A colloquio con Massimo Altobello: “Con la vittoria di Servalli niente di nuovo sotto il sole”
“Non ci si aspettano grandi cose da un’Amministrazione di questo tipo”
Il viaggio di Ulisse alla ricerca della buona politica si conclude con un imprenditore, un tecnico, insomma, un rappresentante di quella che viene chiamata società civile. Stiamo parlando di Massimo Altobello. Ingegnere, presidente dell’associazione Cava Sviluppo dall’estate del 2019, Massimo Altobello, cavese, subito dopo la laurea ha ricoperto ruoli di responsabilità in aziende strutturate della Provincia di Salerno, con qualche parentesi estera. Fino al 2000 ha collaborato con la Paravia Ascensori, poi è diventato amministratore di un ente di certificazione di prodotto con sede a Roma, per poi ricoprire il ruolo di amministratore di un’azienda di ingegneria, di cui era socio, con sede a Milano. Per un lungo periodo ha diretto progetti internazionali che lo hanno visto impregnato in Kenia, Madagascar, Zanzibar, Egitto, Algeria, Benin, Uganda e recentemente in Bielorussia.
Dal 2014 ha fondato uno spin-off aziendale Maniola smart Sensing s.r.l, startup innovativa, attualmente l’azienda è una PMI, chiamata a rappresentare il settore dell’IoT al MILANO EXPO 2015 dove è stata presente nel padiglione della TIM (Telecom LAB) per l’agricoltura di precisione. La sua azienda si occupa di sviluppare sistemi di monitoraggio e software, in agricoltura e nel mondo dell’ingegneria, l’azienda è partner di Zucchetti software, player internazionale nel settore del software. Le sue aziende Partecipano a progetti di innovazione internazionale nel settore dell’IoT, dell’agricoltura di precisione…
Un giudizio sereno e spassionato sull’attuale Amministrazione in questi primi mesi del secondo mandato del sindaco Servalli.
Innanzitutto grazie per avermi interpellato, e passo subito alla risposta, alla quale non mi sottraggo, soprattutto perché ritengo di poter dire con tutta serenità la mia opinione atteso che non devo niente a nessuno, né a questa amministrazione né alle precedenti. Sinceramente ritengo che il ‘’direttivo’’ del sindaco Servalli con le conseguenti azioni, purtroppo per lui che reputo sia una persona di base onesta, è frutto dell’accordo politico stipulato all’atto della sua candidatura che ha dovuto pagare per ovvie ragioni.
Fin dalla prima elezione dell’amministrazione Servalli, senza cadere nell’ovvietà della sudditanza con l’amministrazione regionale, che per evidenti ragioni deve sussistere necessariamente e che per certi versi, è stata anche la leva psicologica che ha fatto protendere l’ago verso la vittoria di Servalli, posso affermare, ‘niente di nuovo sotto il sole’.
Purtroppo, la poca esperienza della macchina amministrativa sia da parte del sindaco che da parte della sua giunta, determina una stagnazione che sinceramente a Cava de’ Tirreni, dura da almeno cinque consiliature.
Dato che mi hai chiesto un giudizio spassionato, purtroppo devo registrare la difficoltà che il problema pandemico ha provocato, non solo sul territorio Cavese, ma piuttosto a livello regionale, nazionale e globale. Ciò premesso, la gestione sia di fine mandato che di inizio mandato nella totalità può essere registrata come positiva, più verso il ‘’pareggio’’ per utilizzare una nomenclatura calcistica, atteso che le priorità erano focalizzate sulla salute e l’emergenza sopravvivenza.
Certo non ci si aspettano grandi cose, da un’amministrazione di questo tipo, d’altronde senza nulla togliere agli altri candidati, la vittoria di Servalli è stata programmata a tavolino, bastava fare qualche moltiplicazione per capire che il quorum sarebbe arrivato.
“Sono bravi ragazzi, ma vittime di una macchina gestita da funzionari e dirigenti”
E un giudizio nel suo insieme sulla classe politica cittadina emersa dalle ultime elezioni comunali?
