Il Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, ha detto di accogliere con “umiltà” il voto dello scorso 4 dicembre. Una espressione che denota realismo ed autocritica da parte di chi aveva puntato su una sorta di “do ut des” per indurre gli amministratori della provincia di Salerno a schierarsi ed a conquistare consensi per “Si”.
I risultati usciti dalle urne ne hanno ridimensionato la forza di persuasione soprattutto nella città capoluogo dove per circa un ventennio il suo nome è stato assimilato ad una “marca” ed ad una “garanzia” di buon amministratore. Lo testimoniano le percentuali di voti conseguiti da lui in prima persona o dai suoi facenti funzione. La consistenza delle forze disponibili o manovrabili discesa dal 70% alle amministrative al 30% sul referendum è la chiave di lettura della scelta del linguaggio della consapevolezza che qualcosa non ha funzionato nel controllo o orientamento del consenso su una materia che non riguarda persone o cose.
Nonostante la diversità della tipologia di consultazione per esiti e conseguenze, il confronto referendario, a livello locale, è stato impostato e percepito sulla capacità di mobilitazione di forze da parte di De Luca in favore del progetto Renzi, al di là del contenuti della riforma costituzionale, la cui sorte non sarebbe stata una priorità. Infatti, nelle cronache rese dai media c’è stata più attenzione per le fritture di alici o per la correttezza o meno delle iniziative della Commissione antimafia.
Per assecondare o meno il progetto e per compiacere il suo promotore, alcune delle testate locali più diffuse hanno dato maggiore peso al senso semantico di parole in uso nella tradizionale locale fatte circolare in campagna elettorale. Così nel passaggio dal folklore alla politica, ora spuntano le interpretazioni della “post verità”, cui si ricorre per spiegare risultati imprevisti. Perciò, si capisce il linguaggio del dopo elezioni, prudenziale o preoccupato, per verificare la tenuta della “ditta”, come direbbe Bersani, allargata nel nostro caso alla famiglia, nei cui confronti al momento non ci sono alternative legittimabili in termini elettorali.
Come dire che il deluchismo esce dal voto referendario ferito ma non domato.