A colloquio con Marcello Murolo sul futuro del centrodestra cavese: “Andare oltre i personalismi tenendo conto del passato”
Marcello Murolo, avvocato, ex assessore della giunta Galdi e direttore del corso di formazione politico-amministrativa che si sta tenendo presso le sale del Comune di Cava de’ Tirreni in questi mesi, ci racconta i suoi progetti presenti e futuri per questa interessante iniziativa, parlando anche di politica in ambito cittadino, nazionale e non solo. Per lui oggi, ci dice, l’amministratore pubblico deve essere innanzitutto, facendo una metafora, un allenatore, o per meglio dire un motivatore, che deve avere sagacia amministrativa e strategia, con obiettivi che man mano si rinnovano e che non sono per nulla ovvi, data anche la scarsità di risorse per realizzarli, e proprio da questo emerge l’utilità delle nozioni fornite al corso.
All’avvocato Murolo, chiediamo innanzi tutto, ora che si è entrati oramai nel vivo del corso di formazione politico-amministrativa, di cominciare a tirare le somme di questi primi incontri.
“Sinceramente siamo andati oltre ogni aspettativa, sono molto soddisfatto, proprio perché eravamo convinti che a questa iniziativa avrebbero preso parte non più di trenta persone, e personalmente pensavo che passato l’entusiasmo iniziale, la frequenza sarebbe andata scemando, invece siamo arrivati a ben 130 iscritti, con una media di un centinaio di fruitori ad incontro. E’ pur vero che probabilmente non tutti vengono con l’obiettivo che noi pensavamo, difatti ci sono persone che più che ad un interesse politico sono presenti allo scopo di corroborare i propri studi, ma ciò non è un male, anzi”
Questa grande affluenza però potrebbe anche essere letta come un segnale “negativo”, nel senso che oramai gli spazi riservati alla politica sono pochi se non addirittura assenti?
“Beh, questo è uno dei motivi per cui abbiamo promosso questo corso, perché bisogna ricreare gli spazi della politica, che però abbiano certi standard minimali; tutto ciò in ragione del fatto che oramai non si può prescindere da conoscenze tecniche basilari, infatti pur non essendo un sostenitore delle tecnocrazie, che ritengo inefficienti ed inefficaci, non ho potuto fare a meno di riconoscere la necessità di quelle conoscenze”.
I primi incontri, a dire la verità, erano più di carattere amministrativo che politico, condivide questa osservazione?
“Certamente l’impostazione del corso è prevalentemente quella amministrativa, l’iniziativa è rivolta principalmente a chi voglia prepararsi ad amministrare la cosa pubblica, ma il lato politico ha il suo peso, infatti, hanno tenuto (o terranno) incontri giornalisti del calibro di Luigi Ippolito, Ferdinando Giuliano, ed altri personaggi del panorama politico locale e non solo, ma a prescindere dalla tematica l’importante è non fare lezioni intrise di tecnicismi o di stampo universitario, difatti l’obiettivo primario deve essere quello di privilegiare la concretezza”.
Nei vostri progetti c’è la volontà di trattare anche un argomento fondamentale come la storia della politica, almeno degli ultimi 50 anni, per dare contezza ai ragazzi sui vari avvenimenti che si sono susseguiti nel tempo in questi ultimi decenni?
“Certamente, io vorrei che si parlasse molto di cultura politica nazionale ed internazionale, anche in virtù dei vari accadimenti che si stanno susseguendo in questo periodo, per permettere un lucido confronto col passato ed avere quindi la possibilità di formare un proprio pensiero critico, e poiché la politica nella sua essenza vive anche di simboli, tentare di far conoscere figure emblematiche del passato quali ad esempio Jan Palach. Tra l’altro una delle mie aspirazioni, magari organizzando un corso parallelo, è quella di trattare i temi dell’economia, che è un’altra materia fondamentale per un aspirante politico”.
Nei suoi progetti il corso può diventare una occasione di formazione per studenti liceali ed universitari nel loro percorso di studio, magari anche con il riconoscimento di crediti formativi?
“L’idea in verità non è questa, non la escludo a priori, ma non vorrei una eccessiva istituzionalizzazione, che porterebbe probabilmente alla nascita di interessi collaterali, e ciò mi suscita più di una perplessità, ma ne faremo oggetto di riflessione”.
In questo contesto, l’etica può essere un valore se non da insegnare, quantomeno da trasmettere al corso?
