Il Viaggio delle Idee… con qualche consiglio ai naviganti
Ho partecipato a tutti gli incontri dell’ interessante percorso “Il viaggio delle idee” proposto e organizzato dall’Associazione Com.&.Te, della quale è Presidente Silvia Lamberti, e promotore e instancabile organizzatore il nostro direttore Pasquale Petrillo, programma che riproduce in piccolo l’analoga “kermesse” promossa dal quotidiano “La Repubblica” il quale da qualche anno, a fine estate, organizza La Repubblica delle Idee, una agorà nella quale si confrontano le migliori menti italiane sui temi di maggiore attualità della nostra società, per lanciare spunti di riflessione che possono, poi, trasformarsi in idee e programmi finalizzati al miglioramento del paese.
Anche “Il Viaggio delle Idee” qui a Cava si propone le stesse cose, limitate ovviamente alla nostra Città, alla nostra Provincia, per estendersi alla nostra Regione e al Meridione d’Italia.
E’ la prima edizione, ma certamente l’idea, che ha riscontrato notevole interesse ed è stata seguita con molta attenzione dal fior fiore dei politici ed amministratori locali, è valida; e, secondo quanto ha anticipato Pasquale Petrillo, verrà ripresa anche nei prossimi anni.
Alla fine degli incontri, in quanto il prossimo, conclusivo, che si terrà venerdì 20 ottobre prossimo, come gli altri presso il Social Tennis Club, riguarda il “La politica al tempo dei social”, penso sia il caso di fare qualche riflessione, che avrei rivolto, se fosse stato possibile, direttamente agli ospiti intervenuti.
Premetto che i vari incontri sono stati tutti di notevole livello, sia per gli argomenti trattati, sia per gli ospiti intervenuti i quali dopo le iniziali presentazioni del Direttore Petrillo, hanno discusso della nostra città e sul suo futuro (25 settembre, Cava: La città tra il presente e il futuro, con Vincenzo Servalli, Marcello Murolo, Francesco Accarino e Alfonsina Caputano), della questione meridionale (29 settembre: Meridione d’Italia, una questione dimenticata?, con Stefano Caldoro, Umberto Ranieri, Giovanni Fiengo ed Eugenio Ciancimino), del futuro politico del nostro Paese (2 ottobre, Politiche 2018: cosa c’è dietro l’angolo?, con Edmondo Cirielli, Tino Iannuzzi, Giglielmo Scarlato e Vito Bentivenga) e, l’ultimo, dei Democristiani e Socialisti nella politica italiana (16 ottobre, Democristiani e Socialisti condannati alla “damnatio memoriae” o lievito politico nella stagione della Repubblica liquida?, con Giuseppe Gargani , Giovanni Iuliano, Luigi Gravagnuolo, Gaetano Panza).
Almeno per quello che riguarda la nostra città, gli incontri hanno dato spunti interessanti per il futuro della amministrazione cittadina, e non solo nell’immediato.
Per gli altri argomenti, pure trattati con il dovuto approfondimento, c’è da sperare che le persone intervenute (mi riferisco principalmente agli uomini politici ancora attivi) lavorino e si impegnino per cercare di portare le loro idee, condivise anche da esponenti di altri schieramenti politici, nelle sedi istituzionali idonee affinché gli spunti evidenziati siamo posti sui vari tavoli per non farli rimanere solamente sterili enunciazioni.
Ma qualche contraddizione, dal mio punto di vista, durante gli incontri è emersa, e mi limito a indicarne qualcuna che ritengo maggiormente rilevante.
E parto dall’ultimo incontro, quello che ha visto protagonisti tra gli altri, l’on. Giuseppe Gargani e l’On. Giovanni Iuliano, i quali hanno parlato anche della vituperata legge elettorale appena approvata alla Camera, che ora deve essere approvata dal Senato, la quale non prevede la scelta da parte degli elettori dei propri rappresentanti, essendo il meccanismo bloccante sui designati legati ai simboli dei partiti e alle relative liste, e non prevede la possibilità di scegliere un nominativo e un partito diverso.
Ciò, secondo i detrattori, costituirebbe una limitazione notevole per l’elettorato, tenendo anche presente che i candidati designati vengono scelti dalle Segreterie dei partiti; in verità questo è valido solo per i due terzi, giacché la legge prevede che per un altro terzo sia l’elettore a scegliere i suoi rappresentanti. Ma il punto non è questo, bensì l’asserito scollegamento dell’elettorato dai suoi rappresentanti del territorio per i quali si chiede che, come in passato, siano gli elettori a scegliere i propri rappresentanti, nella certezza, tutta da dimostrare, che così facendo si portano le esigenze di quel territorio nel Parlamento e si induce un maggior numero di elettori a recarsi alle urne giacché sembra che ciò costituirebbe una delle ragioni della crisi politica attuale e del disinteresse dell’elettorato per la politica.
A tal proposito nutro non poche perplessità derivanti da due semplici considerazioni.
La prima è che i parlamentari eletti, più che portare in parlamento le istanze dei territori di provenienza, dovrebbero occuparsi di questioni di carattere nazionale e possibilmente non fermarsi all’arco temporale della legislatura, tralasciando gli interessi locali, giacché sono sotto gli occhi di tutti gli scempi che tali personalismi, legati ai vari campanilismi, abbiano portato al paese.
Basti pensare alla sanità, settore nella quale i campanilismi hanno prodotto quel proliferare di ospedali che per un cinquantennio, e ancora oggi, hanno pesato sulle finanze pubbliche, quindi sulle tasche dei cittadini, anche per le velleità dei vari parlamentari locali che hanno voluto almeno un ospedale nelle proprie città, senza che tener conto che nelle città limitrofe, magari a pochi chilometri, esistevano altri ospedali; addirittura in qualche piccola città di ospedali se ne sono costruiti due, giacché il primo recava il nome intoccabile di un vecchio amministratore o politico, e il nuovo parlamentare non poteva tollerare che non ci fosse anche un nosocomio con il suo riverito nome.
Ma vi è un’altra considerazione da fare: chi designava, nella cosiddetta prima repubblica, i candidati se non le segreteria dei partiti? E quante volte è capitato che, per beghe locali, allora come oggi, non si giungesse ad una unanime decisione e per tale motivo la segreteria del partito era costretta ad intervenire a volte superando il territorio? E allora, ora come allora, cos’è cambiato?
Mi sia consentito, inoltre, fare qualche considerazione su talune affermazioni di politici, ancora in attività, con alle spalle decenni di militanza parlamentare, peraltro in governi affidati alle loro forze politiche e dei quali sono stati anche Ministri o comunque esponenti di primo piano, i quali hanno lamentato la mancanza di alcuni basilari interventi, assolutamente condivisibili, dolendosi perché non sono stati fatti.
Da cittadino mi sono chiesto se per caso la colpa di tutto ciò non fosse mia e di tanti altri come me che, nonostante abbiano pienamente adempiuto ai loro civici doveri e abbiano correttamente partecipato alla vita politica del paese per quel che hanno potuto (prima di tutto il voto), oggi devono pure sentire quei rappresentanti politici, eletti in collegi “naturali” (e torniamo alla precedente polemica), lamentarsi per talune storture che essi non hanno mai provveduto, benché ne avessero la possibilità, a sanare.
Facce di bronzo o sdoppiamento della personalità?
Spero di poterne riparlare nella prossima edizione, nella quale sarebbe opportuno che venisse consentito anche un ordinato intervento del pubblico.