“Il terremoto non uccide. Uccidono le opere dell’uomo! I paesaggi che vediamo e che ci stupiscono per la loro bellezza sono dovuti alla sequenza dei terremoti”.
Lo ha detto monsignor Domenico Pompili, vescovo di Rieti, celebrando oggi ad Amatrice i solenni funerali di Stato per le vittime del sisma del 24 agosto. Ventotto bare, a rappresentare le 231 vittime di Amatrice e le 11 di Accumoli, poste davanti l’altare sul quale era stato issato un Cristo Crocifisso e a lato sistemata una statua della Madonna della neve, posizionata su un cumulo di macerie.
Nella sua omelia il vescovo Pompili ha preso spunto dal passo del Libro delle Lamentazioni che descrive la distruzione di Gerusalemme, ma che, ha detto, “si presta bene ad evocare la devastazione di Amatrice e di Accumoli. Sembra di risentire i sopravvissuti: un rumore assordante, pietre che precipitano come pioggia, una marea asfissiante di polvere. Poi le urla. Quindi il buio”.
Davanti a circostanze drammatiche, ha proseguito il presule, “va evitato di accontentarsi di risposte patetiche e al limite della superstizione. Come quando si invoca il destino, la sfortuna, la coincidenza impressionante delle circostanze. A dire il vero senza terremoti non esisterebbero dunque le montagne e forse neppure l’uomo e le altre forme di vita”. (fonte SIR)