I rischi del fanatismo ambientalista
I rischi del fanatismo ambientalista
Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Per l’ennesima volta constato che l’Italia è il paese delle mille contraddizioni, dalla politica balbettante priva di spina dorsale alla burocrazia, un mostro a più teste che sopravvive a tutto e a tutti, capace di paralizzare i procedimenti amministrativi e le iniziative che dovrebbero favorire l’economia e l’energia pulita.
E dico questo all’indomani della tragedia di Casamicciola dove invece la cattiva politica con la sua inerzia da un lato non ha compiuto nessun intervento di messa in sicurezza e ha consentito, al contrario, la costruzioni di abitazioni civili in zone di massimo rischio idrogeologico.
Questo per dire che viviamo in un Paese in cui i cittadini sono in balia dell’incertezza e costretti a regolarsi alla stregua del peggior giocatore al tavolo della roulette.
Mi spiego.
Alcuni amici mi hanno rappresentato la difficoltà se non addirittura la impossibilità di installare sul nostro territorio i pannelli fotovoltaici. Ciò perché gran parte del nostro territorio è sottoposto a vincolo paesaggistico e, cosa ancora più grave, all’anacronistico Piano Urbanistico Territoriale, approvato con LR 35/1987, che considera Cava de’ Tirreni alla stregua dell’area Sorrentino-amalfitana. Un’anomalia tecnico-amministrativa che impedisce di realizzare ciò che invece il PNRR favorisce per avere una energia pulita e un risparmio sui consumi elettrici. Se poi ci si sposta nei comuni limitrofi dell’Agro Sarnese-Nocerino o della Valle dell’Irno tutte queste restrizioni non ci sono e i pannelli fotovoltaici vengono installati tranquillamente.
Per non parlare della maggior parte dei territori e delle città Italiane.
Ma il problema del PUT è molto più ampio e non riguarda solo i pannelli fotovoltaici.
L’aver approvato con legge regionale il Piano Urbanistico Territoriale dell’Area Sorrentino-Amalfitana (L.R. 35/87), se da un lato ha limitato le modifiche privilegiando l’aspetto conservativo, dall’altro, come più volte asserito dai politici di destra e sinistra, ha “bloccato lo sviluppo, congelato l’economia, trasformando il territorio in un museo”, alimentando e non limitando il fenomeno dell’abusivismo
Questo ha comportato che a Cava non risultano applicabili tutte le leggi emanate a livello nazionale e regionale, le quali in tutta Italia hanno risolto e migliorato le residenze e la stessa vita dei cittadini. Si tratta in sintesi di leggi che hanno aggiornato la vecchia legislazione le quali, come le stesse riportano:
– tutelano, gli assetti, le trasformazioni e le utilizzazioni del territorio al fine di garantirne lo sviluppo, nel rispetto del principio di sostenibilità;
– tutelano e sviluppano il paesaggio agricolo, quello mare-terra e le attività produttive e turistiche connesse
– promuovono l’uso razionale e lo sviluppo ordinato del territorio urbano ed extraurbano mediante il minimo consumo di suolo;
– migliorano la salubrità e la vivibilità dei centri abitati;
– potenziano lo sviluppo economico regionale e locale;
– consentono a chi vuole demolire un immobile costruito in aree a rischio di ottenere una “moneta urbanistica” con un aumento volumetrico del 50% (piano Casa L R 16/2004;
– consentono l’ampliamento, per uso abitativo, fino al 20% della volumetria esistente (piano Casa L R 16/2004;
– consentono di adeguare le abitazioni alle esigenze familiari anche attraverso il recupero abitativo dei sottotetti (L. R. 15/2000);
– consentono la realizzazione di parcheggi pertinenziali alle abitazioni (legge 122/89);
– consentono cambi di destinazione d’uso degli immobili, bonus fiscali (110%) e l’utilizzo di pannelli fotovoltaici;
Il Piano Urbanistico Territoriale non può impedire lo sviluppo del territorio, ma la sua applicazione va attualizzata, attraverso il contemperamento di altri interessi che hanno pari dignità costituzionale. La tutela dell’ambiente, infatti, non è solo tutela del paesaggio, ma è anche riduzione dell’inquinamento ed acquisizione di energia pulita ed il diritto di proprietà e quello della libera iniziativa economica privata e pubblica non possono essere limitati senza ragione.
Si tratta di sapere mediare, individuando il corretto equilibrio tra interessi che possono apparire conflittuali solo ad una visione miope e superata.
E allora per concludere perché non pensare ad un aggiornamento del PUT che consenta di dare piena ed effettiva esecuzione al PNRR?
Mi auguro che il nuovo Governo di centrodestra voglia finalmente porre fine ad un integralismo fondamentalista ambientalista e svoltare pagina come avviene già da tempo in tutti le Nazioni europee, dal momento in cui non ci sono nuovi interventi di antropizzazione sul territorio né legali né, a fortiori, di tipo abusivo.
avv. Marco Senatore
Coordinatore Provinciale Meridione Nazionale