Qualche secolo addietro, quando si parlava di TRAFFICO, si intendeva esclusivamente quello terrestre e principalmente umano: prima quello dei pedoni i quali, sin da quando il mondo è stato creato, avevano l’abitudine di camminare sulle proprie gambe, poi vennero costruiti, dopo la scoperta della ruota, i primi mezzi di locomozione, carri e carrette a due o più ruote, trainati da esseri umani o da animali; frattanto, allorquando gli uomini iniziarono a spostarsi sul dorso degli animali, cavalli e muli, e anche elefanti, al traffico contribuirono anche i quadrupedi.
Poi qualcuno ebbe la bella idea di inventare il velocipede, poi la bicicletta, poi le prime ansimanti automobili le quali, con il veloce progresso scientifico e quindi tecnico, divennero sempre più affidabili, perfette, sofisticate, e dopo gli albori della motorizzazione umana, vennero gli anni del boom economico che comportarono anche la diffusione di massa delle automobili e, di conseguenza, gli intasamenti.
A proposito dei quali mi vengono in mente due cose: la prima è una sequenza di uno dei più bei film di Federico Fellini, “Otto e mezzo”, il quale, prima ancora che si verificasse, già aveva previsto il traffico automobilistico congestionato: la scena della marea di automobili bloccata sotto una galleria, con il protagonista, l’indimenticabile Marcello Mastroianni, che sognava di liberarsene uscendo dal vetro aperto dello sportello e volando sopra la marea metallica bloccata, è un classico.
Qualche tempo dopo un celebre slogan in una pubblicità di Carosello, parlando degli uomini bloccati nelle auto imbottigliate nel traffico, li definì “sarde mobili”.
Il termine INFLUENZA, invece, rinviava immediatamente ad uno stato febbrile che colpiva chi aveva preso un colpo di freddo, oppure era stato a contatto con qualcuno già influenzato che gli aveva trasmesso il malanno.
E giacché nella lingua italiana, sebbene tanti ricca di termini, spesso il medesimo vocabolo per indicare più cose, la parola “traffico” rimandava anche all’idea di “commercio non lecito (es.: traffico di stupefacenti)” per giungere, ora, al “traffico di dati” inteso come trasferimento di milioni di informazioni, tramite il web, da una parte all’altra del pianeta; mentre la parola “influenza” rinviava anche al concettodi “azione esercitata su luoghi, fenomeni e persone”, oppure “autorità, ascendente, prestigio (es.: il capo influenza i subalterni)”.
Mai nessuno, fino a qualche anno fa, aveva collegato i due “lemmi”, traffico e influenze, in un solo concetto che, oggi, sta togliendo il sonno e la pace di alcuni noti personaggi, della politica e degli affari, nonché dei politici e responsabili di partiti, movimenti e via di seguito, i quali temono per il loro futuro, per i loro affari e per il prosieguo della legislatura.
Ci pensò, infatti, nel novembre 2012, l’allora Ministro della Giustizia Paola Severino (all’epoca non era ancora di moda trasformare alcuni termini di esponenti politici al femminile: Ministro in Ministra; Sindaco in Sindaca) il quale, avendo l’esigenza di adeguare le norme del Codice penale a taluni reati all’epoca non previsti, pensò bene di introdurre, con la legge 190, lo specifico reato di “traffico di influenze” con il quale in questo momento ci stanno rompendo i timpani radio e tv (Camilleri avrebbe usato una frase più specifica e più fiorita: ci stanno rompendo i “cabasisi”, che è sulla bocca del dottor Pasquano, il medico legale della fortunata serie di film per la TV incentrati sulla figura del Commissario Montalbano).
L’art. 346.bis di quella legge, prevede che: «Chiunque, fuori dei casi di concorso nei reati di cui agli articoli 319 (corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio, ndr) e 319-ter (corruzione in atti giudiziari, ndr), sfruttando relazioni esistenti con un pubblico ufficiale o con un incaricato di un pubblico servizio, indebitamente fa dare o promettere, a sé o ad altri, denaro o altro vantaggio patrimoniale, come prezzo della propria mediazione illecita… è punito con la reclusione da uno a tre anni. Le pene sono altresì aumentate se i fatti sono commessi in relazione all’esercizio di attività giudiziarie. Se i fatti sono di particolare tenuità, la pena è diminuita».
Ma non è finita: è stato riscritto l’art.. 322 del c. p.(istigazione alla corruzione), il quale ora prevede che: «Chiunque offre o promette denaro o altra utilità non dovuti a un pubblico ufficiale o a un incaricato di un pubblico servizio, per l’esercizio delle sue funzioni o dei suoi poteri, soggiace, qualora l’offerta o la promessa non sia accettata, alla pena stabilita nel primo comma dell’articolo 318, ridotta di un terzo. Se l’offerta o la promessa è fatta per indurre un pubblico ufficiale o un incaricato di un pubblico servizio a omettere o a ritardare un atto del suo ufficio, ovvero a fare un atto contrario ai suoi doveri, il colpevole soggiace, qualora l’offerta o la promessa non sia accettata, alla pena stabilita nell’articolo 319, ridotta di un terzo… ».
E anche se solo oggi si fa un gran parlare di questa legge, nei rigori (si fa per dire) della stessa, sono già incorsi, in un recente passato, personaggi noti e meno noti, come, ad esempio, nel novembre 2014 l’ex deputato del Pdl e consigliere politico di Giulio Tremonti, Marco Milanese e nel 2016 Gianluca Gemelli, compagno dell’ex Ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, dimessosi proprio a seguito di ciò.
Milanese fu poi condannato dal Tribunale di Milano il 14 aprile 2016 per traffico di influenze illecite, con la pena di 2 anni e mezzo di reclusione a conclusione di un processo riguardante tentativi di ‘pilotare’ i finanziamenti del Cipe al Mose, il sistema di dighe contro l’acqua alta a Venezia.
Più di recente, è stato eclatante il caso di Vincenzo De Luca, Candidato alla presidenza della Regione Campania il quale, proprio in applicazione della Legge Severino, venne considerato non candidabile dal Presidente della Commissione parlamentare antimafia Rosy Bindi.
Ciononostante De Luca venne eletto e fu immediatamente sospeso dalla carica.
Il ricorso presentato alla Corte Costituzionale, venne respinto, ma De Luca, con ricorso d’urgenza presentato al Tribunale di Napoli, venne reintegrato nella carica.
La Legge Severino sembra non abbia certamente brillato per applicabilità e risultati; vedremo cosa succederà ora per il caso di Tiziano Renzi, “babbo” dell’ex Premier Matteo Renzi, dal punto di vista giuridico.
Frattanto i primi effetti, molto destabilizzanti, li ha già ottenuti: il coinvolgimento di Tiziano Renzi e del Ministro Luca Lotti, due personaggi di spicco della politica, provocando un vero terremoto istituzionale, con gravi rischi per il Governo Gentiloni e la prosecuzione della legislatura.
Pazienza: le vie dell’inferno sono lastricate da buone intenzioni, specialmente in Italia.