Per essere sintetico, ‘’sono bravi ragazzi’’, ma vittime di una macchina gestita da funzionari e dirigenti che ormai navigano senza limitazioni, all’interno delle leggi regole e circolari, facendo il buono e il cattivo tempo. La difficoltà della politica, nel significato più letterale della parola, nasce dalla Costituzione Italiana e dalla cultura marxista del ceto intellettuale italiano, mai veramente illuminista, in quanto purtroppo non abbiamo mai avuto una vera focalizzazione sul concetto vero di ‘’libertà di espressione’’ e di conseguenza siamo caduti nel buco nero del qualunquismo, ma l’espressione più palese è avvenuta nel periodo pandemico, quando tutti quelli che non erano al potere, piuttosto che stringersi intorno al problema, hanno tramato per rimuovere il prof. Giuseppe Conte, per concludere cosa? Purtroppo, quanto dico non viene notato, ma ricordiamoci i cortei che appaiono nelle manifestazioni sindacali per i diritti dei lavoratori, le bandiere di che colore sono? ‘’rosse’’ e non verde, bianco e rosso. Purtroppo la pochezza nella capacità comunicativa parte da un errore culturale, che non vede al centro i bisogni delle persone, ma il resoconto personale.
La difficoltà della classe politica cavese, nella ignoranza culturale che si ritrova, ‘’tranne qualche parentesi’’ con qualche sindaco illuminato e competente, ma privo di comunicativa, è la pochezza delle persone che si impegnano in politica che trovano nella carriera da consigliere o da assessore la loro ragione di vita, non avendo la capacità di affermarsi in maniera diversa, salvo qualche eccezione naturalmente.
“Manca una visione globale e strategica di cosa debba essere Cava de’ Tirreni”
Manca una visione globale e strategica di cosa debba essere Cava de’ Tirreni, come si posiziona all’interno di una provincia che la vede sicuramente e giustamente gregaria nei riguardi di Salerno. Cava storicamente, non è riuscita mai ad esprimere la propria potenzialità, pensando erroneamente negli anni, di fare competizione a Salerno che di fatto avrebbe potuto essere l’alleata ideale in una politica strategicamente e geograficamente favorevole della nostra città come porta della Costiera Amalfitana. Non voglio fare paragoni, ma vi invito a pensare come la religione, non intesa come credo spirituale, ma nella visione più meramente associativa, ha individuato da sempre Cava de Tirreni, quale fulcro della Diocesi Cava Amalfi, ciò che non ha saputo fare la politica laica.
“Agli imprenditori della nostra città dico che per fare il “grande passo’’ si deve investire, in termini di personale e soprattutto di relazioni”
Lei è un imprenditore e da qualche anno è presidente di Cava Sviluppo. Ecco, proprio questa associazione di imprenditori è stata un’idea intelligente, che però ha prodotto poco o niente in termini di incisività sulle politiche di sviluppo del nostro territorio. E’ la nostra un’impressione errata?
Lo sviluppo si crea con la capacità di attrarre investimenti, con la possibilità di avere territori estesi che diano la possibilità alle industrie di svilupparsi su superfici importanti che sinceramente nella nostra città non ci sono per la distribuzione morfologica della città sul territorio, se pure vede Cava de Tirreni adagiata su un territorio esteso, fortunatamente la maggior parte di questo è costituito dal cosiddetto ‘’bosco ceduo’’ che mal si adatta ad insediamenti industriali.
L’associazione ha una platea molto eterogenea, è costituita soprattutto di piccole aziende che hanno esigenze diverse dalle aziende strutturate che pur ci sono e che fanno parte della minoranza.
