scritto da Nino Maiorino - 31 Ottobre 2022 09:34

XIX Legislatura e Governo Meloni: brutto inizio

Lo avevo già previsto nel precedente articolo del 16 ottobre, i primi passi della XIX legislatura e del Governo presieduto da Giorgia Meloni lo confermano: è proprio un brutto inizio.

Allora mi riferivo alle difficoltà che Berlusconi poneva alla nascita della legislatura e del Governo, tant’è che elogiai la determinazione della Meloni a procedere dritto per la strada che aveva tracciato, senza farsi eccessivamente condizionare da chi, come Berlusconi, tentava di avere un ruolo superiore a quello che gli competeva, si atteggiava a padre nobile per cercare di portare più acqua al suo mulino.

Come non ricordare lo scontro con l’eligendo Presidente del Senato, Ignazio La Russa, mandato a quel paese certamente in maniera poco elegante con un vaffa, tra il silenzio imbarazzato del Coordinatore Tajani e quello certamente non imbarazzato di Matteo Salvini che taceva in attesa che gli altri si scannassero per poi portare acqua al proprio mulino.

Ma già il 28 settembre, tre giorni dopo le elezioni che hanno dato ampio consenso al Centro Destra e particolarmente al partito della Meloni, mi ero spinto anche a una sorta di “endorsement” della stessa, con un articolo nel quale affermavo che non credevo che l’Italia corresse il pericolo di una dittatura.

Certamente non pensavo che la XIX legislatura e il nuovo Esecutivo, per come si presentavano, avessero soddisfatto le mie aspirazioni; l’avvio della stessa, con l’elezione a Presidente del Senato di Ignazio La Russa, del quale tutti conoscono i trascorsi politici e la sua ideologia totalitaria, e alla Camera dei Deputati del leghista Lorenzo Fontana, il sostenitore di una posizione intransigente estrema, e dell’accettazione integrale della dottrina dogmatico-religiosa, un integralista che si ispira ai Talebani, già erano i sintomi dell’inizio di una svolta involutiva, e della messa in discussione di tutti i diritti civili acquisiti, con enormi sacrifici, tensioni e traumi sociali che hanno segnato la pelle di generazioni.

Pensare a mettere in discussione le conquiste del Divorzio, dell’Aborto legale, tanto per citarne due, era inimmaginabile, eppure oggi il rischio è reale.

C’è un concetto bene espresso dall’ adagio, “cosa fatta capo ha”, che dovrebbe ispirare il buon senso di chi governa, per evitare che si cada nel tranello del “sistema Trump”, nel senso di rimettere in discussione tutto e iniziare un processo involutivo che potrebbe portarci indietro di decenni.

Come purtroppo sta avvenendo: e in proposito Giorgia Meloni tace.

Tanti sono gli argomenti che quotidianamente emergono e che fanno temere quello che sospetto.

Ma, prima di addentrarmi negli stessi, la cosa che più mi ha contrariato e scandalizzato è l’attacco cruento che il Governo Meloni sta facendo all’ex Ministro della Salute Roberto Speranza, per il quale sembra che si voglia chiedere la istituzione di una Commissione d’inchiesta parlamentare per il lavoro fatto per contrastare la diffusione della pandemia da Covid-19, perché avrebbe adottato le misure più rigide possibili; mi chiedo cosa avrebbe dovuto subire se fosse stato lui a far diffondere la pandemia e a far aumentare il numero dei morti, probabilmente qualcuno avrebbe chiesto il ripristino della pena di morte.

Sembra che oggi nessuno ricordi che nella prima fase i decessi sono stati migliaia al giorno, che nessuno ricordi i cortei dei mezzi militari che a Bergamo portavano fuori città migliaia di deceduti che non potevano essere seppelliti nel cimitero locale perché la capienza era esaurita.

Sembra che nessuno rifletta sul fatto che siamo a 179.mila morti, e che senza quelle misure drastiche quel numero sarebbe stato molto più alto; che nessuno ricordi che i rigidi provvedimenti presi da Speranza sono stati riconosciuti validi dalla maggior parte dei paesi europei, e che molti di essi li hanno copiati.

In un periodo in cui nessuno sapeva come contrastare il virus, nel quale erano tutti nel pallone, e proprio per mancanza di esperienza ciascun governante si è mosso come poteva, Speranza ha fatto ciò che ha potuto, ma sempre nell’ambito dei suggerimenti dati dalla scienza, come più volte ha ribadito.

Perché, allora, tanto accanimento contro l’ex Ministro Speranza? Probabilmente è il capro espiatorio dei precedenti governi di quali ha fatto parte, l’anello debole degli stessi che, essendo oggi fuori gioco, è più facile colpire.

Ma andiamo oltre: la cosa che pure lascia riflettere è che, nonostante le martellanti campagne a favore delle vaccinazioni, ci sia stata una percentuale rilevante di “no-vax” che, adeguatamente pilotati anche da individuate forze politiche, Fd’I in testa, hanno rifiutato i vaccini, e oggi verrebbero premiati con l’abolizione delle pene pecuniarie all’epoca introdotte; una follia da repubblica delle banane.

Altra follia è la ventilata abolizione dell’obbligo delle mascherine in tutti gli ambienti, compresi quelli più a rischio.

