Oggi è la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne
Nel 1999 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite decise di decretare il 25 novembre come la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Fu scelta questa data in ricordo del brutale assassinio nel 1960 delle tre sorelle Mirabal, nella Repubblica Dominicana sotto la durissima dittatura di Trujillo. Esse, mentre si recavano a visitare i loro mariti in prigione per motivi politici, il 25 novembre 1960, furono catturate, torturate, uccise, e gettate con la loro auto in un burrone da agenti del servizio di informazione militare. La loro colpa, e quella dei loro mariti, era stata l’opposizione attiva al regime di Trujillo.
La risoluzione dell’ONU è una chiara dimostrazione della gravità di un fenomeno di profonda inciviltà che, purtroppo, investe indistintamente tutto il mondo, sia pure per aspetti diversi.
Secondo i dati dell’ONU, una delle caratteristiche più diffuse nella casistica della violenza sulle donne è la povertà, il 70% di quel miliardo di persone che vive sotto la soglia di povertà appartiene al sesso femminile. Questo stato d’indigenza in alcuni paesi è favorito da leggi discriminatorie, la donna, infatti, in molte parti del mondo non ha piena titolarità dei diritti come l’uomo, ma resta subordinata ad un uomo, prima il padree il compagno poi.
Ma la violenza sulle donne non conosce confini geografici o sociali, anche i paesi più evoluti in termini di organizzazione sociale e garanzia dei diritti individuali non sono esenti da questa piaga.
In Italia si verificano in media ogni anno circa 160 femminicidi dei quali circa 100 sono attribuibili a violenza domestica. Un dato raccapricciante e in media con la tendenza mondiale che vede il 70% delle donne vittime omicidi uccise dai loro partner o ex.
Senza arrivare a questi estremi, dobbiamo ricordare che la violenza “domestica” non è solo violenza fisica o sessuale, ma può essere anche violenza psicologica, minacce, intimidazioni, persecuzioni, divieti, umiliazioni ed anche violenza economica, come negazione di disponibilità finanziarie. Va poi incluso il controllo esercitato dagli uomini della famiglia sul tempo libero, le amicizie, lo studio, le frequentazioni fino ad arrivare alla scelta del fidanzato e del marito.
Difficile che ogni donna non si sia riconosciuta, almeno una volta nella sua vita, in una di queste forme di violenza.
Oggi, in tutto il mondo, ci saranno celebrazioni in memoria di questa ricorrenza.
E’ doveroso però focalizzare l’attenzione su questa piaga sociale non solo con commemorazioni annuali, ma con un lavoro giornaliero da parte di istituzioni e associazioni, nonché della società civile.
Cosa si può fare per lottare contro questa forma di violenza? Innanzitutto, si deve educare alla cultura della NON violenza, soprattutto nelle scuole, e nel primo nucleo sociale, ossia la famiglia. Ma queste sono soluzioni di medio periodo. Nell’immediato bisogna incoraggiare la denuncia, ascoltare chi trova il coraggio di denunciare e garantire una protezione economica e un rifugio sicuro e quante osano ribellarsi. Bisogna, insomma, organizzare una struttura che sia in grado di intervenire tempestivamente ed efficacemente.
Solo così si potrà spezzare questa spirale ed evitare che ogni anno commemorazioni istituzionali e spettacoli, troppo spesso fini a se stessi, abbiano la valenza di un sassolino in uno stagno.