Cala il sipario sull’accordo M5S-Pd, il Quirinale elabora un piano B
Renzi chiude i giochi: “chi ha perso non può governare”. Replica Di Maio: “il Pd ha detto no e la pagheranno”. A questo punto non restano che due soluzioni: un Governo del Presidente con obiettivi minimi o nuove elezioni a ottobre
Giù il sipario, di fatto, su un’intesa tra Movimento Cinque stelle e Pd: “incontrarsi con Di Maio si può, votare la fiducia a un governo Di Maio no. Chi ha perso non può governare” è la sentenza che l’ex premier, Matteo Renzi, ospite di “Che tempo che fa”, ha recapitato al leader pentastellato.
“Renzi nel Pd decide ancora tutto con il suo ego smisurato. Noi ce l’abbiamo messa tutta per fare un governo nell’interesse dei cittadini. Il Pd ha detto no e la pagheranno”, ha replicato su Facebook Di Maio chiudendo, definitivamente, l’ipotesi di un’alleanza con il Pd.
Al Quirinale, dunque, si inizia a dar forma mentale al piano B: un Governo di tregua per salvare almeno la Legge di Bilancio 2019. Con il passare dei giorni e l’alzarsi delle temperature estive il dibattito politico si concentra su come uscire dall’emergenza.
Si moltiplicano idee più o meno fantasiose che vanno dalla semplice modifica della legge elettorale fino a improbabili suggestioni di riforme costituzionali. Come ad esempio quella tornata a circolare nel centrodestra di un Governo costituente che possa portare l’Italia a una forma di semi-presidenzialismo. Ma sul Colle restano con i piedi per terra. Di fatto archiviata per la scadenza dei tempi tecnici l’ipotesi di nuove elezioni già a giugno, sul tappeto restano ora due soluzioni d’emergenza.
La prima è, appunto, quella di un Governo di tregua (o del Presidente, se preferite) guidato da una personalità terza, fuori dalla politica, capace di coagulare largo consenso con obiettivi minimi ma sufficienti per non svegliare speculazioni finanziarie sull’Italia.
E’ evidente – e questa è la principale preoccupazione del Capo dello Stato – che questo esecutivo dovrà varare una Finanziaria, evitando che scattino le clausole di salvaguardia che prevedono l’aumento automatico dell’Iva. Altrettanto evidente che un Governo di tregua debba “vivere” almeno fino alla fine dell’anno.
Si tratta comunque di pochi mesi. Che potrebbero essere usati per modificare il Rosatellum. Anche se la logica dice che trovare un accordo all’interno di un Governo di tregua su una materia così sensibile rasenta la fantascienza. La seconda soluzione resta a metà tra la volontà del Colle e quella delle forze politiche: andare a elezioni a fine settembre o all’inizio di ottobre. Soluzione spericolata, mai sperimentata in Italia, ma del tutto legittima anche se costringerebbe gli italiani ad avvelenarsi parte delle ferie con i fumi tossici di una nuova campagna elettorale.
Dando per scontato (e non lo è per nulla) che questa nuova chiamata alle urne porti a una maggioranza chiara, se si mettesse il turbo a tutte le procedure teoricamente il nuovo esecutivo potrebbe anche varare la Finanziaria 2019. Ma tutti i sondaggi escludono che lo spostamento di voti tra i tre schieramenti sarà tale da modificare gli attuali rapporti di forza.
All’interno di questa seconda strada che riporta l’Italia al voto a ottobre si può inserire una variabile importante. Quale Governo infatti potrebbe guidare questa corsa estiva alle elezioni?
Mattarella potrebbe formare un Governo di tregua e mandarlo alle Camere. Ove fosse sfiduciato – per esempio se Lega e M5s votassero contro – sarebbe questo Governo a portare alle elezioni di ottobre. A meno che Lega e M5s trovino un accordo per fare una modifica alla legge elettorale: in questo caso avrebbero ampi margini per portare avanti il nuovo sistema a colpi di fiducia. (fonte Confcommercio)