scritto da Redazione Ulisseonline - 26 Marzo 2025 09:37

Cava de’ Tirreni, a colloquio con Luciano D’Amato: “Avrei il desiderio di fare il Sindaco per un anno solo per…”

Non mi sembra che nell'ultimo decennio i partiti abbiano dato alla nostra vita cittadina tutto quanto per loro possibile

Con l’intervista che pubblichiamo oggi Ulisse on line termina quest’ultimo viaggio con al centro il futuro politico-amministrativo della valle metelliana. Concludiamo questo viaggio in un porto, come dire, di famiglia, nel senso che l’intervistato, Luciano D’Amato, è tra i fondatori nonché vicepresidente dell’associazione Comunicazione & Territorio, ovvero del sodalizio proprietario della nostra testata giornalistica, di cui è peraltro il legale. Cavese, avvocato libero professionista, Luciano D’Amato è giornalista pubblicista dal 1992. E’ stato cultore di diritto canonico presso l’Università degli Studi di Salerno, ma è anche stato, tra l’altro, presidente regionale della Campania, provinciale e comunale dell’Unione Nazionale Consumatori, mentre attualmente è consulente e legale dell’ Arcidiocesi di Amalfi – Cava de’ Tirreni, nonché di Enti Religiosi della stessa. Nella scorsa consiliatura fu nominato dal sindaco Servalli consulente politico in materia economica, con il compito di fornire supporto consulenziale e assistenza tecnico-politica in materia di sviluppo economico.

 

(foto di Angelo Tortorella)

 

“La società civile deve uscire fuori dalla posizione di rendita e mettersi in gioco”

 

Non manca molto alla fine di questa consiliatura e quindi alle prossime elezioni per il rinnovo degli organi di governo municipale. Tenendo presente lo stato dell’arte della città e quello non particolarmente in buona salute del nostro Ente Comune, quali sono, come cittadino metelliano, le sue sensazioni al riguardo di questo prossimo appuntamento elettorale?

La domanda è di respiro generale e, quindi, probabilmente non basterebbero tutte le righe a disposizione per dare una risposta esauriente. Vuol dire che prenderemo un po’ più di spazio. Con il cuore direi: riprendiamo il ruolo, l’immagine e la dignità che la nostra tradizione, e non solo lontana, ma anche di inizio secolo ventunesimo, ci impone e ci sostiene.

Con la mente mi rendo conto che occorre prima vedere le ampie travi che abbiamo nei nostri occhi prima di poter discutere e discettare sulle pagliuzze altrui. Ed allora: 1) è inutile a mio avviso fermarsi per verificare di chi siano le colpe. Insieme con questa attività occorre trovare le modalità di riprendere le vie del dialogo, dei contatti, delle buone idee da proporre e dar far finanziare. 2) Occorre saper guardare negli occhi i Dirigenti e, a scalare, tutti i dipendenti. Ed ho detto guardare negli occhi perché la mia esperienza professionale mi ha insegnato che solo da uno sguardo fermo, dal linguaggio del corpo, si può comprendere la volontà di tutti di condividere un percorso di ripresa. Prima occorre l’abnegazione dei Dipendenti. Ma gli amministratori dovranno scrivere il loro impegno. Così che se  i patti non saranno rispettati ognuno potrà affermare i propri diritti, senza ritardi o scuse. In questo la mia esperienza bancaria e di consulente del Sindacato mi sono serviti molto. 3) Quali sono le principali esigenze del Comune? Immagino quelle di incassare. Ed allora si potenziano gli uffici di entrate (tributi, urbanistica, strutture sportive, cimitero). Sono quelle strutture dove il cittadino sente di più l’interesse per il pagamento di una tassa che lo agevola piuttosto che una imposta che sente lontana. E via discorrendo.

C’è qualche indicazione che, da semplice elettore, vorrebbe dare ai partiti e, in generale, a quanti si accingono a prendere parte al prossimo agone elettorale locale?

