Cava, Raffaele Giordano: “Non è tempo di stare fermi. Mi candido per il bene della mia città”
Cardiochirurgo, docente e ricercatore universitario della Federico II di Napoli, Raffaele Giordano è autore di oltre cento pubblicazioni internazionali e vincitore di diversi premi, è autore di due testi universitari. Collabora con molti centri internazionali per la ricerca sulla diagnosi e cura delle cardiopatie congenite. Da sempre impegnato in molte associazioni territoriali. Si dichiara innamorato delle origini, della storia e dell’identità della propria città a tal punto che dopo diversi anni fuori regione, nel 2016, ha deciso di ritornare a vivere e a lavorare per il proprio territorio.
Quali sono le priorità di cui necessita la città di Cava secondo Lei?
Le priorità sono garantire i diritti essenziali dei cittadini e rendere la loro quotidianità non solo agevole ma anche piacevole. Da medico so quanto sia importante fornire al cittadino la migliore assistenza sanitaria possibile non soltanto grazie a un ospedale funzionante, ma anche attraverso una rete di servizi che fanno capo alla medicina territoriale che deve essere potenziata. Il rafforzamento dei servizi sanitari dovrà andare di pari passo con una riorganizzazione della parte amministrativa riguardante l’attività sanitaria nel suo complesso: penso a un’unica struttura in cui il cittadino possa espletare tutti gli adempimenti burocratici sanitari che attualmente sono sparpagliati sul territorio. Una circostanza, questa, che mette a dura prova soprattutto la popolazione anziana. Poi credo che un’amministrazione abbia il dovere di determinare e agevolare tutte quelle situazioni che possono portare allo sviluppo di attività produttive sul territorio. Solo cosi può porre rimedio o comunque tamponare un gravissimo problema, forse il vero problema: il lavoro. Maggiore sicurezza e tutela ambientale sono altri due temi critici e fondamentale su cui bisogna intervenire. E anche se di importanza minore, non trascurerei il fatto di dare più attenzione al mondo del folklore che ci riporta anche alle tradizioni più vere e sentite della città. I gruppi di sbandieratori e trombonieri rappresentano uno dei vessilli identitari della nostra città e vanno incoraggiati nella loro attività non solo migliorando l’immagine di Cava de’ Tirreni attraverso una mirata azione di marketing, ma anche fornendo loro un supporto reale destinandogli, tra l’altro, un luogo in cui addestrarsi.
Cosa crede sia stato fatto di buono e quali invece le direzioni sbagliate prese in questi cinque anni dall’Amministrazione Servalli?
Non mi piace parlare degli altri. Tuttavia, non potendomi sottrarre a questa domanda, direi che in questi cinque anni l’Amministrazione Servalli ha garantito la gestione dell’ordinario e anche questo, a mio parere, non è stato sempre fatto in maniera ottimale e continua. Inoltre, ha rincorso sempre le emergenze di vario tipo e ha cercato di prevenirle solo successivamente. Le più penalizzate come sempre sono le frazioni, alcune delle quali sono state quasi dimenticate. E’ vero che sono state inaugurate alcune opere pubbliche, ma non bisogna dimenticare che il taglio del nastro è stato possibile grazie al lavoro delle precedenti amministrazioni che hanno risolto una serie di controversie cavillose ma soprattutto hanno pensato e progettato quelle opere, avviando una serie di azioni concrete che dovevano essere solo ultimate. Di contro, l’Amministrazione uscente non ha mostrato una chiara visione di città futura. In cinque anni non ha progettato nulla di significativo che lei stessa o altri potessero continuare. Il vero rischio è che tra qualche anno non ci sarà nessun nastro da tagliare. La gestione dell’ordinario va bene, ma deve andare di pari passo con una progettualità spinta, altrimenti si resta fermi al palo.
Quali sono i punti salienti del vostro programma elettorale e quali sono i suoi personali contributi che pensa di portare al rinnovato Consiglio Comunale?
Sanità, sicurezza, infrastrutture, turismo-folklore e decoro urbano. Questi i cinque punti cardine intorno al quale bisogna lavorare nei prossimi cinque anni e a cui voglio dare il mio fattivo contributo. Soprattutto nella sanità: la tutela e il potenziamento dei sei servizi ospedalieri in primi, ho inoltre in mente una serie di servizi aggiuntivi da organizzare sul territorio, tra cui la consegna a domicilio dei farmaci e di ogni altro presidio diagnostico medico sanitario, per la cura delle persone anziane o non autosufficienti; l’istituzione di un numero verde presso i Servizi sociali, al servizio di donne, anziani e minori in difficoltà e di uno sportello di ascolto che farà riferimento a un pool di professionisti (avvocati, assistenti sociali, psicologi, ecc.), pronti a intervenire. Un’attenzione particolare sarà data al mondo delle disabilità, molto trascurato negli ultimi anni.
Ha qualche personale progetto nel cassetto da portare all’attenzione delle Istituzioni Comunali?
Tanti, forse troppi. Ci sono sicuramente delle priorità che Marcello Murolo ha bene individuato nel suo programma e che io condivido in pieno, poiché realistici e realizzabili. Se mi è consentito sognare, direi riportare la maternità a Cava, ma voglio precisare che questo non lo dico per fare il “piacione” nei confronti dei cittadini e lo ritengo purtroppo un progetto ai limiti della fattibilità. Questo perché è soprattutto la sanità regionale che ridisegna e gestisce i servizi ospedalieri. Ginecologia non è solo il punto nascita, ma soprattutto servizi per le donne, come la diagnosi e la terapia delle patologie oncologiche. Forse in pochi ricordano che il nostro ospedale nel 2015 aveva ricevuto il doppio bollino rosa per la mamma ed il bambino, per la ginecologia, la senologia e la pediatria. Pochi centri potevano fregiarsi di questo riconoscimento. Ma come spesso accade in Italia, siamo bravi a smantellare ciò che funziona e, a inizio 2016, tutto questo già non esisteva più. Comunque la ginecologia a Cava forse è un sogno, ma io sono sempre stato un po’ sognatore.
Cosa l’ha spinto a candidarsi?
Il senso del dovere. Ho iniziato la mia carriera di medico all’ospedale pediatrico Apuano di Massa ed al Meyer di Firenze, due eccellenze italiane. Ma appena ho potuto, sono tornato a casa per mettere la mia esperienza al servizio della collettività. Viviamo tempi difficili e ognuno deve fare la sua parte: non me la sento di compiere un passo indietro e di continuare a vivere la mia vita ignorando i problemi che mi circondano. E, anzi, le difficoltà degli ultimi tempi hanno rafforzato la mia convinzione che non si può restare fermi a guardare ma che è giunto per ognuno il tempo di rimboccarsi le maniche e di lavorare per cercare soluzioni.