All’atto del mio insediamento, ho voluto un Comitato Direttivo Giovane, costituito da imprenditori di seconda generazione e abbiamo redatto un programma ambizioso che abbiamo presentato alla Mediateca Marte alla presenza dell’amministrazione Comunale, deirappresentanti della politica provinciale, e imprenditori anche fuori del nostro territorio e ho iniziato a smarcare il mio operato con la Manifestazione Cava Vino, dando un taglio culturale completamente diverso e dando importanza soprattutto ai rapporti che negli anni ho instaurato con l’Università Salerno dipartimento DIFARMA Agraria, ho stipulato la convenzione con la Camera di Commercio Italo Bielorussia e dato la possibilità ai nostri associati di andare gratuitamente alla fiera di MINSK in Bielorussia, ho mantenuto i rapporti con le associazioni che sono a carattere nazionale, ho invitato i soci alla partecipazione più ampia in una fondazione che promuove le reti di impresa ‘’fondazione ampio Raggio’’, purtroppo l’appello non è stato raccolto in maniera costruttiva, questo dovuto soprattutto alla questione critica delle dimensioni aziendali che non permettono agli imprenditori di assentarsi ed esprimere il vero spirito associativo, perché nella maggior parte delle volte sono loro l’azienda.
Ne approfitto della vetrina che mi state concedendo per chiarire agli imprenditori della nostra città che per fare il “grande passo’’, si deve investire, in termini di personale e soprattutto di relazioni, la logica dell’investimento che implode sull’imprenditore in termini di facility personali, ormai non paga.
Lo dico con rammarico e senza false giustificazioni, le politiche associative nella nostra città non hanno dato mai grandi risultati, questa è una cosa che sapevo dall’inizio, ma che di fatto non ho saputo e potuto modificare fino a questo momento, considerato il periodo pandemico che ha segnato il mio periodo di gestione.
Ritengo tuttavia come dice lei,‘’Cava Sviluppo è una idea intelligente’’ e l’opportunità che ho avuto sinceramente non la voglio sprecare, perché credo fermamente nella capacità delle persone di evolversi e mi riferisco alle nuove generazioni che stanno subentrando,invitandole fortemente a ‘’fare rete’’.
Ne approfitto per fare leva sulla voglia delle persone positive e propositive, di mettersi intorno ad un tavolo con noi per disegnare il futuro della nostra città, pensando nel limite degli spazi e delle capacità economiche, di dare un anima alla ‘’Piccola Svizzera’’ .
Non voglio costituire un partito politico, non mi interessa, ma faccio appello a coloro che vedono il futuro in maniera positiva, li invito a sedersi con noi, conosciamo gli strumenti finanziari e amministrativi per fare bene, adesso si deve ripartire, non ci sono più giustificazioni.
Lei ha lavorato e lavora anche al nord Italia. In ragione della sua esperienza, le chiediamo: ma nella nostra città ci sono imprenditori veri, nel senso che possono essere assimilati a quelli lombardi tanto per fare un paragone non tanto a caso?
Un po’ difficile confrontare tali realtà sinceramente, la Lombardia è una regione che prevalentemente basa la sua economia sulle grandi industrie metalmeccaniche e dell’automotive, che hanno notoriamente una catena del valore lunghissima e che di fatto muovono l’economia del paese, mentre,volendo fare un focus sulla Campania e poi sulla nostra città, ci si muove in un ambiente diverso, prevalentemente le nostre aziende sono nella filiera del mondo dell’edilizia e dei bisogni primari, tranne qualche realtà di eccellenza come il gruppo Di Mauro e la Flex la Tecnocap la Ariete de Julis o Pancrazio ecc.. e che di fatto provengono da imprenditori che negli anni 60 hanno saputo cogliere l’opportunità offerte dai finanziamenti pubblici, trasformandosi in attività industriali, propriamente dette. La maggior parte delle attività produttive sono artigiani che non sono assolutamente da sottovalutare, atteso che Cava, non dimentichiamo, è stata tra le altre cose la città che ha fornito le maestranze e l’intellighenzia per la Costruzione della Reggia di Caserta (ricordo che Barbara Mauro assessore alle attività produttive ne fece anche un convegno), ci dobbiamo confrontare con un tessuto imprenditoriale artigiano, ben diverso dalla realtà industriale lombarda.
