scritto da Redazione Ulisseonline - 19 Giugno 2021 11:21

A colloquio con Luigi Senatore: “Cava rischia di diventare periferia di Salerno o un’appendice dell’Agro”

“In questi mesi la pandemia ha trasformato tutto l’ordinario in straordinario ed è in questi casi che emerge la qualità e la consistenza di un’Amministrazione. Questo non è accaduto”

 

Il viaggio di Ulisse alla ricerca della buona politica continua incontrando Luigi Senatore. Docente di Microeconomia nel Corso di Laurea di Economia Aziendale del Dipartimento di Scienze Economiche e Statistiche dell’Università degli Studi di Salerno, Luigi Senatore è attualmente responsabile scientifico del LABESS (Laboratorio di Economia Sperimentale Salerno) presso lo stesso Dipartimento ed Ateneo. Relatore dei suoi lavori scientifici in numerosi congressi internazionali, si è occupato negli ultimi tempi di tematiche economiche legate allo sviluppo sostenibile, all’ambiente, al mercato dei farmaci ed ai Beni Comuni.

Un giudizio sereno e spassionato sull’attuale Amministrazione in questi primi mesi del secondo mandato del sindaco Servalli.

Per mia natura, indole ed approccio alle cose non ritengo opportuno esprimere giudizi sulle persone. Ho le mie opinioni sui singoli ma le tengo per me. Non mi sottraggo, invece, alla possibilità di esprimere una mia opinione fortemente critica nei confronti delle idee e dei metodi utilizzati da questa Amministrazione. Lo faccio con serenità, spassionatamente, ma con grande rammarico perché, se si perseguono alcuni obiettivi con idee non condivisibili sul futuro della Città, a pagarne le conseguenze è l’intera Comunità, nessuno escluso. In questi mesi la pandemia ha trasformato tutto l’ordinario in straordinario ed è in questi casi che emerge la qualità e la consistenza di un’Amministrazione. Questo non è accaduto, le problematiche legate all’emergenza continua sono emerse drammaticamente e quotidianamente. Purtroppo o per fortuna l’efficienza e l’efficacia di un progetto amministrativo hanno radici nella sua genesi. La coalizione che ha sostenuto l’attuale Amministrazione aveva ed ha visioni, idee e prospettive diverse, in alcuni casi diametralmente opposte. E’ estremamente difficile fare sintesi tra anime talmente eterogenee e ne risente inevitabilmente la gestione amministrativa trasmettendo insicurezza ad ogni nodo decisionale. Alcune volte, di fronte a legittime lamentele dei cittadini, ho letto o sentito la seguente affermazione: “Visto che è così bravo lo faccia lei” oppure “Se ha delle soluzioni alternative le dica e le attui”. Questo modo di agire e rispondere è inaccettabile, chi si candida automaticamente si giudica all’altezza di governare una Città e si assume oneri ed onori. Le risposte migliori potrebbero essere: “Abbiamo fatto tutto quello che si poteva fare”, assumendosi la responsabilità di affermare il vero, oppure “Cercheremo di fare di più e meglio”. Mi auguro che, dopo questo inizio disastroso, vengano fuori le risorse umane, interne alla coalizione che ha vinto le elezioni comunali, capaci di ridare spinta e qualità all’azione amministrativa.

 

“Spesso, guardando alle dinamiche politiche cittadine, mi tornano in mente i capponi di Renzo, stavano andando verso la morte e continuavano a beccarsi tra loro”

 

 

E un giudizio nel suo insieme sulla classe politica cittadina emersa dalle ultime elezioni comunali?

