Da oggi la politica pianta le tende al Quirinale
Cominciano al Quirinale le consultazioni del Capo dello Stato. Al momento sembra esserci una sola via che porta ad un esecutivo targato “centrodestra-M5s”. Di Maio però sottolinea: “Mai al governo con Forza Italia”
Oggi partono le consultazioni e s’inizia con una crisi al buio. Il Quirinale sembra intravvedere il pericolo di uno sfilacciamento temporale nel quale le forze politiche potrebbero infilarsi per settimane, sterilizzando l’efficacia delle consultazioni. Il presidente è assolutamente consapevole delle difficoltà e non rischierà di frenare una situazione in evoluzione forzando i tempi. E per ora c’è una sola carreggiata di marcia: porta a un esecutivo targato “centrodestra-M5s”.
Mattarella ha da tempo fatto i conti vedendo dietro questo esecutivo una solida maggioranza. Sarebbe blasfemo solo pensare che il Colle entri nelle scelte politiche e non voglia un Governo di legislatura. Poi, ai freddi numeri bisogna aggiungere un pizzico di buon senso: per questo Mattarella ha fatto sapere che durante le consultazioni il capo dello Stato si fa “portavoce delle esigenze dei cittadini”.
Ascolta e chiede. Si tratta proprio di quella “pagina bianca” da scrivere di cui parlò nel messaggio di fine anno. Pagina oggi riempita dai cittadini con chiarezza nonostante le falle del Rosatellum. Mancano ora le conclusioni delle forze politiche che nessuno si aspetta in questo primo giro di consultazioni. Ma passi avanti sono indispensabili per fare un altro giro di valzer presidenziale.
Salvini e Di Maio non si sono ancora incontrati: lo faranno dopo le consultazioni. Porteranno al Colle le loro parole d’ordine insieme a tante rigidità verso l’altro. Ma soprattutto Di Maio dovrà esplicitare a Mattarella il proprio percorso mentale, quanta sia la voglia di trattare con Salvini e quale compromesso sia disposto a fare sulla partecipazione di Forza Italia.
Pronti nei magazzini del Quirinale ci sono strumenti di persuasione efficaci, come l’incarico esplorativo. Ad esempio a Salvini, come leader della coalizione vincente. O, magari subito dopo, a Di Maio come capo del partito più votato.
Eventualità che terrorizza entrambi in mancanza di un accordo non strutturato. Lo stesso Pier Luigi Bersani nel 2013 si bruciò tentando un corteggiamento ai Cinque stelle. Che oggi sono più vecchi e più saggi e sanno cosa provò Bersani in quelle ore. (fonte Confcommercio)