Se domani non torno distruggi tutto
Giulia Cecchettin è la 105esima vittima di femminicidio in Italia dall’inizio del 2023. La 22enne di Vigonovo, Venezia, è stata uccisa dal suo ex fidanzato Filippo Turetta
“Se domani sono io, mamma, se non torno domani, distruggi tutto. / Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima” sono gli ultimi due versi della poesia di Cristina Torre Cáceres, artista e attivista peruviana.
Giulia Cecchettin è la 105esima vittima di femminicidio in Italia dall’inizio del 2023. La 22enne di Vigonovo, Venezia, è stata uccisa dal suo ex fidanzato Filippo Turetta. È stata Elena Cecchettin, la sorella di Giulia, a sorprendere tutti. Al termine di una fiaccolata, la ragazza di 24 anni, studente universitaria, ha preso la parola e ha fatto una cosa molto complicata: ha trasformato un dolore privato in una questione politica. Si è smarcata dal ruolo della vittima e ha assunto su di sé la responsabilità di un futuro cambiamento.
“Filippo non è un mostro, un mostro è un’eccezione, una persona esterna alla società, una persona della quale la società non deve prendersi la responsabilità. E invece qui la responsabilità c’è”, ha detto con consapevolezza, lasciando tutti senza fiato.
Il femminicidio è e deve essere una responsabilità nazionale, è un problema che fonda le sue radici in quella cultura patriarcale che per troppo tempo ha dominato e continua a farlo, la nostra cultura. Uccidere per possessione, per gelosia, per invidia, uccisioni che per molto tempo sono state tutelate da una retorica agghiacciante mascherate dietro alla frase “delitti di onore”. Politici, giornalisti e altri che di fronte a situazioni di una gravità enorme incolpano le vittime, Non è il lupo il problema, non è il mostro, non è il singolo, il problema è la società tutta e il fatto che donne ed uomini non vengono istruiti con un’educazione sessuale e sentimentale che, in altri paesi come ad esempio Danimarca o Germania, viene fatta nelle scuole da anni. La responsabilità non può essere data nelle mani delle donne, la responsabilità è dello Stato che deve tutelarle, educando i propri cittadini ed istituendo leggi più forti contro i femminicidi.
Per Giulia, si spera l’ultima.