“La gestione dell’Asi? Il problema sono proprio i rappresentanti designati dai Comuni, che purtroppo vengono individuati per percepire un gettone, senza nessun nesso con la logica di rappresentanza del mondo imprenditoriale”
Veniamo ad un altro punto dolente, l’ASI, il consorzio dell’area di sviluppo industriale. Qual è la sua opinione circa la gestione di questo ente in relazione allo sviluppo del nostro territorio? E ancora: ha senso che il nostro Comune continui a restare in quello che sembra essere più che altro un inutile se non addirittura dannoso carrozzone?
Come ho detto precedentemente credo nell’opportunità di fare rete e nel mondo associativo, naturalmente sono stato coinvolto in prima persona nell’attività della nostra associazione che all’epoca dei fatti, era capitanata da Giammarco Amato che a suo tempo era presidente di Cava sviluppo. L’associazione fece delle azioni dirette verso l’ente, per cambiare le regole di ingaggio delle assegnazioni e delle aree e soprattutto le regole urbanistiche di insediamento che pensavamo fossero poco premianti per piccole attività imprenditoriali che necessitavano di spazi da 500 mq e non da 5000 mq, tutta l’attività svolta dalla nostra associazione di fatto si è concretizzata in una mesta modifica del piano ASI, ‘’grazie burocrazia’’.
La gestione dell’ASI per come è concepita, ha una logica, ben precisa, infatti ogni Comune deve individuare un rappresentante, il problema sono proprio i rappresentanti designati che purtroppo vengono individuati per percepire un gettone, senza nessun nesso con la logica di rappresentanza del mondo imprenditoriale.
Naturalmente la nostra amministrazione Comunale, non è sfuggita a questa logica e nel 2020 in odore di elezioni ha provveduto ad indire una manifestazione di interesse generica e inefficace, sulla base di un documento graficamente molto curato, ma vuoto di significati, chiamato ‘’Documento di Orientamento strategico’’. Il documento descrive tutti i vincoli urbanistici dell’area (già ampliamente conosciuti dai tecnici che si occupano di urbanistica) ma che non rispondono alla domanda più importante che sarebbe servita per aprire una speranza agli imprenditori seri che intendono investire sull’area. Quali sono le aree assegnabili e a che superficie ammontano?, quali sono le aree assegnate, mai trasformate in insediamenti? Cosa intende fare il comune in collaborazione con l’ASI per revocare le assegnazioni che non si trasformano in attività produttive? Il dovere di un team di tecnici dirigenti e amministratori pubblici, è quello di valutare le cose per permettere di realizzare azioni per le quali le assegnazioni furono concesse a suo tempo.
Suppongo che il presidente firmatario dell’ASI l’avv. Antonio Visconti non abbia letto il documento, stessa cosa dicasi il presidente della provincia ing. Michele Strianese e neanche il Sindaco dott. Vincenzo Servalli, infatti se fosse stato cosi, si sarebbero almeno chiesti il perché abbiamo pagato dei tecnici per fare un copia incolla di documenti che non portano a nessun risultato plausibile.
Naturalmente con molto pudore, vi dico che la manifestazione di interesse indetta dal Comune di Cava, è caduta nel dimenticatoio, infatti non mi risulta che a valle di questa, si siano attivate azioni, vorrei essere smentito, sarebbe un già un risultato.
Se la classe politica non brilla non è che poi in città quella che un tempo si chiamava società civile sembra dare segni di vita. Un tempo l’associazionismo, di qualsiasi tipo, da quello ambientale a quello culturale o sportivo, si faceva sentire, ora è calato un preoccupante silenzio e l’emergenza pandemica ha accentuato un fenomeno che era già presente da tempo.
Non fa testo l’ultimo anno, per quel che riguarda l’associazionismo, ma io ad esempio faccio parte del direttivo del Rotary di Cava de Tirreni, noi abbiamo svolto in ogni caso,le azioni per le quali il club è demandato ad espletare la propria missione. Il presidente in carica Lino Montuoro con il direttivo anche in periodo di pandemia ha tenuto fede alle politiche di attuazione di Paul Harrys ‘’Servire al di sopra di ogni interesse personale”.
