calais, per fornire soccorso ai soldati che si ammassano a Dunkerque ed evitare che l’intero esercito britannico, circondato dalle corazzate tedesche, venga perso. E’ la famosa “Operazione Dynamo”, detta anche “miracolo di Dunkerque”.
Una regia raffinata, solida ed elegante sorregge l’intera struttura del film. Più volte, a concludere le scene, la macchina da presa si alza improvvisamente, a piombo sui personaggi, facendoli diventare, da individui, a pedine, come la scena della telefonata di Churchill, con il peso delle sorti del mondo sulle spalle, nel suo gabinetto privato nel quartier generale sotterraneo di guerra, con Franklin Delano Roosevelt, l’allora Presidente degli Stati Uniti d’America per chiedergli aiuto.
Darkest Hour – L’ora più buia è il ritratto emozionante di un uomo controverso, burbero, aggressivo, spesso sgradevole, che riuscì però a conquistarsi la fiducia non solo di re Giorgio VI, ma quella dei tanti inglesi decisi a non arrendersi al malvagio invasore.
22.01.18 – By Nino Maiorino – Ottimo articolo, complimenti.