Ho numerosi amici impegnati in politica, all’interno di tutti gli schieramenti e con visioni diverse, li ascolto spesso. Ascoltandoli imparo molto, a volte si dipanano dubbi e molte questioni mi diventano chiare e di facile soluzione. L’ascolto è fondamentale, peccato che li ascolti io e non lo schieramento politico a cui appartengono. Il problema è la natura di ciò che rimane dei partiti tradizionali, che identifica nella partecipazione il pericolo più grande da combattere e soffocare. Tornando al contesto cavese il tutto è aggravato da una forte propensione all’individualismo che cancella qualsiasi possibilità di collaborazione per il conseguimento di obiettivi comuni. Spesso, guardando alle dinamiche politiche cittadine, mi tornano in mente i capponi di Renzo, stavano andando verso la morte e continuavano a beccarsi tra loro. Tutto questo riduce il peso politico della seconda Città della provincia di Salerno, la nostra Città sta rischiando l’emarginazione dallo scacchiere strategico/economico regionale, potrebbe diventare periferia di una crescente area metropolitana “Salernocentrica” a sud ed un’appendice del sistema economico dinamico dell’Agro Nocerino a nord. Al tempo stesso rischia l’emarginazione del sistema turistico della Costiera Amalfitana ed un’esclusione, aiutata da contesti geomorfologici e da difficoltà di collegamento, dalle dinamiche economiche nascenti nella Valle dell’Irno che sono naturalmente canalizzate verso Salerno. La classe politica cittadina dovrebbe concentrarsi su queste problematiche, il suo primo compito è quello di restituire un ruolo a questa Città.

Se la classe politica non brilla non è che poi in città quella che un tempo si chiamava società civile sembra dare segni di vita. Un tempo l’associazionismo, di qualsiasi tipo, da quello ambientale a quello culturale o sportivo, si faceva sentire, ora è calato un preoccupante silenzio e l’emergenza pandemica ha accentuato un fenomeno che era già presente da tempo.

Non è facile essere attivi durante una pandemia che ha limitato tutto e tutti. E’ accaduto l’inimmaginabile, le limitazioni delle libertà hanno pressoché annullato i contatti umani e le aggregazioni. A questo si sono aggiunti tre fattori fondamentali che hanno caratterizzato le dinamiche della società civile negli ultimi decenni: un individualismo che ha portato ad una competizione esasperata anche nelle battaglie e nelle rivendicazioni che necessitavano di un fronte comune, una frammentazione che ha reso la società civile subalterna ad una classe politica non eccelsa e un’inettitudine nel comunicare con le diverse anime della Città. La combinazione di questi fattori ha determinato l’incapacità di elaborare e suggerire un progetto concreto per lo sviluppo della Città. Insomma, anche in questo caso, l’esempio dei capponi di Renzo spiega, ma in modo parziale, l’assenza della società civile, ad esso, però, si associano altre due peculiarità come la subalternità alla politica e le difficoltà di comunicazione. Ma mentre credo che la società civile cavese sia in grado di superare queste difficoltà, e diventare protagonista decisivo per il futuro di Cava de’ Tirreni, non credo che la classe politica attuale, come attualmente composta, fatte salve alcune personalità, possa agevolmente risolvere e colmare le proprie inefficienze e mancanze.

 

“Sui social le truppe cammellate di qualsiasi colore politico, ed i “guastatori” a libro paga del potente di turno, finemente organizzano e guidano dibattiti indegni e diffamatori. Il dibattito politico in questa Città non può ridursi a questo indegno teatrino”

 

 

La crisi dei partiti e della politica è evidente, ma sembra andata in tilt l’intera società civile che si rifugia sempre più nell’agorà virtuale dei social, i quali hanno sì un ruolo e una loro indubbia forza, ma che alla lunga si limitano a dare voce alla protesta rivelandosi così spesso autoreferenziali, se non scadono addirittura in vomitatoi di inusitata violenza verbale…