E che dire della vicenda che “no-vax, che Fd’I ha corteggiato per averne i voti, e ora deve disobbligarsi: secondo me potrebbe configurarsi un voto di scambio a favore di questi novelli untori che hanno messo a rischio la loro vita, e questo è affar loro, ma pure quella di tanti altri che, se non fosse stato per i tanto deprecati vaccini e per le intransigenti prese di posizione di Speranza, avrebbero aumentato il numero di coloro che non si sono salvati dal morbo.

Ho la sensazione che, all’interno dell’attuale Governo, ci siano alleati del virus che stanno invogliando a percorrere la strada del contagio generalizzato: a pro di che?

E veniamo all’altro argomento di rilevante importanza, vale a dire l’aumento del tetto del contante, per il quale Matteo Salvini si sta spendendo oltre misura; quest’anno il limite è fissato a 2.mila euro, l’ex Governo lo aveva ridotto a 1000 euro dal 2023; oggi il Vice premier Salvini vorrebbero portarlo a 10.mila euro.

In tante occasioni ho detto che, a mio parere, aumentare l’utilizzo del contante va solo a vantaggio dei pagamenti in nero, del lavoro nero, e della evasione fiscale.

Si obbietta che siamo uno dei pochi paesi in Europa che abbia applicato limiti tanto stringenti, che in altri la possibilità di pagare in contanti è più diffusa; ma chi sostiene ciò, volutamente dimentica che in Italia la evasione fiscale è una delle maggiori piaghe che ci affliggono, che è difficile contrastare sia perché è un retaggio che ci portiamo dal passato, sia perché nei decenni scorsi anche molti politici e governanti hanno fatto del tutto per aggravare la situazione; come non ricordare Berlusconi che, pure da Premier, predicava l’eccessiva imposizione fiscale, fomentando in tal modo la evasione, reato che egli stesso come imprenditore ha commesso e per il quale ha pure subito condanne.

Un solo parere per tutti, quello di Kennet Rogoff, ex Capo economista dell’  “FMI –  Fondo Monetario Internazionale”, economista americano che ha anche fatto parte del CdA del Federal Reserv System, ex Docente di affari economici Internazionali dell’Università di Princeton e ora Docente di Economia dell’Università di Harward, il quale ha dichiarato qualche giorno fa:  “Il limite non ha senso dove c’è disciplina fiscale, ma la realtà italiana non ha eguali in Europa”. Con buona pace di Salvini & Co.

Ma per il Governo Meloni è come se tutto ciò non contasse.

Infatti si parla di una ulteriore sanatoria fiscale entro la fine di ottobre, senza tener conto che le sanatorie incentivano le evasioni: tanto, prima o poi, una sanatoria arriva!

E, in tema di Giustizia, si parla di una ulteriore riforma firmata Carlo Nordio, che smantellerebbe quella appena varata dalla defenestrata Guardasigilli Marta Cartabia, già a suo tempo parecchio contestata; ma Nordio ha assicurato a Berlusconi che avrebbe provveduto al più presto e questo attivismo sembra confermarlo.

Per non parlare del Ministero degli Interni, oggi affidato al Prefetto Matteo Piantedosi, già Capo di Gabinetto dei ministri Matteo Salvini e Luciana Lamorgese, un uomo per tutte le stagioni, ruolo che ha svolto fino all’agosto 2020 per poi essere destinato alla Prefettura della capitale, il quale ha il merito di parlare molto ma di farsi capire poco, un perfetto dire e non dire, sia quando parla della immigrazione e Ong, sia quando parla delle manifestazioni studentesche, sia quando parla di altro.

Insomma, tutti parlano di tutto, e nell’assordante silenzio della Premier Giorgia Meloni la quale, al momento, sembra avere qualche priorità diversa: quella del completamento del quadro istituzionale, con la nomina di Sottosegretari eccetera, quella dei rapporti con l’UE e con i leader dei vari paesi sia dell’Europa, sia extraeuropei (Usa, Ucraina, Francia, ecc.), cose del tutto condivisibili.

Però il distacco della Meloni dai problemi appena indicati induce il suo vice, Salvini, a prendere in mano le redini del programma e dettare l’agenda: non è suo compito, e non dovrebbe farlo anche per rispetto alla Premier, ma questo è il personaggio, questo è il suo modo di fare politica, di conquistare consensi facendo il gallo nel pollaio.

E mi avvio alla conclusione.

I risultati di tutto questo, nel campo sanitario, sono: no alle mascherine, no al vaccino nemmeno negli ambienti più a rischio, discontinuità dalla vecchia politica sanitaria senza discernimento, no alle sanzioni ai non vaccinati, accondiscendenza verso i “no-vax”; e al diavolo la recrudescenza del Covid-19 e delle sue varianti.

Nel campo della giustizia: smantellamento della riforma appena varata.

Nel settore fiscale: nuove sanatorie e abnorme innalzamento del tetto del contante.

Proprio un brutto inizio della legislatura e del primo governo della destra, quasi estrema, del paese.

C’è poco da essere soddisfatti, molto da essere preoccupati.

Classe 1941 – Diploma di Ragioniere e perito commerciale – Dirigente bancario – Appassionato di giornalismo fin dall’adolescenza, ha scritto per diverse testate locali, prima per il “Risorgimento Nocerino” fondato da Giovanni Zoppi, dove scrive ancora oggi, sia pure saltuariamente, e “Il Monitore” di Nocera Inferiore. Trasferitosi a Cava dopo il terremoto del 1980, ha collaborato per anni con “Il Castello” fondato dall’avv. Apicella, con “Confronto” fondato da Pasquale Petrillo e, da anni, con “Ulisse online”.

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