Ho visto in ritardo (l’avevo perso all’uscita di febbraio) l’ultimo film di Giuseppe Tornatore, “La Corrispondenza”, che fa molto riflettere sulla vita reale e quella virtuale, posto che per “reale” intendiamo ciò che veramente accade nel momento in cui esaminiamo le varie azioni, qualcosa che esiste, che è vera, mentre per “virtuale” intendiamo quello che vediamo momento per momento ma non è certo che accada in quel preciso istante, ma che piuttosto è accaduto in passato ma realizzato (proprio da “reale”) nel momento in cui ne veniamo a conoscenza, qualcosa di irreale e di simulato.
I grandi registi cinematografici hanno anche la virtù di prevedere ciò che accadrà in futuro; in un celebre film di Fellini, “Otto e mezzo”, girato nel 1963, il regista già prevedeva i disagi derivanti dalla inumana proliferazione delle autovetture (celebre la sequenza del traffico bloccato sotto la galleria con chilometriche file di autovetture incolonnate e irrimediabilmente ferme): e non è il solo esempio.
Giuseppe Tornatore torna oggi, con “La Corrispondenza”, su questo tema, anche se con un argomento totalmente diverso ma incalzante.
L’ anziano e fascinoso Ed Phoerum, professore di astrofisica (Jeremy Irons) ha una relazione sentimentale con la giovane allieva Amy (l’ucraina Olga Kurylenko) che è affascinata dalle doti accademiche ma anche umane del suo Ed.
Dopo un ultimo convegno amoroso Ed fisicamente scompare dalla circolazione, ma Amy continua a ricevere i suoi messaggi, fisicamente tramite plichi postali, e virtualmente tramite sms, filmati, collegamenti internet e via dicendo.
Amy cerca insistentemente e disperatamente di venire in contatto fisico col suo “stregone” Ed, ma inutilmente; scoprirà in maniera fortuita che Ed è morto a seguito di un incurabile morbo, che le era stato nascosto, e non le sarà dato nemmeno di visitare la tomba, giacché Ed si è fatto cremare.
Ma Amy continua a godere, anche dopo mesi dalla morte del compagno, della sua assistenza, del suo conforto, dei suoi consigli, delle sue lezioni accademiche e di vita, giacché sapientemente Ed ha predisposto, principalmente grazie alla realtà virtuale, un piano di messaggi, fisici e telematici, che verranno “consegnati” a scadenze prefissate.
Talché sembra che Ed sia vivo e vegeto, anche dopo la morte, pure se lo è solo grazie a quella sua “vita virtuale” che sapientemente ha costruito, anche per aiutare l’amata Amy pure dopo la morte fisica.
Ci stiamo avviando alla creazione di una vita virtuale grazie alle apparecchiature che la tecnologia mette a disposizione: smartphone, pc, dvd, telecamere e quant’altro esistente, ci mettono in condizione di trasferire nel futuro, in una vita virtuale, la nostra vita “reale” e, allorquando questa si sarà spenta, continuerà a farci “vivere”.
Il sogno della vita oltre la morte ha sempre affascinato tantissimi filosofi e pensatori, che hanno elaborato le loro teorie sull’anelito degli esseri umani di lasciare in vita se stessi anche dopo la morte fisica.
Follia? Esagerazione? Forzatura? Forse.
Ma anche sessant’anni fa, chi ha visto in “Otto e ½” di Fellini la sequenza delle auto bloccate sotto la galleria, l’avrà considerata una esagerazione, una follia.
Oggi nessuno si meraviglia più del traffico automobilistico quotidianamente bloccato dappertutto.