Seguo il dibattito sui “social”. Lo seguo con grande attenzione ma, per scelta, non affronto argomenti che meritano di essere dibattuti nelle sedi appropriate. I “social”, per coloro che sono impegnati socialmente, sono un utile strumento per divulgare e promuovere le proprie iniziative filantropiche e culturali,  al tempo stesso, però, sono una trappola insidiosa per indurre a polemiche ed offese reciproche. Alcune cose che leggo sono inaccettabili, le offese personali, la maleducazione, le provocazioni e le diffamazioni. Ci sono state polemiche che non hanno fatto onore alla nostra Città. E’ vero, le truppe cammellate di qualsiasi colore politico, ed i “guastatori” a libro paga del potente di turno, finemente organizzano e guidano dibattiti indegni e diffamatori. Il dibattito politico in questa Città non può ridursi a questo indegno teatrino. Chi ha buon senso e raziocinio deve tirarsi fuori da alcuni contesti e condurre le proprie battaglie nei luoghi idonei al confronto costruttivo e concreto. Spero che la società civile abbia la forza di fare anche questo.

 

“La parola magica è “Innovazione”. C’è bisogno di una buona ma soprattutto nuova ed innovativa politica. I modelli del passato non sono universali e non funzionano per sempre”

 

 

cava epitqaffio foto fiorillo

Nella nostra città come si può portare la politica, la buona politica, nuovamente al centro del dibattito cittadino e come strumento di confronto e di costruzione? Ammesso che questo sia possibile….

E’ possibile e la parola magica è “Innovazione”. Cerco di spiegarmi meglio. Si è portati a identificare questo termine con un mutamento tecnologico ed invece esiste una sua diversa caratterizzazione: l’innovazione sociale. Essa non è meno rivoluzionaria dell’innovazione tecnologica. L’innovazione sociale può, oppure non può, essere innescata da nuove tecnologie. Emerge per colmare mancanze e disagi sociali irrisolti, risolvere inefficienze di istituzioni e modelli di governance tradizionali, insomma l’innovazione sociale è endogena, nasce dal di dentro, emerge dal basso per riempire vuoti generati dall’evoluzione dei tempi. C’è bisogno di una buona ma soprattutto nuova ed innovativa politica. I modelli del passato non sono universali e non funzionano per sempre. Cava de’ Tirreni non è più quella del Medio Evo, del 1800, del 1900 e nemmeno quella di 3 mesi fa. Ne consegue che le ricette vincenti di allora, molto probabilmente, se fossero replicate, sarebbero fallimentari per disegnare il futuro della nostra Città. Le faccio degli esempi che coinvolgono me in prima persona: l’Incubatore di Imprese in Micro e Nanotecnologie, Cava Smart ed il Regolamento sui Beni Comuni. A molti cavesi non diranno nulla ma sono tutti esempi di progetti innovativi che coinvolgono sia innovazione tecnologica che innovazione sociale o che partono da innovazione tecnologica ed arrivano ad innovazione sociale o viceversa o che sono caratterizzati da entrambi contemporaneamente. Purtroppo, tutti sono rimasti “al palo” perché non c’è una classe politica innovativa.

E, impresa forse ancora più ardua, come favorire la crescita e l’emergere di una classe politica cittadina che abbia un livello medio di maggiore competenza, preparazione, lungimiranza…

