“Finalmente la possibilità di scegliere i propri rappresentanti, l’Italia adesso ha una #LeggeElettorale. Era ora”.
E’ questo il tweet del Pd all’indomani dell’approvazione in via definitiva della nuova legge elettorale, il cosiddetto Rosatellum, da parte dell’aula del Senato. E’ evidente che quella democrat è un’affermazione poco fondata e rispondente alla realtà, quindi, buona solo per la campagna elettorale.
La nuova legge elettorale, se va bene, dà solo una parvenza di scelta dei propri rappresentanti in parlamento. Il motivo è pacifico: a differenza del Mattarellum, in cui c’erano due schede, ora la scheda sarà unica e dove il nome del candidato nel collegio è affiancato dai simboli dei partiti che lo sostengono. Non è consentito il voto disgiunto. Questo vuol dire che voti uno e te ne becchi almeno altri tre candidati, che la cosa piaccia o meno. Se questa è una scelta, allora bisognerà farsi di nuovo battezzare.
Ad ogni modo, l’accusa di Fascistellum rivolta a questa legge, considerandola un grave vulnus per la nostra democrazia, ci sembra non meno eccessiva e fuori luogo, ma anche ciò rientra nella propaganda elettorale sebbene di segno opposto.
Una cosa appare evidente: il Rosatellum è frutto di un accordo al ribasso fra le forze politiche, nel senso che è stato scritto guardando innanzi tutto gli interessi dei partiti che l’hanno votato e non a quello del Paese, che dalla legge elettorale in primo luogo vorrebbe avere stabilità.
E’, infatti, questo quello che emerge da un’indagine diffusa ieri da SWG: il 76 per cento degli italiani vuole stabilità, non vuole saperne di crisi di governo, governi tecnici o passeggeri. E ciò vale per tutti gli elettori dei vari partiti: 88% per quelli del PD, di Forza Italia 83%, 82% dei Cinquestelle, 79% della Lega Nord e 77% di MDP.
E proprio questo sembra essere uno dei punti più deboli del Rosatellum, in pratica, di non essere in grado di garantire una maggioranza.
Sia chiaro, non esiste un sistema elettorale tale da assicurare con certezza matematica, in un regime parlamentare come il nostro, che dalle urne esca una maggioranza. Tuttavia, quando, come nel caso italiano, il panorama politico è diventato sostanzialmente tripolare, ovvero con tre partiti o raggruppamenti politici più o meno equivalenti ed intorno al 30 per cento dei consensi, utilizzare una legge elettorale sostanzialmente o largamente proporzionale come il Rosatellum, significa di sicuro, o quasi, non avere una maggioranza dalle urne.
Questo vorrà dire più di una cosa.
La prima, è che per formare un governo, si dovranno necessariamente mettere insieme forze politiche per nulla o poco omogenee.
La seconda, è che quasi di sicuro sarà indispensabile spacchettare gli schieramenti così come si sono presentati al voto per arrivare poi a costituire una maggioranza governativa.
La terza, è che il giorno dopo le elezioni si comincerà a riparlare di una nuova legge elettorale dopo che dal 1993 in poi, insomma nella cosiddetta seconda repubblica, ne sono state emanate quattro (Mattarellum, Porcellum, Italicum e ora Rosatellum). In breve, una sorta di affannosa ricerca del vello d’oro.
La quarta, il pericolo di iniziare una nuova stagione politica d’instabilità, che è poi una delle reali e più forti preoccupazioni degli italiani.
In conclusione, dalla politica ancora una volta sembrano venir fuori soluzioni poco adeguate, funzionali e lungimiranti.
L’auspicio è che siano poi gli elettori a fare quel lavoro di semplificazione, di buon senso e di aggiustamento, scegliendo il voto utile, cioè di votare, magari anche turandosi il naso, chi più di altri ha la possibilità di assicurare un governo stabile e si spera anche duraturo e soprattutto capace.
Non è che la cosa sia proprio facile, ma almeno noi elettori dobbiamo provarci, superando la tentazione di disertare le urne.