Napoli, al Mann dal 15 febbraio al 30 giugno in esposizione i bronzi ritrovati a San Casciano
Il ritrovamento è composto di statue e statuette bronzee, ex-voto e migliaia di monete ritrovate nel santuario termale etrusco e romano del Bagno Grande di San Casciano dei Bagni. Complessivamente oltre venti statue di bronzo in perfetto stato di conservazione, cinquemila monete in oro, argento e bronzo
Potremmo dover ringraziare un fulmine per il prezioso ritrovamento dei bronzi nel santuario termale etrusco e romano del Bagno Grande di San Casciano dei Bagni. A pensarlo, il direttore generale Musei del Ministero della Cultura, il professore Massimo Osanna.
Intanto, va detto che vi saranno anche quattro inediti nella mostra napoletana “Gli dei ritornano. I bronzi di San Casciano”, che dopo la prima esposizione al Quirinale fino allo scorso dicembre, sarà inaugurata nei nuovi spazi al terzo piano del Museo Archeologico Nazionale il prossimo 15 febbraio ed in mostra fino al 30 giugno.
Si tratta dell’Orante, quasi sicuramente una sacerdotessa, immagine simbolo del ritrovamento toscano, di un pesciolino di cristallo, di un ex voto raffigurante un rene in bronzo e infine di un Donario, con la rara e preziosa compresenza di una scrittura sia in etrusco che in latino.
Il ritrovamento è composto di statue e statuette bronzee, ex-voto e migliaia di monete ritrovate nel santuario termale etrusco e romano del Bagno Grande di San Casciano dei Bagni. Complessivamente oltre venti statue di bronzo in perfetto stato di conservazione, cinquemila monete in oro, argento e bronzo.
Le statue e le altre testimonianze, “sono state sepolte, molto verosimilmente, perché un fulmine era caduto sul santuario – spiega Osanna, che regge in questo momento ad interim anche la direzione del Mann, sino alla nomina del successore di Paolo Giulierini– questo per gli antichi significa riflettere su che cosa ci vuole comunicare il Dio. In quel caso, evidentemente, l’omen era negativo. Sappiamo che a Roma, quando cadeva un fulmine, si chiamavano gli etruschi proprio per decifrare il volere della divinità. In questo caso, evidentemente, c’è stata proprio una interpretazione negativa: bisognava seppellire gli oggetti che erano stati toccati dal fulmine. E questo ha fatto sì che si conservassero fino a noi”.
Le iscrizioni ritrovate sui manufatti raccontano pezzi di vita privata di persone comuni. Nomi di persona, nomi familiari, provenienze e i motivi che le spingevano a recarsi in questo tempo termale, in prevalentemente per malattie. Sono stati ritrovati ad esempio pezzi che riproducono parte del corpo come arti e persino una vagina.
A preservare lo stato di conservazione dei reperti ci ha poi pensato l’acqua termale calda. Con la bella stagione a San Casciano – fa sapere Osanna- riprenderanno gli scavi che potrebbero riservare nuove scoperte.
“Intendiamo far conoscere i bronzi prima di esporli definitivamente a San Casciano – spiega ancora Osanna- dove abbiamo acquisito la canonica che diventerà un museo accessibile. Al Mann inoltre, l’esposizione inaugurerà le nuove sale, ideali per le mostre temporanee, appositamente dedicate a questo dopo che per molti anni è stata utilizzata ad esempio la sala della Meridiana”.
Ma come stanno i bronzi? Nei laboratori di restauro del Mann si vuole accertare proprio questo, soprattutto sui reperti venuti recentemente alla luce. La risposta è che sono in ottimo stato dopo essere stati preservati dal fango termale e non essere finiti fusi per altri usi senza potere arrivare a nostri giorni.
“Le verifiche riguardano più in generale tutti i pezzi, cosa normale -sottolinea sempre Osanna- dopo un trasferimento. Al Mann a prendersi cura delle statue di san Casciano sono il professor Jacopo Tabolli e la dottoressa Vilma Basilissi nel laboratorio recentemente dotato di nuove apparecchiature.