La partecipazione e la trasformazione da “cittadino suddito” a “cittadino attivo” è la miccia che può innescare un rinnovamento epocale, occorre avere questa consapevolezza, smettere di elemosinare diritti e cominciare a pretendere di essere rispettati. Aprire dibattiti su temi importanti che riguardano la Città serve a creare consapevolezza, a formare, a dare visione, a guardare avanti. Attenzione! Tali dibattiti non devono aprirsi e svilupparsi sui canali “social” ma nelle sedi opportune e idonee. L’engagement di un post pubblicato su Facebook è maggiore quanto maggiore è la brevità, ci sono numerosi studi al riguardo, quindi è improponibile usare questo mezzo per dibattiti su temi complessi. Il Regolamento sui Beni Comuni è uno strumento strategico importante per promuovere partecipazione e formazione di una cittadinanza attiva che può proporsi come capace di fare nuova ed ottima politica. Cerco di spiegarmi meglio: il politico “tradizionale” lo vede come la possibilità di risparmiare risorse per la cura di Beni Comuni Urbani invece rappresenta una rivoluzione culturale, attraverso di esso si assiste alla genesi di una proposta di cura e rigenerazione di un Bene Comune Urbano (Patto di Collaborazione), per proporre bisogna incontrarsi, discutere, imparare, elaborare e generare dibattiti profondi, tutto questo favorisce consapevolezza e capacità di affrontare i problemi. Il cittadino non tende più la mano per l’elemosina ma per accordarsi con l’Ente e l’Ente è tenuto a considerare questa proposta, lo dice la Costituzione. Immagini centinaia di proposte (Patti di Collaborazione), immagini tutti i dibattiti che ci sono dietro ed immagini, infine, tutti i cittadini consapevoli che si formano in questo percorso. A tutto questo si aggiunga l’enorme valore di dimostrare agli altri “cittadini-spettatori”, nel momento in cui una proposta di cittadinanza attiva si concretizza, che è possibile cambiare in meglio luoghi, spazi ed anche servizi, rendendo più bella ed efficiente la propria Città, semplicemente attraverso questo strumento che premia l’azione di cittadini altruisti e di buona volontà. Naturalmente anche il Regolamento sui Beni Comuni rischia di essere utilizzato in maniera distorta, in quel caso la responsabilità è tutta addebitabile a chi non ha organizzato un procedimento amministrativo in grado di applicare in modo trasparente ed efficace il Regolamento. Questo strumento serve a rendere fruibile luoghi, spazi e servizi in un’ottica di interesse generale non a privatizzare, chi non lo applica in modo idoneo se ne assume tutte le responsabilità. L’utilizzo del Regolamento può diventare una “palestra” ed una “fucina” di nuovi amministratori di grande responsabilità e sensibilità verso la propria Città, occorre vigilare per evitare un suo uso distorto.

 

“La Città non ha bisogno di un singolo ma di un gruppo lungimirante, competente, affiatato, legato da fiducia e stima e caratterizzato da grande umiltà”

 

 

Secondo lei, quali requisiti di base, irrinunciabili, dovrebbe avere chi si propone come amministratore della nostra città, soprattutto in questi tempi bui e di vacche magre, dove c’è poco da distribuire e molto da chiedere alla comunità?

Trasformerei “chi” in “coloro”. La Città è un organismo complesso e genera problemi complessi. Sono necessarie molte ed approfondite competenze per amministrarla bene. La Città non ha bisogno di un singolo ma di un gruppo lungimirante, competente, affiatato, legato da fiducia e stima e caratterizzato da grande umiltà. Un terminale ultimo di una Comunità che lo scelga per portare avanti proposte e progetti. Un insieme di donne ed uomini di buona volontà capace di saper leggere ciò che ci offre il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), perché anche gli amministratori locali devono necessariamente progettare guardando alla strategia nazionale. Arrivare prima degli altri ad intuire delle strade di sviluppo è fondamentale. A volte sento affermare: “Pensiamo all’ordinario, prima di elaborare  grandi progetti!”,  non sono d’accordo, non ci si può limitare all’ordinario per sempre! Sono le grandi progettualità e le grandi sfide che, successivamente, permettono di gestire le problematiche quotidiane con assoluta tranquillità. Bisogna abbandonare questo approccio dicotomico e lanciarsi in una visione di insieme imprescindibile… forse questa intervista è lunga, non è tarata per il “lettore social”… non so quanti avranno la pazienza di leggerla… Spero ed auguro ogni bene alla nostra Città e a noi Cavesi… (foto Aldo Fiorillo)

Rivista on line di politica, lavoro, impresa e società fondata e diretta da Pasquale Petrillo - Proprietà editoriale: Comunicazione & Territorio di Cava de' Tirreni, presieduta da Silvia Lamberti.

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