Per mie esperienze fatte non bisogna considerare che una intera classe politica ed amministrativa sia incapace o, al contrario, capacissima. Occorre però avere maggiori possibilità da parte del cittadino e delle strutture comunali di verificare non solo la cultura e l’esperienza, ma anche la volontà di presenziare e la abnegazione. Il cittadino elettore in gran parte conosce, è inutile nasconderselo, pregi e difetti del suo favorito. Dovrebbe però ricordarsi che ha il dovere/diritto di chiedergli conto e ragione del suo operato. Comune come un enorme condominio? Se può essere utile, sì. Ogni anno l’amministratore si presenta in assemblea. E deve anche ricordare quanto ha saputo fare e quanto non è stato fatto e per colpa di chi o di cosa. Non esiste la mozione di sfiducia popolare secondo il diritto, ma esiste l’eventuale correzione fraterna, come dicono i miei amici sacerdoti, per indurre a lasciare il campo ad altri, ove necessario.

Si parla spesso di buon governo, ma secondo lei quali sono i requisiti che lo caratterizzano o, meglio, che lo potrebbero e dovrebbero caratterizzare?

Rischio di ripetermi, ma il buon governo è quello di chi, nel segreto del piccolo transatlantico (che va dall’ingresso della sala consiliare a quello della Sala Giunta) lo misura a passi tardi e lenti, ripetendo a se stesso: i miei familiari approverebbero quello che sto facendo? In una analisi benefici e costi, l’ABC da che parte va? Più i vantaggi o gli svantaggi?

Le idee, e quindi anche la politica, come suggeriva J.F. Kennedy, camminano sulle gambe degli uomini. Ecco, secondo lei quali dovrebbero essere i requisiti ideali per essere candidato a sindaco? E quale potrebbe essere l’iter migliore per arrivare alla scelta di un candidato sindaco?

Rispondo in modo secco: i requisiti dovrebbero essere tanti (esperienza, carattere, cultura amministrativa, assenza di “cambiali” firmate senza indicazioni del beneficiario). Li ho elencati esattamente in ordine decrescente, dal più importante, per come la penso. Ovviamente gli ingredienti del cocktail variano a seconda dei contesti storici. Forse in questo momento una cultura amministrativa può costituire il maggior abbrivio e trampolino… Non credo molto alle primarie. Credo di più al fiuto dei grandi elettori nel comprendere le richieste della piazza.

E per i candidati a consigliere comunale?

Per i consiglieri comunali, invece, occorre a mio avviso la consapevolezza di avere una grande fiducia da tante persone. Da ciò deriva l’entusiasmo e la moderazione. Direi di mutuare alcune espressioni di Papa Francesco: il consigliere comunale dovrebbe avere addosso l’odore delle pecore, soprattutto di quelle lontane, disperse o con difficoltà.

 

(foto Gabriele Durante) 

 

“Mi colpisce l’impossibilità di non poter erogare sussidi alle fasce deboli perché non si incassano tributi”

 

Veniamo ai contenuti. Nel prossimo programma politico-amministrativo quali punti, diciamo almeno cinque, ritiene dovrebbero essere inseriti come indispensabili e prioritari?

Urbanistica soprattutto. A mio avviso non è possibile ancora tenere in sospeso edilizia privata, casse comunali, ambiente e buon vivere. Poi, incassi dei tributi comunali. Sempre per esperienza professionale, ho verificato che del grande credito da incassare molti solo quelli che non hanno potuto onorare le scadenza, ma altrettanto molti quelli che non hanno voluto. E questo aspetto va esaminato molto presto ed approfonditamente. Preciso tre cose in proposito: a) anche io ho un piano di rateizzo in corso; b) ho una grande stima del dr. Farina e dei suoi collaboratori (pochi, forse troppo pochi); c) mi colpisce l’impossibilità di non poter erogare sussidi alle fasce deboli perché non si incassano tributi. Avrei il desiderio di fare il Sindaco per un anno solo per verificare in proprio come poter inquadrare meglio il flusso delle entrata e la solidarietà costituzionale che il mio maestro alla cattedra prof. Lamberti mi ha insegnato.

