L’editoriale letto su Ulisse online a firma del direttore Pasquale Petrillo (Cava, Centro Commerciale Naturale: un’occasione da non perdere del 31-12-15, N.D.R.) ha ben fotografato la realtà del CCN cavese fatta di luci e ombre.
In verità, più ombre che luci. Lo dimostrano i risultati ottenuti dopo circa quattro anni e lo stesso numero degli associati al Consorzio. Su circa quattrocentocinquanta esercizi pubblici facenti parte del perimetro del CCN solo in sessanta hanno aderito. Questo dato la dice lunga sull’interesse suscitato dal Consorzio in termini di opportunità economica, non solo per i singoli commercianti, bensì per l’intera città.
Vero è che c’è stata, inutile negarlo, tanta miopia da parte di chi ha diretto il Consorzio del CNN. Da assessore comunale alle attività produttive, conscio che delimitare il CCN al solo centro storico fosse un grave errore, mi sono prodigato per estendere il perimetro a zone commercialmente importanti come via Veneto e Corso Mazzini fino al Parco Beethoven.
Intanto, perché ero e resto convinto che la vera identità commerciale e artigianale cavese è più che altro al di fuori del Borgo Antico. Viceversa, ormai, il centro storico non ha più una vera e propria caratterizzazione e un’identità: la maggior parte degli esercizi commerciali sono in franchising (una forma di associazione contrattuale con la quale il “concedente o affiliante” concede il proprio know-how, cioè il diritto esclusivo di usare il proprio nome, logo, marca, prodotti in cambio di corrispettivi finanziari) e gestiti da negozianti non cavesi, con prodotti di scarsa qualità e/o rinvenibili in qualsiasi altra città e nei cosiddetti Centri Commerciali Artificiali, più comodi e al coperto. Non parliamo poi delle friggitorie, zeppolerie e affini che hanno trasformato il nostro bellissimo e amatissimo salotto buono in un bivacco a cielo aperto.
Data questa realtà perché un turista dovrebbe venire a visitare il nostro Centro Commerciale Naturale e non andarsene in uno artificiale?
Ritornando alla miopia del Consorzio e dei suoi aderenti, il deliberato che ha esteso il perimetro del CCN è stato osteggiato da alcuni membri del direttivo del Consorzio, addirittura arrivando a chiedere la revoca in autotutela del deliberato. Considerare il centro storico un fortino da difendere da assalti esterni è un grave errore, che certamente ha determinato il palese insuccesso del CCN, rendendolo un corpo estraneo se non addirittura inviso alla città.
Non solo è necessario e utile aprire ai tanti e veri commercianti e artigiani cavesi che sono allocati fuori le “mura del castello”, ma sarebbe opportuno favorire la caratterizzazione con esercizi che attraggono e spingono i turisti a visitare il nostro CCN piuttosto che favorire città vicine o, peggio ancora, quelli artificiali.
L’auspicio è che il nuovo Presidente, ottima persona anche per le sue competenze specifiche nel settore, guarisca la miopia di chi considera un successo l’attuale CCN. Una patologia, quella della mancanza di una visione strategica complessiva, che riguarda non solo i diretti interessati, ma anche l’attuale Amministrazione comunale. (foto Giuseppe Auletta)