Meloni sull’immigrazione: “La legge Bossi-Fini va cambiata”
Uno dei maggiori problemi della legge è la clausola che prevede che in Italia può entrare solo chi ha già un contratto di lavor
La premier Giorgia Meloni, a pochi giorni dalle elezioni europee, tocca un argomento caro al suo elettorato nazionale e centrale nel suo impegno europeo: l’immigrazione illegale. Nel Cdm del 4 giugno la premier è, infatti, intervenuta su questo spinoso argomento molto caro alla compagine di governo affermando di voler cambiare la legge Bossi-Fini che da vent’anni regola l’immigrazione nel nostro paese.
La legge del 2002, varata dal secondo governo Berlusconi, sostituì la precedente legge Turco-Napolitano e prende il nome dall’ex leader della Lega Nord Umberto Bossi e l’allora leader di Alleanza Nazionale Gianfranco Fini. Negli anni, la legge ha mostrato le sue debolezze soprattutto negli ultimi dieci anni in cui l’immigrazione ha toccato numeri record. Le politiche migratorie sono diventate materia urgente da trattare e modificare, poiché i flussi migratori sono molto diversi da come erano oltre venti anni fa, risultando obsoleta e anacronistica. Questa legge è stata modificata più volte ma non rappresenta più la realtà del nostro paese.
Uno dei maggiori problemi della legge è la clausola che prevede che in Italia può entrare solo chi ha già un contratto di lavoro. Una condizione utopistica da realizzare al momento dell’arrivo nel Paese, e per questo, spesso è stata aggirata. La legge Bossi-Fini, inoltre, prevede che chi entra in Italia senza un permesso valido o senza un contratto di lavoro è considerato un immigrato irregolare e quindi deve essere immediatamente espulso. Solo chi è in possesso di un certificato di lavoro può avere il permesso di soggiorno.
Queste condizioni hanno portato ben pochi benefici alla condizione migratoria dell’Italia, ha favorito invece, l’immigrazione irregolare.
Giorgia Meloni ha sempre manifestato la volontà di modificare la regolamentazione dei flussi migratori sia in Italia che in Europa. Secondo la premier, questo sistema macchinoso ha agevolato la criminalità organizzata che ha usato le falle dei canali legali per avere maggiore spazio di manovra. Meloni si è recata dal Procuratore della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo per presentare il suo esposto sui flussi di ingresso in Italia e sulle connessioni con le possibili infiltrazioni criminali. I numeri più allarmanti per la premier arrivano proprio dalla Campania, dove “abbiamo registrato un numero di domande di nulla osta al lavoro per extracomunitari, durante il click day, totalmente sproporzionato rispetto al numero dei potenziali datori di lavoro, siano essi singoli o imprese” ha precisato. Un numero, cioè, enorme rispetto alle capacità di assorbimento del territorio mostrando che questi canali dei decreti flussi vengono usati come meccanismo per la criminalità organizzata.
Ancora non è chiaro come il governo Meloni ha intenzione di modificare la normativa sui flussi migratori né quando arriverà un cambiamento.