Poi la nuova dignità, direi “grandeur” cavese. Partiamo dalla capitale della bellezza del luglio 2025 per ricordare a tutti gli Uffici pubblici, alle aziende private ed al terzo settore che, appunto, la bellezza di Cava sta rinascendo. E che soprattutto Cava è credibile negli impegni che assume. Infine: il personale. Poche spese fisse: le convenzioni con consulenti motivati, che possano utilizzare, anche a titolo semigratuito, la struttura comunale, come occasione di esperienza.  E l’osservatorio e l’ assessorato dei “meno favoriti”.  La solidarietà fa bene, mantiene giovani, allontana dalle tentazioni. E fa crescere, se proprio vogliamo dirla tutta, il PIL comunale…

 

“La società civile ha fatto tanto ma può fare molto di più”

 

In un simile contesto, lei ritiene che la società civile cavese, di cui lei stesso ne è espressione, stia assolvendo (se sì, come e in che misura) al suo dovere civico di contribuire alla crescita politica e civile della città?

Ritengo che la società civile abbia fatto tanto ma possa fare molto di più. Anche se mi chiedo: quanti consiglieri erano  lavoratori dipendenti e quanti indipendenti, appartenenti dunque al mondo delle professioni ed affari (società civile)? A mente, la maggioranza. Però, a loro volta già vari provenivano dal mondo della politica. Dunque, la società civile prima si impegna e crea, poi s’assimila?… No. La società civile deve uscire fuori dalla posizione di rendita e mettersi in gioco. Quanto meno per creare possibilità ai nostri giovani, anche i migliori, di rimanere nella nostra città. La società civile ne ha talento, risorse finanziarie, prospettive di mercato. Ed è per non essere ipocrita che ho pensato di candidarmi alla prossima tornata elettorale. Mi si permetta un breve ricordo della mia gioventù in atletica: vedo la società civile come  quella che ciclicamente pone la mano sull’area di cambio della staffetta e riceve il testimone: da una esausta classe politica. E’ il quarto sprinter, per arrivare prima degli altri al traguardo della rinascita. Occorre chiamare, mi si permetta la battuta, i migliori partner e coach di  Livio Accarino, Pietro Giordano,  Marcello Siani…

In questi ultimi anni spesso si è parlato di civismo come risposta ai limiti dei partiti e alle difficoltà nel governo della città. Qual è la sua opinione al riguardo, soprattutto tenendo ben presente l’attuale realtà politica cittadina nel suo insieme?

Non mi sembra che nell’ultimo decennio i partiti abbiano dato alla nostra vita cittadina tutto quanto per loro possibile. Lo affermo anche perché penso di conoscere molti dirigenti locali e le loro potenzialità. Soffrono però perché, altrettanto, non molto incisivi sono i partiti a livello nazionale. Però hanno un compito fondamentale, non negoziabile diversamente. Ai tempi del XX secolo si parlava di loro come la cinghia di trasmissione. Oggi, tranne qualche buona eccezione ed adeguato distinguo, la trasmissione è invece virtuale, è quella dei social. Molte piattaforme informatiche e troppo poche quelle di stoccaggio di idee  e servizi veri, attuali, concreti.

Una domanda finale che è quasi un gioco. A suo avviso, qual è il possibile slogan per la prossima campagna elettorale nel quale i cavesi potrebbero meglio riconoscersi?

So di essere molto, forse troppo  ecclesiastico. Anche se  ho redatto la mia tesi di laurea sulla libertà religiosa. Nella mia campagna elettorale alle prossime amministrative vorrei utilizzare come slogan il titolo di uno dei più recenti documenti della Chiesa: Dignitas infinita. Cioè la dignità di ognuno di noi cittadini prima di tutto, e senza limiti. Per far sì che si possa consegnare ai propri  familiari una città più incisivamente presente nel contesto anche europeo, oltre che nazionale e locale. Che produca più reddito, da distribuirsi il più equamente possibile. Così da consentire ad ognuno dei 49.500 eredi del buen retiro di Cecilio Metello una vita con una dignitosa solidarietà.

Rivista on line di politica, lavoro, impresa e società fondata e diretta da Pasquale Petrillo - Proprietà editoriale: Comunicazione & Territorio di Cava de' Tirreni, presieduta da Silvia Lamberti.

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