Un vecchio proverbio napoletano dice: “Troppi galli a cantà nun schiara mai juorno”, che, tradotto nella lingua di Dante, significa “Troppe persone a cantare non si mettono mai d’accordo”.
E mai come adesso questo proverbio è valido nel nostro paese nel quale i cittadini, stretti dalle tenaglie della pandemia, da quelle delle disposizioni governative, da quelle di esperti, super-esperti e pseudo-esperti che imperversano su tutte le reti Tv e sui Social, si stanno rincretinendo.
Ma il discorso che preme approfondire seriamente è quello dei “galli” paesani, vale a dire i super-esperti che supportano il Governo nella gestione della pandemia, che sembra siano in numero eccessivamente elevato; e, come in tutti i pollai, più ce ne sono, più diventa difficile metterli d’accordo, più si beccano tra loro, e alla fine con tanti galli a comandare non si conclude nulla.
L’atavica abitudine di avere manie di grandezza e prosopopea, con la convinzione che più cose mettiamo sul tappeto meglio è, ci porta anche alla proliferazione di esperti e super esperti chiamati dal Governo a collaborare, salvo, alla fine, a rimanere con un pugno di mosche in mano e renderci conto che sarebbe meglio se ce ne fossero pochi ma buoni, e principalmente che si capissero tra loro.
Già in passato abbiamo accennato al problema della pletora di esperti e super esperti che, in vari organismi governativi, collaborano con il Governo, la Protezione Civile, eccetera.
Qualche giorno fa si è tentato di calcolare, approssimativamente, quanti siano questi esperti, facenti parte di vari gruppi.
Al Comitato tecnico e Scientifico del Ministro Speranza sembra che siano 12: il condizionale è obbligatorio perché non è facile andarli a individuare; comunque il Ministro Speranza, oltre che bravo e affidabile, sembra il più parsimonioso.
L’Unità Operativa del Commissario per l’emergenza coronavirus, che fa capo a Domenico Arcuri, sembra comprenderne 39.
Nel mese di aprile Paola Pisano Ministro per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione, nominò uno staff formato da 76 esperti.
Fu poi istituita una Task-Force, che venne affidata a Bruno Colao, con 17 esperti che avrebbero dovuto ridisegnare la struttura del paese.
E pure la Ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, non è stata da meno, lo staff di esperti che l’ha affiancata sembra sia composto, nientepopodimeno, da 123 persone.
E questo è solo ciò che emerge a livello di Governo centrale; è’ estremamente difficoltoso, infatti, sapere quante siano e da quanti esperti siano formate le altre commissioni regionali e degli Enti di livello inferiore.
Presumiamo che siano un esercito, e ci auguriamo che non siano come quello di Franceschiello, ma il ricavato pratico delle Commissioni governative non si può dire sia stato finora entusiasmante, tutt’altro.
Ora non vogliamo scomodare Benedetto Croce, il quale sosteneva che le uniche commissioni che funzionano sono quelle i cui componenti siano in numero pari ma inferiore a 1, (i nostri nonni dicevano che dovessero essere in numero dispari non superiore a due), e nemmeno Romano Prodi il quale invece asseriva: “dopo tanti anni di governo ho imparato che un cammello è un cavallo disegnato da una commissione”: bellissimo aforisma!
Più paesanamente ricordiamo ciò che diceva un noto Cavese, il compianto avv. Raffaele Clarizia, il quale ci confidava che, da Sindaco della nostra città, quando non voleva fare una cosa, decideva di affidarla alle decisioni di una Commissione: e anche questo non è male.
E se veniamo ai risultati pratici ottenuti con l’ausilio di tanti super-esperti ci viene subito in mente, tra i vari flop, quello del disastro sull’apertura delle scuole, che l’Azzolina ha testardamente voluto a settembre, contro ogni logica e con la pandemia che aveva ripreso recrudescenza.
Non si riesce a capire come nessuno, né l’Azzolina né gli oltre cento super-esperti dei quali si è circondata, si sia posto il problema dei trasporti, che è il vero nodo della faccenda; muovere quotidianamente circa 9.milioni di persone, tra studenti, docenti e personale che ruota intorno alla scuola, è un problema non da poco, specialmente nelle grandi città, nelle quali i servizi pubblici, su ruote e rotaie, sono inefficienti: com’è che a nessuno sia venuto in mente?
E per quanto riguarda la struttura dell’Innovazione tecnologica, che fa capo alla Ministra Paola Pisano, né lei né nessuno del suoi 76 super-esperti hanno mai pensato di rendere veramente efficiente l’App Immuni, che teoricamente è un buon prodotto, ma sul piano pratico si è rivelato un fallimento perché, a parte la esiguità di coloro che l’hanno scaricata sul telefonino, non ha è supportata da una organizzazione efficiente che sia in grado di intervenire tempestivamente alle segnalazioni di contagi.
E veniamo al super Commissario per l’emergenza coronavirus, Domenico Arcuri, il quale ha appena detto che gran parte della popolazione sarà vaccinata contro il Covid-19 nei primi nove mesi del 2021. Ma se Arcuri, con il supporto del suoi 39 super esperti, non è riuscito in tre mesi a garantire nemmeno il vaccino antinfluenzale a tutta la popolazione, neanche a pagamento tramite le farmacie, come vuole che gli si creda che non ci saranno problemi per il nuovo vaccino?
Ma se che fino a questo momento sembra che non sia pronto nemmeno un piano di distribuzione del nuovo vaccino, è credibile ciò che assicura Arcuri?
Torniamo, quindi, al nocciolo della questione, vale a dire che troppi super esperti, troppi “galli”, fanno più danno che altro.
Quando paradossalmente qualcuno sostiene che se vogliamo sistemare le cose in Italia, dovremmo farci amministrare da Angela Merkel, non ha torto.
In Germania, paese nel quale le persone sono abituate ad essere concreti e razionali, sembra che, indipendentemente dal vaccino o dai vaccini che saranno somministrati, da mesi è già pronto il piano di distribuzione degli stessi, e il governo tedesco ha solo un limitato numero di esperti a sostegno, sembra che non superi le 170 unità, e che facciano capo direttamente alla Merkel.
Evidentemente, oltre alla serietà, alla razionalità e alla efficienza dei tedeschi, anche la mancanza di tanti “galli” fa funzionare molto meglio le cose.
Una risposta a “Troppi “galli” nel pollaio”