“L’etica a mio parere va indicata, ma questo è certamente un argomento complesso, molto più profondo delle convinzioni individuali, nel senso che tanti comportamenti sono indotti dal contesto sociale, oltretutto l’etica comune non necessariamente combacia con l’etica politica, perciò ritengo necessario aprire prima di tutto un altro discorso, e cioè che ci dovremmo approcciare maggiormente alla politica con strumenti sociologici, fare l’analisi di coscienza collettiva, una “radiografia culturale” della nostra società, perché penso che l’etica individuale sia in larga parte condizionata dall’etica collettiva, che in Italia è abbastanza scadente, e questo principalmente perché se i metodi di governo e le politiche economico-finanziarie esaltano comportamenti opportunistici le conseguenze non possono che essere queste”.
E quali differenze ravvisa fra l’etica collettiva nazionale e quella del Mezzogiorno?
“E’ prettamente una questione di intensità, oramai a livello di mentalità corrente i problemi del mezzogiorno sono gli stessi del nord, solo più marcati, perciò semplicemente parliamo di un’ Italia a due velocità, seppur unita nelle sue varie vicissitudini”.
La scelta di organizzare il corso è stata anche dettata dall’amara constatazione di una classe politica non sempre competente e preparata?
“Evidentemente si, ma ciò non significa priva di buona volontà, beninteso, non bisogna fare i catastrofisti; la classe politica non è cattiva come è descritta sotto l’aspetto delle intenzioni, cerca come può e come riesce di dare risposte, e ciò spesso è insufficiente, ma questo è anche figlio dei tempi, infatti in questo ultimo ventennio si è tentato di marcare una separatezza fra società civile e classe politica, e dietro questa separatezza si cela un disvalore verso la classe politica che è una delle manifestazioni di questo populismo strisciante negli ultimi vent’anni, uno dei tanti sintomi negativi del tempo”.
E secondo lei è più eroe chi fa politica o chi se ne disinteressa?
“Senz’altro chi fa politica, la risposta è abbastanza ovvia; gli americani dicono «tu non ti interessi della politica, ma la politica si interessa di te», ma il vero problema è che spesso chi si avvicina alla politica lo fa perché in quel momento gli fa comodo, penalizzando invece i tanti amministratori che si applicano al massimo nel proprio impegno civico”.“
Tornando al corso, ci sono ben 5 liste civiche che lo sostengono, questo può essere un segno di unità nell’ottica dell’opposizione cavese in consiglio comunale?
“Questo lo vedremo, io insieme ad amici ho lanciato questa idea ed altre liste civiche hanno aderito e in questo momento storico particolare il discorso della lista civica a mio parere è molto importante, non come tentativo di sottrarsi alle logiche politiche, ma come reazione alla banalità del disimpegno, “il cittadino che si interessa alla politica”, e vedo che si sta aprendo un momento di dibattito anche con volti nuovi rispetto a quelli a cui eravamo abituati in quest’ambito, e ciò è certamente positivo”.
In qualità di ex amministratore è possibile, a suo parere, tracciare un approssimativo bilancio sull’attività dell’amministrazione Servalli?
“Direi che ho un giudizio abbastanza comune oggi nell’ambito di Cava, partiamo dal presupposto che tutte le amministrazioni locali stanno vivendo un momento particolarmente difficile, anche se il peggio è passato i tempi non sono per niente facili, perciò ci vuole grande sagacia amministrativa, condita a quella preparazione che noi vorremmo fornire attraverso il corso. Devono poi, essendo un’amministrazione del tutto nuova, organizzarsi e trovare un proprio equilibrio operativo, bisogna essere onesti in questo, però il tempo corre ed i segnali non fanno presagire che ci si stia muovendo con adeguata velocità ed incisività, e sinceramente questa cosa da cittadino un po’ mi preoccupa”.
Quale sarà il futuro di questa opposizione nell’ottica della costruzione di una alternativa alla attuale amministrazione? E come la vede questa opposizione composita?
“Per sapere il futuro di questa opposizione occorrono doti divinatorie direi, o si trova un momento di aggregazione che sia prima umana e successivamente politica, per poi creare un progetto nuovo e di lungo periodo che vada oltre i personalismi ma che allo stesso tempo tenga conto del passato, altrimenti probabilmente continuerà a fare semplicemente l’opposizione.”
Secondo lei, che è stato segretario cittadino di Alleanza Nazionale, nonché assessore con la giunta Galdi, dunque un uomo che viene dal centro destra, politicamente come si mettono insieme le varie figure cittadine che rappresentano il centro destra locale al momento?
“Come ho detto è necessario trovare un momento di unione e riflessione comune, facendo un bilancio, valutando se ci sono esperienze ancora spendibili o concluse, perché la politica è fatta anche di dati oggettivi, infatti, penso che oggi, come succederà anche a livello nazionale, alcune esperienze siano concluse, almeno a certi livelli, ovviamente però ciò non esclude il fatto che si potrà sempre dare un contributo in un’ottica unitaria”.