Aumentate negli ultimi anni le precipitazioni (+1,8%), il prelievo nazionale di acqua a uso potabile ammonta a 9,5 miliardi di metri cubi, mentre sono 3.161 i gestori dei servizi idrici, di cui l’82,8% sono i Comuni, infine, è cresciuta notevolmente (+74%) la spesa delle famiglie per l’acqua nell’abitazione principale.
In occasione della Giornata mondiale dell’acqua, istituita dall’ONU e celebrata ieri, l’Istat ha fornito un quadro di sintesi delle principali statistiche sulle risorse idriche.
In Italia, le precipitazioni medie nel decennio 2001-2010 corrispondono ad un volume di acqua di 245.457 milioni di metri cubi. Tale valore è in aumento dell’1,8% rispetto alla media del periodo 1971-2000.
Nel 2012 i gestori dei servizi idrici operanti in Italia sono 3.161: nell’82,8% dei casi si tratta di amministrazioni comunali, negli altri casi di gestori specializzati.
Nel 2012 il prelievo nazionale di acqua a uso potabile ammonta a 9,5 miliardi di metri cubi, di cui l’84,8% proviene da acque sotterranee, il 15,1% da acque superficiali e il restante 0,1% da acque marine o salmastre.
Migliora il giudizio delle famiglie sull’erogazione d’acqua nelle loro abitazioni: la quota di famiglie che lamentano irregolarità nel servizio è diminuita, passando dal 14,7% nel 2002 all’8,6% nel 2014.
A dichiarare di non fidarsi a bere acqua di rubinetto è ancora una percentuale rilevante di famiglie ma in deciso calo: dal 40,1% del 2002 si è passati al 28% nel 2014. La sfiducia è molto elevata in Sardegna (53,4%), Calabria (48,5%), Sicilia (46,2%) e Toscana (38,3%).
La spesa media mensile delle famiglie per l’acquisto di acqua minerale si attesta nel 2013 a 11,42 euro, il 4,5% in meno del 2012. Si tratta di quasi la metà di quella sostenuta per il servizio di acqua per l’abitazione.
Ad aumentare notevolmente (+74%) è stata invece la spesa media mensile effettiva delle famiglie per l’acqua nell’abitazione principale, da 12,16 euro del 2008 a 21,18 euro del 2013.
La quota di carichi inquinanti civili trattati negli impianti di depurazione di tipo secondario o avanzato, rispetto ai carichi inquinanti generati nel territorio, è del 57,6% nel 2012: in leggero aumento rispetto al 2008 (56,5%).
Nel 2014, la Sicilia risulta essere la regione con il maggior numero di agglomerati (riferimenti territoriali relativi ai sistemi di fognatura e trattamento delle acque reflue urbane) sotto procedura di infrazione della normativa in materia di trattamento dei reflui. Sono infatti 175, segue la Calabria con 130. (foto Angelo Tortorella)