Il terrorismo islamico o no è un modo di affermare o di rivendicare qualcosa. Sconvolge le abitudini e le consuetudini del vivere quotidiano e mette alla prova del tempo i valori dei poteri costituiti.
Ovunque si manifesta con messaggi di morte nelle diverse forme tragiche di distruzione della vita altrui e propria: omicidi e/o suicidi per una causa o uno scopo.
Chi partiva per le crociate aspirava al martirio: era il voto formulato nella partita a scacchi con la morte da Antonius Block, il cavaliere protagonista del film “Il settimo sigillo” di Ingmar Bergman.
La sfidava anche Brancaleone da Norcia con una delle sue battute in uno dei film a lui dedicati: “Vieni, Morte, tu non mi spauri”.
Con queste citazioni non si vogliono rintracciare precedenti storici per nobilitare o irridere agli atti del neofondamentalismo islamico, in specie nei misfatti di Parigi nei quali si intrecciano patologie sociali e culturali proprie della Francia o della pretesa di globalizzare il mondo su un modello unico occidentale. Certamente c’è del fanatismo alla base del reclutamento di giovani nati e cresciuti nelle periferie parigine o londinesi, ma c’è anche qualcosa che va al di là della professione religiosa e mette in discussione le politiche di integrazione laddove “liberté, égalité, fratenité” non sono valori praticabili da tutti nella medesima misura.
Sul punto si innestano motivi di riflessione sulle capacità di penetrazione della propaganda jihadista negli strati del disagio che produce devianza sociale e surrogati di spiritualità senza etica né rispetto per la vita umana. Si capirebbe meglio la strategia del califfato dell’IS che addestra alla guerra santa in nome di Allah e la esporta nelle città dei paesi che gli forniscono armi e se ne contendono la fornitura in nero del petrolio. Fra questi ci sono influenti lobbies occidentali, alcune delle quali anche con cittadinanza francese.
Ma la Francia ma non può essere lasciata sola ora che invoca la solidarietà ai partners dell’Unione Europea. C’è di mezzo la credibilità di un modello di convivenza non contrabbandabile in termini economicistici, né negoziabile nella coscienza civile e culturale del mondo laico e cristiano.
Su questa direttrice, non politicamente corretta, hanno senso le parole di Hollande quando parla di guerra e di riforma della Costituzione della République della sua Nazione, a differenza delle ambigue distinzioni manifestate da altre cancellerie, compresa quella italiana.