Non vedo un calo di attenzione da parte delle associazioni del nostro territorio, nei riguardi dei problemi primari, non dimentichiamo che la mensa dei poveri continua a funzionare con alterne vicissitudini, ed è nata nel frattempo anche un’azione diretta da parte della Diocesi Cava Amalfi con il banco alimentare, inoltre, i trombonieri si sono attivati per perpetrare come al solito i riti della nostra festa patronale nei termini delle limitazioni imposte dal governo per il COVID. Sinceramente non mi sento di esprimere un parere sulla situazione legata a questo argomento, attendiamo che finisca la pandemia e poi si ripartirà.
“Non ritengo che una opinione espressa sui social, lasci un segno tangibile nella coscienza delle persone”
La crisi dei partiti e della politica è evidente, ma sembra andata in tilt l’intera società civile che si rifugia sempre più nell’agorà virtuale dei social, i quali hanno sì un ruolo e una loro indubbia forza, ma che alla lunga si limitano a dare voce alla protesta rivelandosi così spesso autoreferenziali, se non scadono addirittura in vomitatoi di inusitata violenza verbale…
Questo problema dei social e della facilità di vomitare la propria opinione invadendo il personale, risulta fastidiosa e priva di senso se inserita all’interno di ragionamento di pianificazione territoriale e soprattutto in ambito industriale.
Sinceramente non do peso a Facebook, Istagram Twitterecc… Non ritengo che una opinione espressa sui social, lasci un segno tangibile nella coscienza delle persone, altrimenti non si spiegherebbe, come mai i nostri politici a tutti i livelli, si possano arrogare il diritto di dire tutto su tutti, smentendo tutto e tutti il giorno dopo.
Ritengo che l’inventore del calcolatore moderno Charles Babbage, fino ad arrivare a Steve Jobs non avevano immaginato le conseguenze di una rivoluzione informatica che comportasse un rapporto con la macchina di circa 6 ore giornaliere pro-capite per persona connessa tra social e contenuti, considerate le circa 8 ore di sonno, 3 ore per mangiare, 1 ora dedicata agli spostamenti rimangono circa 6 ore da dedicare a se stessi e ai propri cari, in pratica dedichiamo il 50 % del nostro tempo utile, navigando sui social, “assurdo!”.
Non rinnego l’importanza dei social, riferita alla possibilità di far conoscere l’offerta della propria azienda, oppure le opportunità che la propria azienda offre, in altri termini, io personalmente non racconto la mia vita privata, anzi ne sono geloso.
La sfida della società moderna, sarà quella di riprendersi la propria vita e estrapolarla dal mondo dei social, per poi, iniziare un nuovo percorso quello della comunicazione verbale, in altri termini, torneremo a fare ciò che abbiamo sempre fatto, solo in maniera diversa, dovranno trascorrere penso ancora 5 o 6 anni, dopo di che tutto questa voglia di apparire si trasformerà nella voglia di incontrarsi. D’altronde nel periodo del lockdown, le persone erano cadute in una depressione repressa, eppure avevano l’opportunità di dialogare via social, ma pur tuttavia appena il periodo di blocco si è trasformato in ‘’liberi tutti’’, come impazzite le persone hanno avuto la necessità di stare insieme, questo mi fa ben sperare.
