scritto da Gildo De Stefano - 07 Gennaio 2015 12:34

2015 tra il finto nuovo e giovani non rassegnati

L’anno che è appena andato via è stato anch’esso caratterizzato da tristi vicende di malaffare; due, tra essi, hanno primeggiato in senso assoluto, tre ‘bubboni’ ancora completamente da estirpare: il Mose veneto, l’Expo milanese e Mafia capitale. Anche per il 2014 iI tanto decantato Belpaese ha subito un processo di devastante imbarbarimento politico-amministrativo che lo ha reso una zona franca, una terra di nessuno dove pullulano mestatori della peg­gior specie: amministratori come sciacalli sempre pronti alla razzia, politici ciarlatani vanitosi, cortigiani ossequiosi per solo spirito di parte.

In una situazione di cosi diffuso degrado civico, dove tutto resta inchiodato all’inerzia e alla immobilità e il finto nuovo –per quanto giovane esso appaia- si presenta come un destino immarcescibile, si restringono inevitabilmente tutti i margini di ma­novra per richiedere e più ancora attuare un inderogabile rinnova­mento anche perché lo smantellamento dello spirito critico ha anestetizzato le coscienze determinando un pericoloso stato di omologazione intellettuale e standardizzazione dei comportamenti.

Per uscire da questo vicolo cieco e alimentare un lume di speran­za, occorrerà che i giovani non rassegnati -né “perduti”- diventino dei veri e propri combattenti e si fac­ciano portatori di un autentico, contagioso risveglio culturale in grado di innestare cioè un’inversione di rotta non effimera, dando altresì forza e sostanza ai propri ideali e valorizzando senza timori le proprie aspirazioni ad un futuro diverso.

Questa riflessione è idealmente dedicata -e non per caso agli esordi del Nuovo Anno- a quella parte di umanità che malgrado tutto non intende rasse­gnarsi; con i tempi che corrono e con tutto ciò che quotidia­namente accade, questa tipologia di ostinati assertori di un sereno e corretto vivere civile va progressivamente assottiglian­dosi, nel senso che alla fine come su un ring dove la lotta è di­ventata impari o truccata, si lancia la spugna dell’abbandono. Tuttavia, proprio in questi momenti -è accaduto altre volte- ca­pita anche di vedere un sussulto di inattesa dignità, di ritrovata energia, di virtuosa operosità e opposizione alla resa, come se anche dagli antri più nascosti venissero fuori inaspettata­mente volti e voci a reclamare una inversione di rotta, quasi a pretendere di riaprire i giochi per una nuova e più leale partita.

Questo “pubblico” che si è stancato delle fiction e dei reality, dei quiz fasulli, dei telegiornali ammaestrati, che non crede agli imbonitori di scuderia e che cerca di farsi un’idea “in pro­prio” su quello che accade e su come va il mondo, finisce per fare squadra con quell’altro gruppetto che un po’ più consa­pevolmente si batte per il ripristino di una civilta del”honeste vivere“.

Costoro sono ovviamente da ravvisarsi in quanti cer­cano di far passare un’idea non addomesticata attraverso i giornali, le reti telematiche, le aule scolastiche e perfino in televisione, scrivono ancora libri leggibili nella forma e nei contenuti o fanno film e documentari, realizzano studi e ri­cerche magari nei sottoscala di qualche ateneo ma apprezzati e valutati altrove o ancora più semplicemente continuano a fare i pendolari e i precari pur di mandare avanti la barca (propria e quella della comunità).

Non so se sia questo -o solo questo- il paese reale, ma è certo che questa fetta di umanità che non si contenta ma neppure si arrende o rassegna, costi­tuisce il serbatoio di energie piu vitale ed apprezzabile su cui un paese può far leva per il proprio futuro. Anche nel nostro Paese. Ed è auspicabile che prima o poi qualcosa debba e possa cambiare. Lo impone una elementare saggezza ma piu ancora ce lo ricorda la grande Storia.

Saggista e musicologo, è laureato in “Sociologia delle Comunicazioni di Massa”. Tra i suoi libri ricordiamo: Il Canto Nero (Gammalibri, Milano, 1982), Trecento anni di jazz (SugarCo, Milano, 1986), Jazz moderno (Kaos, Milano, 1990), Vesuwiev Jazz (E.S.I., Napoli, 1999), Il popolo del samba (RAI-ERI, Roma, 2005) prefazionato da Chico Buarque de Hollanda, Ragtime, Jazz & dintorni (SugarCo, Milano, 2007), prefazionato da Amiri Baraka (Leroi Jones), Saudade Bossa Nova (Logisma, Firenze, 2017) prefazionato da Gianni Minà, Una storia sociale del jazz (Mimesis Edizioni, Milano 2014), prefazionato da Zygmunt Bauman. Per i “Saggi Marsilio” ha pubblicato l’unica Storia del ragtime edita in Italia e in Europa, in due edizioni (Venezia, 1984 e 1989). Ha scritto tre monografie su: Frank Sinatra (Marsilio, Venezia, 1991) prefazionato da Guido Gerosa, The Voice – Vita e italianità di Frank Sinatra (Coniglio, Roma, 2011) prefazionato da Renzo Arbore, Frank Sinatra, L'italoamericano (LoGisma, Firenze 2021); ed altre su Vinicio Capossela (Lombardi, Milano, 1993), Francesco Guccini (Lombardi, Milano, 1993), Louis Armstrong (E.S.I., Napoli, 1997), un paio di questi con prefazioni di Renzo Arbore. Collabora con la RAI, per la cui struttura radiofonica ha condotto diverse trasmissioni musicali, e per La Storia siamo noi ha contribuito allo special su Louis Armstrong. Tiene periodicamente stage su Civiltà Musicale Afroamericana oltre a collaborare con la Fondazione Treccani per le voci afroamericane. Tra i vari riconoscimenti ha vinto un Premio Nazionale Ministeriale di Giornalismo e quello Internazionale “Campania Felix” per la sua attività di giornalista per la legalità, nonché risultando tra i finalisti del Premio letterario 'Calvino' per l’inedito. Per la narrativa ha pubblicato un romanzo breve per ragazzi dal titolo Easy Street Story, (L’isola dei ragazzi Editore, Napoli 2007), la raccolta di racconti È troppo tardi per scappare (Il Mondo di Suk Editore, Napoli 2013), due edizioni del romanzo epistolare Caro Giancarlo – Epistolario mensile per un amico ammazzato, (Innuendo Edizioni, Terracina 2014, e IOD Edizioni, Napoli 2022), che gli hanno valso il Premio ‘Giancarlo Siani’ 2014, ed il romanzo storico Ballata e morte di un gatto da strada – Vita e morte di Malcolm X (NUA Edizioni, Brescia 2021), prefazionato da Claudio Gorlier, con postfazione di Walter Mauro, e supervisionato da Roberto Giammanco, e Diario di un suonatore guercio (inFuga Edizioni, Anzio 2023). È il direttore artistico del Festival Italiano di Ragtime. Il suo sito è www.gildodestefano.it

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