L’anno che è appena andato via è stato anch’esso caratterizzato da tristi vicende di malaffare; due, tra essi, hanno primeggiato in senso assoluto, tre ‘bubboni’ ancora completamente da estirpare: il Mose veneto, l’Expo milanese e Mafia capitale. Anche per il 2014 iI tanto decantato Belpaese ha subito un processo di devastante imbarbarimento politico-amministrativo che lo ha reso una zona franca, una terra di nessuno dove pullulano mestatori della peggior specie: amministratori come sciacalli sempre pronti alla razzia, politici ciarlatani vanitosi, cortigiani ossequiosi per solo spirito di parte.
In una situazione di cosi diffuso degrado civico, dove tutto resta inchiodato all’inerzia e alla immobilità e il finto nuovo –per quanto giovane esso appaia- si presenta come un destino immarcescibile, si restringono inevitabilmente tutti i margini di manovra per richiedere e più ancora attuare un inderogabile rinnovamento anche perché lo smantellamento dello spirito critico ha anestetizzato le coscienze determinando un pericoloso stato di omologazione intellettuale e standardizzazione dei comportamenti.
Per uscire da questo vicolo cieco e alimentare un lume di speranza, occorrerà che i giovani non rassegnati -né “perduti”- diventino dei veri e propri combattenti e si facciano portatori di un autentico, contagioso risveglio culturale in grado di innestare cioè un’inversione di rotta non effimera, dando altresì forza e sostanza ai propri ideali e valorizzando senza timori le proprie aspirazioni ad un futuro diverso.
Questa riflessione è idealmente dedicata -e non per caso agli esordi del Nuovo Anno- a quella parte di umanità che malgrado tutto non intende rassegnarsi; con i tempi che corrono e con tutto ciò che quotidianamente accade, questa tipologia di ostinati assertori di un sereno e corretto vivere civile va progressivamente assottigliandosi, nel senso che alla fine come su un ring dove la lotta è diventata impari o truccata, si lancia la spugna dell’abbandono. Tuttavia, proprio in questi momenti -è accaduto altre volte- capita anche di vedere un sussulto di inattesa dignità, di ritrovata energia, di virtuosa operosità e opposizione alla resa, come se anche dagli antri più nascosti venissero fuori inaspettatamente volti e voci a reclamare una inversione di rotta, quasi a pretendere di riaprire i giochi per una nuova e più leale partita.
Questo “pubblico” che si è stancato delle fiction e dei reality, dei quiz fasulli, dei telegiornali ammaestrati, che non crede agli imbonitori di scuderia e che cerca di farsi un’idea “in proprio” su quello che accade e su come va il mondo, finisce per fare squadra con quell’altro gruppetto che un po’ più consapevolmente si batte per il ripristino di una civilta del”honeste vivere“.
Costoro sono ovviamente da ravvisarsi in quanti cercano di far passare un’idea non addomesticata attraverso i giornali, le reti telematiche, le aule scolastiche e perfino in televisione, scrivono ancora libri leggibili nella forma e nei contenuti o fanno film e documentari, realizzano studi e ricerche magari nei sottoscala di qualche ateneo ma apprezzati e valutati altrove o ancora più semplicemente continuano a fare i pendolari e i precari pur di mandare avanti la barca (propria e quella della comunità).
Non so se sia questo -o solo questo- il paese reale, ma è certo che questa fetta di umanità che non si contenta ma neppure si arrende o rassegna, costituisce il serbatoio di energie piu vitale ed apprezzabile su cui un paese può far leva per il proprio futuro. Anche nel nostro Paese. Ed è auspicabile che prima o poi qualcosa debba e possa cambiare. Lo impone una elementare saggezza ma piu ancora ce lo ricorda la grande Storia.