Nella nostra città come si può portare la politica, la buona politica, nuovamente al centro del dibattito cittadino e come strumento di confronto e di costruzione? Ammesso che questo sia possibile…
Parto da un asserto, sicuramente la buona politica può ritornare! non ritengo possa arrogarmi tale capacità, altrimenti mi sentirei dire ‘’candidati’’, il che non è ciò che voglio, ho altri interessi. Ma, pur tuttavia ritengo di dover esprimere un pensiero, che purtroppo insidia le sue radici lontano, la mia opinione è che la buona politica presume la capacità di esprimerla, ammesso che questo fosse possibile, poi presume delle azioni e successivamente il mantenimento dello status raggiunto. Questa procedura non è applicabile in Italia, perché nel momento in cui un’amministrazione si insedia, dovrebbe rimuovere completamente tutto l’impianto della macchina amministrativa per sostituirlo con uno nuovo (nuovi dirigenti e funzionari) che siano in grado di attivare le politiche e i progetti ipotizzati. Ecco perché le persone di buon senso non si cimentano in politica, sanno che quanto ipotizzato e promesso in campagna elettorale, non potrà essere realizzato. Sarà necessaria una radicale azione di cambiamento della mentalità bigotta e ignorante, per poter realizzare ciò che avviene nei paesi in cui la democrazia si riesce ad esprimere per quella che è. Purtroppo, nella accezione secondo cui,il partito che vince, dall’altra parte si troverà un opposizione che pur consapevole della bontà dell’azione, continua a creare occasioni giudiziarie per fermare l’azione dell’amministrazione in carica, non andremo da nessuna parte, e l’Italia, come d’altronde la nostra città… la dovremo purtroppo vivere cosi’’nell’immobilismo ‘’. E’ di questi giorni l’assoluzione completa di una persona che stimo, che si era, suo malgrado avventurata in politica e per questo è stato attaccato ingiustamente.
“Il requisito irrinunciabile di chi si proporrà come guida della nostra Città è probabilmente, quello di essere una persona visionaria”
E, impresa forse ancora più ardua, come favorire la crescita e l’emergere di una classe politica cittadina che abbia un livello medio di maggiore competenza, preparazione, lungimiranza…
cIl motto potrebbe essere ‘’fra cinque anni mi giudicherete, ma ora lasciatemi fare!’’. L’utopia realista, permetterebbe a coloro che sanno come funziona la macchina amministrativa di pensare seriamente nella possibilità di scendere in campo al servizio del proprio territorio. Fino a quando le politiche di tutela dei lavoratori, si baseranno solo sulla garanzia del posto di lavoro e non su meccanismi timidi di meritocrazie distribuite, tutto ciò non permetterà di cambiare il nostro paese e come dicevo prima ‘’ resteremo nel nostro immobilismo’’
Secondo lei, quali requisiti di base, irrinunciabili, dovrebbe avere chi si propone come amministratore della nostra città, soprattutto in questi tempi bui e di vacche magre, dove c’è poco da distribuire e molto da chiedere alla comunità?
Sarebbe troppo ovvio pensare di darle la solita risposta ‘’deve essere una persona onesta’’ opterei per ‘’deve essere un sano un visionario come Elon Musk’’.
L’ha detto lei, ‘’questo è un periodo di vacche magre’’, mi dispiace dirglielo, ma fin quando gli amministratori e le persone in generale immaginano la macchina pubblica come una vacca da cui spillare latte, non andremo da nessuna parte.
Come ho detto, nella mia prima affermazione, decidiamo prima, dove deve andare questa città, poi si vedrà, come trovare le opportune leve finanziariee attrarre gli investitori per sviluppare il progetto.
Il requisito irrinunciabile di chi si proporrà come guida della nostra Città è probabilmente, quello di essere una persona visionaria, che con la sua pazzia, sia in grado di vincere tutti gli ostacoli che gli si presentano, e che abbia anche la capacità di pianificare in maniera scientifica le proprie azioni, attorniandosi di gente di buon senso. Operare inoltre, una traslazione non lineare dei dirigenti e funzionari del Comune (unica azione possibile con la legislazione attualmente applicabile), in modo da poter gestire la macchina amministrativa con il fine di poter realizzare ciò che si è promesso in campagna elettorale.
Voglio chiudere con un messaggio di speranza, non vi preoccupate, ripeto, non sono interessato a scendere in campo non avrei le doti che ho descritto precedentemente.
Grazie per l’opportunità che mi avete concesso e complimenti per l’interessante affresco che sta emergendo dal pensiero di tante persone di valore che avete intervistato. (foto Aldo Fiorillo)